da "AURORA" n° 1 (Dicembre 1992)

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Il Trattato che pretende di creare una comunità politica europea è pieno di incoerenze

Tutti i motivi per dire «NO» a Maastricht

Marco Battarra

Sono contro Maastricht perché non trovo né nel testo di questo Trattato, né nel suo contesto storico e attuale, né fra i suoi sostenitori e i suoi beneficiari di domani, nessuno spunto per approvarlo.
Sono contro Maastricht a causa del suo stesso scopo, che pretende di creare una comunità politica europea quando, come nella migliore tradizione della Santa Alleanza, sono i Principi a decidere, o meglio i loro valletti, e non i popoli.
Questa è una bella incongruenza e un offesa al più elementare realismo, poiché una comunità non si decreta con un editto, partendo da un piano razionale e formale, ma dipende nella sua stessa essenza, da relazioni quotidiane ed oscure, intime e lente, non governabili dalla ragione, tanto meno dalla ragione tecnocratica. 
Una comunità non si edifica agganciando una bandiera ad un filo per poi arrivare, poco a poco, al camino, al tetto, ai muri ed infine alle fondamenta. 
Una comunità è una faccenda umana e politica, per il fatto che nasce tra uomini o popoli che, riconosciutisi nelle similitudini e nelle differenze, arrivano a vivere insieme, ad assicurare insieme la propria difesa, a prendere insieme le sole decisioni che li concernono.
Sono contro Maastricht così come trovavo riprovevole la mostruosità della costruzione jugoslava, di quella cecoslovacca, di quella sovietica, partorite, tra le due guerre, da diplomatici irresponsabili e da furbi dittatori. 
Sono contro Maastricht perché, nato dalla stessa logica assurda, non può che alimentare l'odio, quando esiste, e crearlo, quando non esiste, tra i popoli caduti nella sua trappola e gli esclusi che ben presto lo detesteranno. 
Sono contro Maastricht perché, ancora una volta, oppone l'Oriente al fronte unito di un Europa occidentale aggrappata alla sua incerta opulenza.
Sono contro Maastricht perché basta un paragone sommario e l'esame della lista d'attesa per vedere che l'Europa di Maastricht è innanzi tutto l'Occidente della NATO, e che a Maastricht l'America è di casa, in questa colonia che affama o blandisce, secondo i propri interessi, giocando col corso del dollaro.
Sono contro Maastricht perché oltre ad essere ben più che la perdita della nostra sovranità, di cui molti parlano senza sapere cosa dicono, è il marchio della nostra schiavitù.
Sono contro Maastricht perché al di là delle frasi del Trattato bisogna considerare chi le tiene a battesimo. Sono dunque contro Maastricht perché sia che sbaglino, e ciò succede ogni volta, o che mentano, questa è la nota di fondo della loro politica, si ha sempre ragione a non fidarsi dei nostri governanti.
Sono contro Maastricht perché con il martirio di Sarajevo, sacrificata sull'altare delle compiacenze atlantiste degli eurocrati, ha provato l'inesistenza politica dell'Europa.
Sono contro Maastricht perché la politica è realtà prima che simbolo. 
Sono contro Maastricht perché, obbediente alle raccomandazioni di George Bush, la NATO, composta dalle grandi potenze nucleari attuali -dobbiamo ridere o piangere?- ha designato, poiché ne occorre uno, l'Islam quale "Nemico", cosa che indubbiamente giustifica il massacro dei bosniaci.
Sono contro Maastricht perché non sono filoamericano.
Sono contro Maastricht per saggezza, per intimità con la storia, per etica, per scaltrezza, per fierezza, per disgusto, perché non si frequentano certe persone, per convinzione e per decenza. 
Sono contro il "Si" malsano della paura, dei Mac Donalds e di Eurodisneyland. 
Sono contro il "Si" tremante dei lavoratori che credono di difendere il proprio impiego e i propri risparmi e abbandonano così, creduli discepoli di guide economiche che sempre hanno sbagliato, la nostra agricoltura, cioè la nostra autosufficienza alimentare, e abbandonano a sé stessi gli Europei dell'Est, che domani saranno centinaia di milioni a chiederne conto, in favore dell'ombrello americano che non si aprirà mai.
Sono contro Maastricht per la mia regione, la Lombardia, venduta all'asta e consegnata alla mafia del Sud e agli affaristi del Nord; per l'Italia disonorata per non aver saputo svolgere un ruolo guida nel Mediterraneo; per l'Europa, infine, che da Lisbona a Vladivostock aspetta da due secoli che una generazione si levi a costruirla partendo dalle sue realtà e non da furori maniacali o da asettici programmi di compilatori di ricette che partoriscono massacri o da accordi economici che sfociano in un nulla. 

Marco Battarra

 

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