da "AURORA" n° 5 (Aprile 1993)

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Il Socialismo è morto, viva il socialismo

Gianni Benvenuti

Nel momento in cui in tutto il mondo crolla ignominiosamente sotto la spinta popolare, e non poteva essere altrimenti, quello che per quasi un secolo lo si è definito socialismo reale. 
Nel momento in cui in Italia, ma non solo nel nostro paese, quello che si autoproclamava Partito Socialista viene colto con le mani nel sacco ed emerge che, insieme ad altri ma molto più degli altri, per la maggior parte dei cosiddetti socialisti italiani l’essere tale ha significato esclusivamente ladrocinio, lucro, arricchimento, arrivismo, vita da superborghese. 
Nel momento in cui, secondo una consolidata tradizione italica, i topi frettolosamente abbandonano la barca che affonda e sputano sul piatto dove hanno abbondantemente mangiato. 
Nel momento in cui chi fino a ieri si è dichiarato socialista ed oggi se ne vergogna e finge di non esserlo mai stato. 
Ecco, in questo momento, chi scrive sente intimamente di non avere affatto paura di usare questo termine. 
E chi scrive, va detto subito per fugare ogni equivoco ed infingimento, è sempre stato ed è un autentico fascista. 
Senza dubbio anomalo rispetto agli stereotipi che per decenni si sono affibbiati al movimento mussoliniano. 
Senza dubbio diverso da molti di coloro che hanno militato e continuano a militare in un partito, il MSI, che tutto è tranne che fascista. 
Senza dubbio estraneo alle etichettature di destra e sinistra, definizioni devianti e fuorvianti ed oggi prive di senso più che mai. 
Ma pur sempre fascista. 
Eretico alla Berto Ricci. 
Estimatore del fascismo delle origini, quello storico di matrice soreliana. 
Con punte di anarchia come il futurista Marinetti. 
In sintonia con il sansepolcrismo e con le tesi socialisteggianti della RSI. 
Ma pur sempre ostinatamente fascista. 
Ieri come oggi. 
Oggi più di ieri, se ce ne fosse bisogno. 
Ma proprio per questo, e nessuno si scandalizzi, con l’irrefrenabile voglia e il sacrosanto dovere di difendere il socialismo. 
Quello autentico. 
Quello che con Marx e il marxismo ha assai poco a che vedere e a che fare. 
Quello che proprio di Marx e del marxismo aveva tentato di liberarsi già settanta e più anni or sono (con il fascismo appunto) e che oggi si avvia a liberarsene definitivamente. 
Di socialisti genuini ve ne sono sempre stati ovunque, fuori delle fittizie e false collocazioni partitiche. 
I nomi? 
Presto fatto. 
Da una parte lo stesso Mussolini, Cianetti, De Ambris, Corridoni, Ricci, Silvestri, Bombacci, ecc...; dall’altra parte i Labriola, Turati, Di Vittorio, Nenni, Gramsci ed altri ancora.
Sopra a tutti resta l’indelebile immagine di "Nicolino" Bombacci che, fondatore del PCI, che andò a morire fucilato a Dongo, accanto a Mussolini, gridando: «Viva il Socialismo!».
Chi scrive sente di difendere fino in fondo quel socialismo. 
Proprio oggi che ovunque si calpesta ogni senso di solidarietà per i più poveri e i più deboli. 
Proprio oggi che vincono l’usura e l’egoismo più sfrenati. 
Proprio oggi che i fatti sembrano dar ragione al liberalismo e al supercapitalismo. 
Proprio oggi che, nel nostro Paese, si smantella vergognosamente quello Stato sociale (non assistenziale) che il ventennio fascista (quanto di autentico socialismo vi era!) aveva faticosamente edificato. 
E a distruggerlo sono, da una parte, proprio coloro che per anni si sono dichiarati seguaci di Turati e di Labriola; dall’altra parte restano impassibili coloro che hanno dichiarato, sempre a parole, di essere i portatori delle istanze sociali del fascismo repubblicano.
