da "AURORA" n° 4 (Marzo 1993)

*   *   *

Il nemico di tutti gli europei

Claudio Mutti


Riportiamo, in traduzione italiana, la seconda parte di un discorso pronunciato da Claudio Mutti all’assemblea internazionale contro il Nuovo Ordine Mondiale, tenutasi a Mosca nei primi giorni del mese di marzo '93, per iniziativa del Fronte di Salvezza Nazionale.


Nel 1917 gli Stati Uniti approfittarono della guerra civile europea per inserirsi negli affari del nostro continente, per umiliare la Germania e gli altri paesi sconfitti con i trattati di pace, per creare nuove entità statali dominate dalle democrazie occidentali e per rendere così instabile e pericolosa la situazione europea, finché la successiva guerra civile del ’39-’45 fornì loro l’occasione per aggredire l’Europa, col pretesto di liberarla e per occuparne la parte occidentale.
In seguito, il pretesto dell’occupazione americana in Europa è stato di difenderci contro la minaccia sovietica.
Ebbene, adesso l’Unione Sovietica non esiste più, i regimi comunisti sono spariti, la democrazia regna a Mosca, a Praga, a Berlino, eccetera, ma la politica dell’Europa occidentale è sempre subordinata alla volontà di Washington e perfino il progetto franco-tedesco di un nucleo di esercito europeo è stato abbandonato, nel nome di una eterna fedeltà alla NATO.
Di più: l’influenza statunitense si è estesa, in larga misura, nell’ex campo socialista al punto che certi Stati del defunto Patto di Varsavia hanno chiesto di entrare a far parte della NATO.
Qual’è dunque, oggi, il nemico dell’Occidente, vale a dire degli Stati Uniti e del sistema di potere mondialista?
Si può ben dire che l’attuale nemico dell’Occidente americanocentrico è l’Islam. Non certamente, beninteso, quello (pseudo islam) alla saudita che l’Imam Khomeyni chiamava "l’Islam americano", bensì l’Islam rivoluzionario che in Iran ha abbattuto il regime dello Scià, l’Islam dell’Intifada palestinese, l’Islam che anima i movimenti popolari d’opposizione nel Nord Africa e in Turchia.
Il nuovo fronte di combattimento dell’Occidente è dunque a sud: ieri in Iraq, oggi in Somalia, presto forse in Sudan, poi in Iran.
Nell’esercito italiano, la tuta mimetica ha cambiato colore: non è più concepita per nascondersi nei boschi europei, ma per camuffarsi nella sabbia del deserto.
Però, se il conflitto degli Stati Uniti con l’Islam è aperto ed evidente e si manifesta spesso come guerra guerreggiata, gli Stati Uniti hanno anche un altro nemico, contro il quale conduco, dal 1945, una guerra non dichiarata, secondo modalità non militari.
Quest’altro nemico, questo nemico parallelo all’Islam, è l’Europa, l’Europa intera.
Prendiamo in esame, a tale proposito, l’episodio della cosiddetta "Guerra del Golfo".
Secondo uno dei massimi geopolitici del nostro tempo, il generale Heinrich Jordis Von Lohausen, la guerra contro l’Iraq è stata una guerra contro l’Europa. Consentitemi di riferire le sue parole:
«Solo coloro che osservano superficialmente gli eventi militari pensano che il vero nemico sia il nemico militarmente aggredito. In una guerra, la volontà di nuocere ha spesso come bersaglio un nemico diverso dal nemico dichiarato. Questo nemico non dichiarato non viene affatto aggredito, ma, al contrario, viene chiamato alleato».
«Ebbene -argomenta Von Lohausen- la guerra del Golfo era indispensabile, agli occhi degli americani, per rimettere gli Europei e i Giapponesi al loro posto di vassalli. Senza una base di materie prime al riparo da ogni crisi, senza un armamento corrispondente alla loro ricchezza effettiva, l’Europa e il Giappone non potranno affermarsi sulla scena internazionale. E così l’America ha dato loro un avvertimento, un segnale, occupando la regione in cui si trovano le fonti del loro benessere».
È il medesimo punto di vista espresso dal politologo Gianfranco Miglio: «Gli Stati Uniti hanno compreso che, se non volevano tramontare come l’Unione Sovietica, dovevano far fronte contro i loro avversari di domani: in particolare il Giappone e l’Europa».
