da "AURORA" n° 3 (Febbraio 1993)

*   *   *

La vescica da bucare

Vito Errico

Periodicamente torna alla ribalta delle cronache la «vescica che bisogna, ad un certo momento, bucare». La si è sempre creduta una montagna; tale sembra se vista da lontano. Ed è difficile intravederne la fine, visto che ha veicolato gli ultimi due secoli di storia. 
Ma la fine della Massoneria verrà, come viene quella di tutte le cose di questo mondo limitato. È una certezza che non ammette dubbi. Non può ammetterne.
In questi giorni torna a calcare le scene. Per l’intermezzo d’un alto funzionario di polizia, inquisito per delitto di mafia. La vicenda del dottor Contrada, pezzo grosso del SISDE, Cavaliere dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, non ci meraviglia più di tanto. 
È risaputo che gli antichi Ordini Cavallereschi, cessata la loro epopea, confluirono nel magma maleodorante della massoneria. L’incidente a questo Funzionario di Stato contribuisce soltanto ad arrovellare ancor di più le nostre povere meningi che, nel cercare di comprendere, faticano sempre più a districarsi nell’aggrovigliata matassa di questo regime di malfattori.
Quello che invece si comprende -in maniera chiara- è l’interconnessione tra l’onorata società e la massoneria. Nino Calderone, mafioso pentito, (nel libro di P. Arlacchi, " Gli uomini del disonore", Mondadori, pag. 206-207) dirà: «Ho conosciuto pure il capo della massoneria di Catania, un maggiore del Genio in pensione che ha lavorato come ingegnere nell’impresa di mio fratello Pippo. (...) Mafia e massoneria sono due cose che vanno d’accordo». È la conferma di quanto abbiamo sempre saputo. 
Mafia e massoneria sono i genitori della Repubblica nata dalla Resistenza. La storia, ormai, ha fugato ogni dubbio in materia.

Scrivere delle confraternite framassoniche non è impresa facile data la loro veste occulta, soprattutto perché dietro la loro facciata pulita si nasconde ben altro. 
Il primo ministro inglese, Benjamin Disraeli, affermava: «Il mondo è governato da tutt’altre persone che non immaginino coloro il cui sguardo non si porta dietro le quinte». 
In effetti i massoni costituiscono società segrete che non hanno, in apparenza, caratteristiche tipiche delle associazioni occulte. Di esse si conoscono sedi e dirigenti; gli scopi associativi, a sentir loro, non nascondono arcani; si prefiggono «l’affrancamento dell’uomo dalle catene della schiavitù».
Hanno un concetto di Dio tutto personale. In nome del deismo manifestano la credenza in un dio causa del mondo, ma negano la sua rivelazione e non riconoscono alcuna autorità religiosa. Il Grande Architetto dell’Universo, secondo loro, ha creato il mondo lasciando l’uomo artefice del proprio destino. Un dio disinteressato che non influisce minimamente sulla vita e le aspirazioni degli esseri umani. 
È per questo che l’uomo massonico non può avere vincoli religiosi, politici, filosofici e sociali, anche se all’interno delle proprie organizzazioni, la gerarchia esiste ed è rispettata. 
Uno dei tanti aspetti contraddittori di questo «cancro del mondo».
La massoneria trovò nel razionalismo l’altro fattore che faceva il paio col deismo nel teorizzare una visione del mondo blasfema. 
È infatti il razionalismo ad affermare che la verità religiosa è accoglibile, non in quanto rivelata, bensì giustificata dalla ragione. Solo la ragione può stabilire quel che è male e quel che è bene e ciò che è vero lo è in quanto razionalmente tale. 
Sui limiti del razionalismo non si vuole insistere: è lapalissiano che la ragione umana, in quanto finita, non può spiegare compiutamente il senso delle cose. Arriva a un certo punto e non può più proseguire nell’analisi proprio per le sue caratteristiche di finitezza.

