da "AURORA" n° 2 (Gennaio 1993)

EDITORIALE

Il valzer dei miserabili

Luigi Costa

Sarà il vissuto che ci condiziona.
Saranno i tanti teoremi che, posti in essere da solerti ed onesti magistrati, si rivelarono servigi gentilmente resi al potere politico. 
Sarà la diffidenza accumulata in anni di opposizione verso tutti i poteri su cui il sistema si regge e dei quali conosciamo molto bene gli spregiudicati modus operandi che con la giustizia hanno poco a che spartire, ma non ce la sentiamo di unire la nostra voce ai cori di osanna che accompagnano gli avvisi di garanzia ed i mandati di cattura che la Magistratura spicca, ormai a getto continuo, nei confronti di politici e portaborse, costruttori e faccendieri, industriali e gran commis di Stato. 
Questo non perché riteniamo gli inquisiti innocenti (siamo anzi convinti che le violazioni al codice penale di Lor Signori siano ben più numerose e gravi di quanto l’azione dei magistrati lasci intendere) ma, ammaestrati dalle esperienze del recente passato, non riteniamo che l’azione della Magistratura sia libera da condizionamenti e complicità con settori -quelli che veramente contano- del potere economico-politico.
Nell’Italia dei misteri, dei segreti di Stato, dei Servizi deviati, degli omicidi eccellenti e delle stragi impunite, la collusione criminale di tutti i poteri, nessuno escluso, è ampiamente dimostrata. 
Solo tenendo conto di questa sacrosanta verità, si può capire, o almeno tentare di farlo, l’operato della Magistratura milanese, considerando che Tangentopoli rappresenta solo l’ultima e non certo la più grave, espressione della degenerazione di questo paese.
Non possiamo, per motivi di spazio, inoltrarci in una pur minima ricostruzione storica, anche se ciò sarebbe necessario per visualizzare gli scenari e rendere evidente a chi, di memoria corta, si scandalizza (o finge di farlo) dimenticando che la partitocrazia, sin dalla nascita, si è retta su meccanismi in cui l’omicidio politico, la tangente, la grassazione e la strage di sudditi erano (e lo sono tuttora) ampiamente previsti e applicati (come definire le decine di stragi; da Portella delle Ginestre alla stazione di Bologna, l’assassinio di decine di sindacalisti siciliani e l’omicidio Ligato, le migliaia di miliardi rapinati dai boss politici dallo scandalo delle banane sino all’Irpinia gate).
Questa consapevolezza ci permette di guardare a tangentopoli con l’occhio non velato dalla soddisfazione di vedere tanti ladroni socialisti perdere la boria e la protervia che da sempre contraddistinguono quell’associazione a delinquere che è il partito di Craxi -ma anche quello di Amato e di Martelli- e ci costringe ad alcune riflessioni rese ancor più legittime dagli ultimi sviluppi dell’inchiesta.
Se è vero -cosa della quale non dubitiamo minimamente- che nella melma della corruzione, milanese e non, erano (e lo sono tuttora) invischiati tutti i partiti di governo e di opposizione, non comprendiamo perché al solo capobanda socialista sia stato notificato l’avviso di garanzia, in quanto, a detta dei giudici, non poteva ignorare, almeno per quanto riguarda le grosse cifre, l’operato dei suoi proconsoli meneghini.
Come mai, simili avvisi di garanzia non sono stati emessi per Occhetto, La Malfa, Vizzini e, soprattutto per l’ex-segretario DC, Forlani e per tutti i caporioni democristiani che in quella carica l’hanno preceduto?
Demagogia la nostra? 
Non ci pare visto che l’on. Balzamo (amministratore nazionale del malloppo socialista) non è stato il solo ad essere raggiunto da comunicazioni giudiziarie e che, ad esempio, il sen. Citaristi (amministratore del bottino democristiano) ne ha ricevute ben cinque. Se è vero che si vuole applicare il principio della responsabilità oggettiva, questo modo di agire degli efficienti e disinteressati magistrati del pool antitangenti è per lo meno strano. 
Ancora: se questa responsabilità oggettiva è desumibile dal comportamento di associati ad alto livello ad un partito politico, non è abbastanza comprovata la complicità, ad esempio, della DC con la mafia siciliana tramite Ciancimino ed amici elencando? 