Anche il geopolitico algerino Mohammed Sahnoun ha interpretato la guerra del Golfo in maniera analoga: secondo Sahnoun, la zona del Golfo Persico è cruciale e gli Stati Uniti vogliono controllarla per ostacolare il processo di unità euroasiatica inserendo un cuneo tra il Nord russo e il Sud musulmano.
Per quanto concerne in particolare gli alleati degli Stati Uniti, non è soltanto Von Lohausen a denunciare, dietro le coalizioni occidentali, la strategia antieuropea di Washington. L’editorialista Richard Cohen (dal nome ... non è l’ultimo arrivato!) ha scritto esplicitamente sul "Washington Post" del 28 novembre 1991 che la NATO non è un’alleanza basata sulla reciprocità, ma una catena per tenere assoggettata la Germania.
E questo perché, come ha detto in un intervista dello scorso anno un correligionario di Cohen, nientemeno che Henry Kissinger, il più grande pericolo che potrebbe presentarsi per l’egemonia mondiale americana e per il nuovo ordine risiede nell’eventualità di un avvicinamento russo-tedesco.
(Come il nostro amico Dughin sa bene, l’idea di un asse russo-tedesco come alleanza euroasiatica contro le potenze atlantiche ha costituito un leit motiv nel pensiero della Konservative Revolution).
Dunque, è in questa direzione che bisogna agire se si vuole che l’Europa -l’impero eurosovietico da Vladivostok a Dublino, per riproporre la parola d’ordine lasciataci da Jean Thiriart- si incammini sulla strada dell’unità e dell’indipendenza.
I nostri nemici hanno già cominciato a sabotare l’eventualità temuta da Kissinger. La guerra interetnica in Jugoslavia è stata attizzata dalle centrali mondialiste al fine di contrapporre la Germania alla Russia, l’Islam all’Ortodossia. Gli Stati Uniti hanno i loro agenti in tutti i campi antagonisti e hanno spinto al massacro.
Gli Stati Uniti vogliono balcanizzare l’Europa. Oggi è la Jugoslavia, domani potrà essere qualunque altro paese europeo in cui convivano comunità etniche e culturali diverse - la Russia per esempio.
Nell’attuale "pericoloso carnevale della follia etnista e piccolo-nazionalista" (uso, aggiornandola, un’espressione di Nietzsche, che parlava semplicemente di "follia nazionalista") i mondialisti non fanno fatica a suscitare la diffidenza e l’ostilità dei piccoli paesi dell’Europa centrale e orientale verso la Russia da un lato o verso la Germania dall’altro. La stampa controllata dalla mafia sionista e le televisioni dirette dalle marionette filoamericane non aspettano altro che poter gridare al "pericolo della rinascita del nazismo" o poter agitare lo spauracchio del panslavismo.
Non dobbiamo cadere nelle trappole dei nostri nemici! 
Non dobbiamo permettere che le guerre civili intereuropee ricomincino!
I veri nemici dei Tedeschi e dei Croati non sono i Serbi e i Russi; i veri nemici dei Russi non sono i Tedeschi, né i Musulmani della Bosnia, né i Turchi.
Il nemico comune di tutti gli europei, il nemico dell’Eurasia è l’imperialismo americano e sionista, che oggi ha il nome di "Nuovo Ordine Mondiale".
Se esistono liti e contese tra i popoli dell’Europa, sarebbe un tradimento della nostra patria comune chiamare come arbitri gli organismi controllati dagli Stati Uniti. I problemi europei devono essere risolti dagli Europei, in modo equo per tutte le parti in causa.

All’inizio del sec. XVI, quando la Francia e la Spagna erano già Stati unitari, l’Italia era spezzettata in numerosi staterelli, cosa che dava modo agli eserciti degli Stati unitari di calare nella nostra penisola. Machiavelli fu tra i pochi che avvertirono la necessità dell’unità italiana e sognò un Principe in grado di realizzarla.
Questo Principe arrivò con tre secoli di ritardo: fu un Principe collettivo, un movimento politico unificatore, che trovò il suo sostegno e, per così dire, il suo trampolino nel Piemonte sabaudo.
La Russia potrà diventare il Piemonte d’Italia?
Nonostante la catastrofe che è stato il crollo dell’URSS, la Russia rimane uno Stato continentale. E i Russi, concluderò con Konstantin Leont’ev: «... debbono conservare questa forza come un sacro pegno storico; conservarla non solo per se stessi, ma [...] forse anche per salvare l’Europa».

Claudio Mutti

 

articolo precedente indice n° 4 articolo successivo