Ma al di là di siffatte caratteristiche di pensiero, intendiamo soffermarci sull’influsso che le società segrete hanno avuto nel definire gli assetti politici del mondo. 
Per esigenze di spazio, faremo una carrellata velocissima esclusivamente sull’era moderna e su quella contemporanea, perché tutto ciò che è avvenuto in questi due secoli è legato da un unico filo conduttore.
La nascita della massoneria moderna data il 24 giugno 1717, giorno di San Giovanni Battista. Le quattro logge operanti a Londra (chiamate l’Oca, il Melo, la Corona e il Romano come le bettole in cui solevano riunirsi) si fondono e danno vita alla "Company of mason’s of the City". 
La prima manifestazione in cui la massoneria tenta la realizzazione delle proprie teorie è la rivoluzione americana del 1776. Beniamino Franklin, inventore del parafulmine, non a caso sarà uno dei collaboratori alla stesura della famosa "Dichiarazione d’Indipendenza" americana. 
Indipendenza vista come affrancamento dalle catene inglesi. Pierre Gaxotte ("La Rivoluzione francese", Rizzoli) scriverà: «Gli Stati Uniti avevano dato alla dottrina rivoluzionaria ciò che ancora le mancava: l’esempio». 
Con la rivoluzione americana si è avuta la dimostrazione più importante del dominio massonico. Sono suoi princìpi quelli inclusi nella Costituzione americana: uguaglianza di tutti gli uomini fra loro, libertà senza limiti e diritto di ogni uomo alla felicità. 
È scritto così. E se non la si raggiunge questa felicità? 
Colpa dell’uomo che non ha saputo ottenerla.
In America l’appartenenza alla massoneria non viene nascosta e l’essere massone è motivo di vanto. 
Gli stessi Presidenti della Repubblica stelle e strisce dichiarano di appartenere alle logge massoniche per dare prova di spiritualità, cristallina onestà e accortezza politica. 
Clark Hoover, eletto alla Casa Bianca nel ’29, è rimasto famoso per aver rivolto al Governo fascista italiano un richiamo ufficiale a favore della massoneria. 
E massoni sono stati: George Washington (primo presidente), Teodoro Roosevelt, Franklin D. Roosevelt (il presidente del New Deal), Harry Truman (l’assassino di Hiroshima e Nagasakj) e Lindon B. Johnson (successore di J. F. Kennedy). 
Questo lapidario elenco per citare solo i più famosi. Attualmente negli USA, 49 grandi logge raccolgono tre milioni di adepti.
Una volta affermatisi in America, la massoneria tenterà di conquistare l’Europa. 
E ci riuscirà con la Rivoluzione francese. «Libertè, Fraternitè, Egalitè» sarà il motto che guiderà l’affermazione degli ideali massonici nel Vecchio Continente. 
Non è neppure un caso che la Rivoluzione francese abbia partorito un Napoleone Bonaparte, perché il "Corso" fu un fratello che non si comportò in maniera schizofrenica. 
L’abbattimento dell’Ancien Regime e la creazione dell’Impero non modificano l’aspetto della politica da due passi avanti e uno indietro, tipico di ogni operazione massonica, perché essa procede sempre per sconvolgimenti e restaurazioni che impiantano un ordine somigliante a quello precedente, ma solo nelle forme. La sostanza diventa un’altra. Per la Francia rivoluzionaria, ad un re successe un imperatore.
Per quanto ci riguarda come italiani, il risorgimento ottocentesco fu figlio della Rivoluzione francese. A capo del sommovimento, una pletora di massoni fra i quali, massimo rappresentante, spicca Giuseppe Garibaldi, Gran Maestro dell’Oriente italiano, al quale sono stati giustamente innalzati monumenti ovunque. 
Non è segreto per nessuno che le stellette, imposte nel 1871 sui baveri delle divise dei corpi armati dello Stato, furono volute da Cesare Ricotti Magnani, massone, Ministro della Guerra. 
Nella simbologia massonica, la stella a cinque punte significa euritmia. Rappresenta la bellezza del corpo, della salute e dell’amore. Nulla di più calzante per il soldato che deve riassumere in sé queste qualità.
Anche la prima guerra mondiale, a prescindere dalle manifestazioni in buona fede delle minoranze attive, fu una tappa importante del cammino massonico. 
Con essa si volle colpire ed abbattere l’ultimo vestigio del Sacro Romano Impero. Sarà un caso ma Cesare Battisti e Nazario Sauro erano massoni, così come il primo ministro Vittorio Emanuele Orlando. 
Sulla questione di Caporetto ci sono non poche ombre, e anche se è un periodo poco studiato, da qualche parte si comincia a sostenere che la débacle dell’esercito italiano fu voluta dalla massoneria per tentare un colpo di stato che avrebbe spazzato via i Savoia.
È, invece, storicamente accertata la costituzione di un Comitato di Azione Nazionale, ispirato dalla massoneria di Palazzo Giustiniani, al quale aderirono Ettore Ciccotti in veste di presidente, i ministri Bissolati e Comandini e personalità laiche come Eugenio Chiesa, Alceste De Ambris, il generale Fortunato Marazzi. Il complotto prevedeva l’eliminazione fisica di Vittorio Savoia durante una delle ispezioni al fronte e l’instaurazione della repubblica. 
Ciò si ammanta di verità se si pensa alla tendenza repubblicana della massoneria di Palazzo Giustiniani, contrapposta alla lealtà monarchica del Grande Oriente d’Italia. Se ci si sofferma poi sul dato che volle massimo responsabile del crollo di Caporetto quel maledetto di Pietro Badoglio, i conti tornano.
Il fascismo stesso fu tutto permeato di massoni. Da Italo Balbo a Costanzo Ciano, da Dino Grandi ad Aldo Finzi, fu tutto un pullulare di grembiuli, squadre e compassi. 
E il cadavere di Matteotti, gettato fra le gambe di Mussolini, è il capolavoro della massoneria per far inciampare un Uomo che ad essa aveva dichiarato guerra da sempre, fino a ritenerla: «non una montagna, ma piuttosto una vescica che bisogna ad un certo momento bucare». 
Amerigo Dumini era maestro della loggia romana di Piazza del Gesù, iscritto fin dal 7 dicembre ’22. 
L’Uomo di Predappio non si farà cogliere impreparato, ma la sua fine sarà solo rinviata. 
Claudio Cicognani, incaricato negli anni quaranta di servizi speciali in seno al SIEM (Servizio Informazioni Estere Militari), afferma ("Secolo d’Italia", 17/8/90) che esiste il carteggio dell’avvocato Carlo De Cantellis, (Gran Commendatore della Federazione Massonica di Rito Scozzese Antico e Accettato), dal quale si evince l’esistenza di un piano, risalente agli inizi degli Anni Trenta, con modalità o norme da porre in atto per l’arresto di Mussolini, seguito da immediato processo e condanna a morte. 
Non c’è che dire. Se il piano ci fu davvero, esso fu attuato.
Dopo il fascismo, l’Italia assume un ruolo subalterno e deve assistere ad operazioni di basso profilo della massoneria che, però, non hanno risparmiato sangue e morte. Non si può ancora scriverne la storia perché tutto è nebuloso. 
Certo la massoneria si evolve e si adegua ai tempi, ma porta avanti, come sempre, il suo programma tradizionale. 

Vito Errico

 

articolo precedente indice n° 3 articolo successivo