Qualche tempo fa, in un’intervista televisiva, lo scrittore e giornalista Giorgio Bocca ebbe ad affermare che l’unica volta che il socialismo in Italia era stato al potere fu proprio con il fascismo. 
Molto tempo prima, nel 1921, il sindacalista rivoluzionario Sorel ebbe a dichiarare: «Mussolini, che non è un socialista in senso borghese, ha inventato qualcosa che non è nei miei libri: l’unione del nazionale e del sociale».
Sempre nello stesso periodo Mario Missiroli affermava: «Il fascismo sarà la coscienza matura della nuova democrazia e come tale dovrà riconciliarsi con il socialismo. Fare del socialismo una forza nazionale: ecco il compito».
Su questa linea era anche Filippo Turati, insieme ai tanti altri. 
Ma poi arrivò l’assassinio di Matteotti. 
Vicenda ancor oggi tutta da chiarire, anche se c’è chi sostiene con documenti inequivocabili che fu opera della massoneria. 
Fu proprio il delitto Matteotti ad arrestare quel processo verso la edificazione di un socialismo nazionale auspicato da Mussolini e da tantissimi socialisti.
Questo dovere di difendere il socialismo nasce anche dalla diffusa smania di voler dimenticare, presto e subito il proprio passato, di liberarsi, a forza di parricidi, della memoria storica. 
Tutti, o quasi, pronti a rinnegare, a prendere le distanze. 
Tutti, o quasi, fedeli al motto "Venga Francia, venga Spagna, purché se magna". 
Tutti, o quasi, aggrappati all’egoismo borioso del partito e della fazione.
Gramsci diceva: «Occorre disprezzare la boria del partito e alla boria sostituire i fatti». 
Tutti, o quasi, accecati dalla libidine del denaro, in corsa verso un assurdo consumismo che massacra il corpo e l’anima. 
Tutti, o quasi, pronti a riempirsi la tasca e la pancia fino all’inverosimile. 
Bianchi e rossi, verdi e neri.
Viene da pensare, e come è attuale, a ciò che si scriveva su "Lacerba", nel lontano 1914:
«Sgonfiate protobischeri pastori di popolo. Aria ci vuole, e luce e calore e solidità ... Fumano questi stronzoni e straccioni, questi mangiasputi e fiutarutti, questi tinconi, questi turabuchi... questi balordi gonzi e grulli, questi coglioni appuzzoni e citrulli, questi sussurroni caccoloni, questi satraponi virtuosoni. Già tutto il Paese fuma, smerdato come è da queste pecore matte. Pulizie, pulizie, pulizie!»
E di pulizia ce n’è bisogno, oggi quanto ieri. 
Così come c’e bisogno di recuperare dignità ed identità nazionale. 
Così come c’è bisogno di andare verso una autentica e duratura giustizia sociale. 
C’è bisogno di socialismo. 
Pulito, genuino, vincente. 
Senza gulag, senza falce e martello e manganelli. 
Senza ladri, ladroni, ladruncoli. 
Senza profittatori, affaristi e pescecani.
Come lo volevano Mussolini, Turati, Gramsci e Bombacci.
Il socialismo falso e mistificatore è morto. 
In Italia come nel mondo. 
Quel socialismo che si è colluso con il capitalismo e che con esso ha fatto affari d’oro. 
Quel socialismo che non ha mai difeso gli umili ed i deboli, ma ha consentito che i ricchi fossero più ricchi e i poveri più poveri.
È il socialismo che ha affamato e condotto alla disperazione mezzo mondo, per poi lasciare campo libero ad un capitalismo sempre più spregiudicato e perverso.
Sulle ceneri di questo fallimentare socialismo ne può nascere un altro. 
Trasversale. 
Libero da dogmi, frasi fatte, parole d’ordine senza senso.
Capace di interpretare, e risolvere, le ansie e le aspirazioni delle nuove generazioni. 
Il socialismo è morto, viva il socialismo.

Gianni Benvenuti

 

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