O la vicenda di Reggio Calabria che vede imputati almeno quattro grossi nomi DC per l’omicidio dell’amico di cosca e partito Ludovico Ligato, non dovrebbe, come logica conseguenza, comportare l’avviso di garanzia verso i boss nazionali di quel partito?
Rimanendo sempre in tema di responsabilità oggettiva: la condanna di ufficiali dei carabinieri per la strage di Peteano e quella di agenti dei Servizi per il depistaggio nell’inchiesta per la strage alla stazione di Bologna non dovrebbe avere come conseguenza l’incriminazione dei responsabili nazionali -politici e militari- delle organizzazioni di cui questi signori facevano parte? 
O la loro azione rispondeva ad un tornaconto personale, non essendo inserita in quella serie tremenda di delitti denominata "strategia della tensione", tanto congeniale al mantenimento di un quadro politico di cui la Democrazia Cristiana era l’asse centrale? 
Allora è corretto e legittimo domandarsi se l’azione della Magistratura nei confronti dei socialisti sia conforme ad esigenze che con la sete e l’ansia di giustizia hanno poco a che spartire!
Bettino Craxi non è solo il segretario di un partito di mariuoli. 
È anche l’uomo politico, unico caso nel dopoguerra che, oltre ad aver proposto con forza un progetto di riforme istituzionali non collimante con quello agognato da ben note lobbies economiche e dai loro leccapiedi politici, abbia dato diverse prove di indipendenza dai poteri forti che condizionano a livello planetario la politica dei singoli Stati.
Non solo bisogna tener presente quanto accaduto a Sigonella (con marines americani e carabinieri italiani che rischiano lo scontro a fuoco), ma quanto fatto e scritto da Craxi nel ruolo di incaricato ONU per le politiche del Terzo Mondo (circostanza stranamente dimenticata dagli informatissimi mass media) e, soprattutto, il rapporto conclusivo (redatto da Craxi per il segretario ONU) che è un vero e proprio atto di accusa contro il Fondo Monetario Internazionale e il Nuovo Ordine Mondiale.
Quello che al segretario socialista non è stato perdonato non sono i furti dei suoi sodali (in Italia la tangente e il favore sono prassi consueta e tollerata), ma la testardaggine nel perseguire obiettivi non inquadrabili nei futuri assetti istituzionali, affrontando a viso aperto -gli va riconosciuto- le forze che perseguono il disegno maggioritario-uninominale incarnato da Mariotto Segni e sostenuto dalle lobbies editoriali-affaristiche tipo Scalfari-De Benedetti. 
Questo può essere anche la spiegazione per comprendere, dopo l’iniziale dissenso, la larga convergenza che il sistema all’inglese riscuote in questo momento. 
Ormai tutti i partiti, compreso quello dell’ex-duro Umbertino Bossi (nonostante la virulenza degli slogans), si sono adeguati alla bisogna, paghi di essersi ritagliati quel posticino al sole (romano) che era l’unico ideale che ispirava la loro azione politica.
Fantapolitica? 
Può essere.
Gli sviluppi dell’inchiesta ci diranno se la nostra ipotesi nasce dalla diffidenza verso il sistema e dalla nostra insana sfiducia verso la giustizia democratica oppure se ha qualche fondamento reale. 
Gli stessi giudici del pool antitangenti -dopo aver dato al popolo italiano l’illusione di poter cacciare a colpi di mandati di cattura una classe politica incapace e corrotta-, per bocca del sostituto Colombo, già parlano di necessario condono.
Ciò a riprova che è assolutamente vero che la giustizia è uguale per tutti (come recita la nota formula), ma che non tutti sono uguali per la giustizia, almeno in Italia.
D’altronde le patrie galere hanno irrisolti problemi di sovraffollamento e non è certo il caso che ad aggravarli siano i responsabili di questa ennesima deficienza. 
Ma ciò è bene anche per un motivo ben più importante; con le loro quarantennali abitudini, lor signori sarebbero capaci di tutto. Anche di dare vita, all’interno dei penitenziari, ad un sistema simile a quello costruito fuori.
Rovinando uno dei pochi ambienti in larga parte sano: quello dei carcerati, dei quali tutto si può dire, ma che almeno sono propensi a pagare un qualche prezzo per i loro illegittimi comportamenti.

Luigi Costa

 

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