da "AURORA" n° 3 (Febbraio 1993)

EDITORIALE

Ma il sistema non cambia

Luigi Costa

La sensazione della fine del sistema politico è largamente diffusa tra gli Italiani. 
I grandi ed i piccoli beneficiari della partitocrazia si posizionano ad una adeguata distanza. 
L’antico vizio italico di correre in soccorso dei vincitori si manifesta con rivoltante puntualità. 
Migliaia di craxiani veraci corrono nelle braccia dell’ex-delfino Martelli, per poi abbandonarlo con fulminea rapidità allorché questi viene pesantemente chiamato in causa dall’ennesimo pentito. 
Tutto, all’apparenza, crolla, cedendo sotto il peso di cinquant’anni di malefatte.
Si volatilizza il Partito degli Onesti (?) e il suo cantore, Giorgio La Malfa, con lo stile tipico dello sciacallo politico, scarica sul rubicondo Spadolini le colpe che, anche per ragioni familiari, sono sue. 
Tutti si proclamano innocenti finché, inesorabilmente, non sopraggiunge la puntuale smentita.
Gli scheletri di mezzo secolo attendono di emergere dagli angoli bui ove il Sistema li ha democraticamente riposti; sono gli scheletri delle stragi, degli omicidi e dei tanti suicidi eccellenti, a fronte dei quali Tangentopoli è solo uno scherzetto.
"Dovete fermarmi" ha urlato Di Pietro, presumibilmente arrivato alla conclusione che un conto è emettere Avvisi di Garanzia per le estorsioni dei politici nei confronti di Roberto Calvi e ben altra cosa è recapitare quelli relativi al suo omicidio.
La sensazione che se si scoperchia il pentolone relativo al Banco Ambrosiano, nulla possa più fermare un chiarimento drammatico e definitivo sui Segreti di Stato, è avvertita dai politici. 
Per questo tentano di impedirlo. 
Non ha altra spiegazione la Commissione Parlamentare di Indagine proposta dal senatore Cossiga che vuole dare al Grande Chierico la possibilità di apporre, a sua discrezione, il segreto sui risultati, invocando la posizione super partes del Presidente Scalfaro, come se costui non sia, fin dal 1946, esponente di primo piano di quel partito, la Democrazia Cristiana, che, più di ogni altro, ha l’esigenza di tenere nascosta la verità sulle scottanti vicende degli ultimi cinquanta anni. 
Un quadro terribile quello che si va delineando; tanto terribile che i toni degli innovatori alla Segni e alla Pannella divengono bisbigli; la paura attanaglia tutti e rafforza le omertà e le complicità. 
Certo, i partiti, così come sono, vanno superati, la riforma elettorale sa da fare, ma ... niente! 
La democrazia non può essere delegittimata. 
Quindi il governo Amato tiene. 
Persino il pennuto Achille, impegnato da oltre un lustro a dare continue prove di confusione mentale e di inconsistenza politica, non spinge a fondo; sa benissimo che il suo partito, o meglio, gli uomini del suo partito ci sono dentro fino al collo. 
Non sono solo le donazioni in Rubli sovietici, le Stragi della radiosa primavera del ’45, ma tutto l’apparato economico e finanziario, faticosamente costruito dall’ex-PCI che deve essere salvaguardato.
Quindi dopo aver politicamente fucilato Bettino Craxi e punito qualche corrotto marginale, il Sistema tende a ricompattare le proprie fila, attuando una riforma istituzionale ed elettorale, gabellata come la panacea di tutti i mali. 
In realtà, lo sbocco che si vuole dare alla crisi è quello di una dittatura democratica che, scaricando su pochi delinquenti le responsabilità, salvi l’essenza (peraltro mai messa in discussione) del Sistema, perpetuandone, così, le vecchie logiche e persino i vecchi attori.
Da qui il coro di consensi al giudice Di Pietro che invoca una soluzione politica della vicenda "Mani Pulite". 
L’appello del giudice non ci sorprende più di tanto; in esso si legge chiara l’ipocrisia e la malafede che impregna, da sempre, tutte le sfaccettature di questo marcio Sistema. 
Persino Toto Riina e Raffaele Cutolo, a questo punto, hanno il diritto di sentirsi perseguitati. 
Il Codice Penale non può avere due, tre, dieci o cento interpretazioni, se non si vuole moralmente autorizzare la legge della jungla.
Noi antagonisti, in questo momento, abbiamo un compito ben preciso: denunciare con tutti i mezzi possibili questo tentativo di autoassoluzione, perché in esso e nella logica perversa che lo sostiene, vi è il compendio di tutto quello che consideriamo il Male
Il Male Assoluto rappresentato non solo dalla pretesa impunità per ladri e assassini che per un cinquantennio han dominato, ma dalla perdita di dignità di tutto un Popolo complice e servo di questi delinquenti.

Luigi Costa

 

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