da "AURORA" n° 4 (Marzo 1993)

EDITORIALE

Editoriale

Luigi Costa

La valanga di lettere e telefonate che ha sommerso la Redazione in questo inizio d’anno è significativa. Testimonia un interesse crescente per le nostre tesi politiche e culturali in ambienti diversissimi. Ambienti sino a ieri arroccati su posizioni intransigenti di destra e sinistra che consideravano anche il semplice pour parler con l’avversario politico un peccato mortale. Bontà delle accelerazioni della Storia sostiene qualcuno, merito della presa di coscienza delle frange più intelligenti e problematiche sostengono altri.
Sta di fatto che mai prima d’ora si era verificata una situazione di possibile convergenza così chiara e marcata, mai prima d’ora si era intravista la possibilità reale -quindi non dialetticamente costruita- di unire, al di là delle precedenti appartenenze ed esperienze, gli sforzi di chi con cristallina coerenza ha militato in formazioni politiche -scientemente e artatamente- contrapposte.
La lunga marcia di avvicinamento tra le cosiddette opposte fazioni può divenire fatto concreto solo se si verificano alcune condizioni essenziali. Quindi ci sembra opportuno chiarire all’Altro da noi, ma anche ad alcuni militanti del Movimento, quale sia la nostra posizione, senza infingimenti, senza furberie tattiche, ma con la più sincera e totale buona fede. Sappiamo bene, lo lasciano intravedere alcune riflessioni giunte in Redazione, che molti stentano a capire nella loro interezza le scelte radicali operate e che per due anni sono state dibattute e sviluppate su "Aurora". Non vi è nulla di strumentale in quel progetto, in quelle analisi sofferte, in quella critica alle nostre recenti e remote militanze, di cui non rinneghiamo nulla, ma delle quali dobbiamo riconoscere gli errori e le ingenuità.
Quando parliamo di essere al di là delle posizioni politiche convenzionalmente intese, non intendiamo l’andare verso sinistra o verso destra, ma semplicemente essere oltre le infrastrutture ideologiche, i vecchi strumenti, le analisi arcaiche inadatte a comprendere appieno una situazione italiana, europea e planetaria completamente differente da quelle precedenti. 
Nessun rautismo di ritorno, ma, sia chiaro, non siamo neppure tanto scemi da vedere in Rifondazione Comunista o nei moribondi elefanti dell’ex-PCI un qualcosa che possa, in futuro, tornare utile.
Sia a destra che a sinistra vi sono uomini, idee e valori che sentiamo nostri e che meritano di essere rielaborati e riproposti, ma che non vanno confusi con gli attuali aggregati politici che del Sistema sono sempre stati ruote di scorta. Il partito-taxi e gli ex del consociativismo comunista appartengono ad una razza che intende perpetuare gli inganni e le contrapposizioni tra quelle forze sane che sono le uniche ad avere la capacità di dare vita a sintesi politiche nuove.
La situazione politica italiana è profondamente deteriorata ed i tentativi in atto per ricompattare il sistema dei partiti avranno, a nostro avviso, un esito positivo. La riforma istituzionale con l’introduzione del metodo elettorale uninominale maggioritario passerà sicuramente. Gli italiani sono convinti che l’unica soluzione alle degenerazioni della partitocrazia sia questa riforma tesa ad impedire l’emergere di poli antagonisti in grado non solo di contestare il Sistema dal suo interno, ma di mettere in discussione gli attuali assetti mondiali proponendo un diverso modello di sviluppo per i Popoli.
Il nodo da sciogliere è quanto mai intricato ed una semplificazione della nostra proposta politica è necessaria. L’urgenza di un progetto è sentita da tutti anche se avvertiamo la pericolosità di dare vita, in questo momento in cui crollano le certezze di due secoli di Storia, ad un nuovo dogmatismo.
Alcune cose essenziali che possono unificare gli sforzi dei non allineati possiamo e dobbiamo indicarle: lotta al Mondialismo con tutto ciò che rappresenta in termini di lotta al Mercato Globale, alla cultura della coca cola, al Sionismo, a tutto quello che implica il Nuovo Ordine Mondiale in termini di asservimento dei Popoli. Occorre non solo indicare il Nemico oggettivo, rivelarne la strategia, costringerlo a giocare a carte scoperte, denunciare le ingiustizie e le vessazioni a cui sono costantemente sottoposti gli individui ed i popoli, ma è urgente e necessario dare anche soluzioni ed indicazioni per agire nel quotidiano, dando all’intervento politico una dimensione comprensibile e palpabile se si vogliono realmente aprire varchi nelle grandi masse popolari che sono essenziali oggi e lo saranno ancor di più in futuro e per avere una qualche speranza di non essere annientati. Dobbiamo intervenire sui bisogni materiali e morali, evitando posizioni castranti e infruttuose per non cadere nelle trappole disseminate, in gran quantità, dal Nemico che cerca di deviare l’azione antagonista per esaurirla in battaglie tipo "Olocausto si" o "Olocausto no". L’esempio riportato è significativo e rende bene l’idea della trappola -purtroppo non la sola- in cui tanti sono caduti.
Quando la casa editrice francese "La Vieille Taupe" diede alle stampe le opere di Paul Rassinier e, successivamente, quelle di Robert Faurisson era la sinistra che sosteneva la necessità di chiarire una pagina storica che presentava inspiegabili zone d’ombra. Si trattava di un’indagine storiografica, e non politica, tendente ad appurare i termini ed i modi del presunto Olocausto. Tutta l’intellighenzia francese (con l’ovvia esclusione di quella ebraica) riconobbe il diritto-dovere alla ricerca imparziale della verità. Fu il Sionismo che trascinò l’argomento sul piano politico sottraendolo, con l’aiuto di qualche imbecille di destra, al suo naturale ambito. Risultato: l’Olocausto è diventato un feticcio intoccabile. Un tabù verso il quale qualsiasi ragionamento e qualsiasi verità che pongano dubbi, anche parziali, è considerato criminale e, quindi, punito dalla legge. Inoltre la sacralizzazione dell’Olocausto è stata utile (e lo è ancora!) allo Stato di Israele che, agitando lo Scioà, ha largamente coperto la sua criminale politica verso il mondo arabo in generale e palestinese in particolare.
Riteniamo necessario uscire dal vicolo cieco del dibattito storiografico applicato alla politica lasciando agli storici il compito di ricercare la verità: qualunque essa sia. Queste sono condizioni essenziali affinché le istanze antagoniste di diversa provenienza si incontrino sul terreno del fare. Vi sono mille fronti per un impegno comune: dall’indipendenza nazionale (con la fuoriuscita dalla NATO), alla battaglia contro le privatizzazioni e la disoccupazione;dalla salvaguardia dello Stato sociale (con l’urgenza di mandare a casa i ladri, di destra, di centro e di sinistra) alla necessità di ricostruire una rappresentanza dei lavoratori (traditi dai sindacalisti prezzolati di tutte le latitudini). Su questo terreno, l’incontro nulla avrebbe di strumentale. Sulle istanze concrete si può misurare la capacità di andare oltre. Il resto è affidato agli uomini di buona volontà, senza il concorso dei quali anche le tesi più affascinanti sono destinate a rimanere meri ed inutili esercizi filosofici.

Luigi Costa

 

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