da "AURORA" n° 5 (Aprile 1993)

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Scuola, specchio della società

Francesco Mastroianni

La scuola dovrebbe essere il luogo in cui le nuove generazioni vengono educate e istruite. 
Questo in teoria! In pratica è tutta un’altra cosa! 
Sul piano legislativo regna sovrana la confusione.
La riforma della media inferiore ha superato ormai i trent’anni senza che si sia riusciti a varare quella della superiore; e mentre da anni si discute dei nuovi programmi della commissione "Brocca", si va avanti improvvisando mini e maxi sperimentazioni.
L’esame di maturità è provvisorio ... dal 1969.
Gli organi collegiali, che secondo la pubblicistica avrebbe dovuto democratizzare la scuola con la partecipazione di alunni e genitori alla sua gestione, dopo aver introdotto i guasti del partitismo nelle istituzioni scolastiche, sono miseramente falliti, tanto che per ottenere una qualche partecipazione dei genitori alle elezioni -spesso con una sola lista di candidati messi insieme per l’intervento di presidi e docenti- si organizza nella stessa giornata e nelle stesse ore l’incontro scuola-famiglia e lo svolgimento delle operazioni di voto.
Dopo quasi dieci anni di interruzione, per l’assunzione del personale docente si è ritornati ai concorsi a cattedre per titoli ed esami; ma fra un concorso e l’altro -spesso a zero posti- spunta puntualmente una leggina per la sistemazione dei precari, grazie alla quale viene immessa in ruolo anche gente che non è mai riuscita a superare un concorso, ma che ha indovinato la supplenza giusta che le ha permesso di maturare i 180 o 360 giorni di servizio necessari. 
Mentre resta fuori chi di concorsi ne ha superati quattro o cinque, o anche più.
Ridicolo è poi l’obbligo di frequentare un corso di formazione per i docenti vincitori di concorso. 
Questo, infatti, si svolge non all’inizio dell’anno in cui il docente viene immesso in ruolo, ma verso la fine, quando lo stesso ha già maturato quell’anno di esperienza che esonera i precari dalla frequenza del corso stesso.
Il fenomeno delle supplenze -sia per i docenti che per il personale amministrativo e ausiliario- meriterebbe un’approfondita indagine da parte della magistratura e delle forze dell’ordine.
Ne verrebbe fuori qualcosa di simile a tangentopoli: punteggi aumentati nelle graduatorie provinciali; punteggi falsi dichiarati dagli aspiranti supplenti; uffici scolastici che fanno finta di non vedere anche quando i falsi sono lampanti; invalidità civili a non finire; convocazioni per il conferimento di supplenze fatte, non singolarmente, ma, con avvisi affissi all’albo dei provveditorati, ... magari all’ultimo minuto. 
E chi non si presenta perde il lavoro e viene pure depennato dalla graduatoria. 
Il tutto con la benedizione dei sindacati.
A questo bisogna aggiungere le trovate cervellotiche di ministri tecnici e sindacalisti, come quelle di alcuni anni fa, per cui non era possibile fare l’applicato di segreteria (oggi collaboratore amministrativo) con la laurea, in quanto il titolo richiesto era o il diploma di istituto tecnico commerciale o la licenza media inferiore più un corso di formazione professionale. 
Questa sciocchezza fu poi corretta in seguito ad una interrogazione, da me preparata, presentata da alcuni parlamentari del nostro ex-partito al ministro Falcucci.
A tutto ciò bisogna aggiungere quella strana legge per cui i licei scientifici e gli istituti tecnici per geometri dipendono, per quanto riguarda gli edifici, il personale amministrativo, quello tecnico e quello ausiliario, dalle amministrazioni provinciali. 
Ciò permette agli uomini di tangentopoli di sistemare i loro portaborse e galoppini, e di pagare fitti astronomici per edifici assolutamente inadatti ad ospitare scuole, magari senza tenere conto della destinazione d’uso degli stessi.
Se quindi la scuola è uno sfascio a livello legislativo ed amministrativo, non sono migliori le condizioni dal punto di vista didattico: un bambino che si appresta ad andare a scuola deve pregare il suo santo protettore perché gli faccia trovare insegnanti preparati e che facciano il loro dovere. 
Questa è, però, una fortuna che arride a pochi, e una gran percentuale di alunni arriva alle scuole superiori senza sapere nemmeno leggere e scrivere in modo appena decente.
Qui la situazione non migliora di molto, anche perché il problema di molti docenti è soprattutto quello di conservare il posto di lavoro, per cui parlare di selezione qualitativa diventa una bestemmia.
D’altra parte non va dimenticato che si è ormai in un circolo vizioso: una scuola in cui regnano improvvisazione e incapacità -quando non corruzione- sforna incapaci e corrotti che vanno poi, spesso, a gestire la scuola stessa. 
Non molto tempo fa assistetti al dialogo fra un collega insegnante e un alunno che doveva affrontare gli esami di maturità. 
Il docente aveva chiesto all’alunno il voto per un suo parente; l’alunno rispose che le sue preferenze erano già impegnate: una per il professore che doveva aiutarlo agli esami; una per un tale che doveva fargli la raccomandazione per avere il porto d’armi; una per un altro candidato che gli aveva fatto un favore in ospedale; e la quarta non ricordo più per quale analogo motivo.
Naturalmente agli esami successivi il giovane fu dichiarato maturo. 
Maturo per fare che?
Non va dimenticato poi nemmeno che la continua apertura di scuole private -veri e propri diplomifici a pagamento- ha innescato una gara al ribasso, e che il dilagare della corruzione e della raccomandazione fa ritenere ad alunni e genitori che la preparazione morale e professionale non sia necessaria e nemmeno utile. 
L’importante è conseguire con il voto più alto, con qualsiasi mezzo, il fatidico pezzo di carta.
Sarebbe, a questo proposito, interessante sottoporre ad un esame almeno un campione dei diplomati con voti superiori a 42/60 (pari a 7/10) degli ultimi dieci o quindici anni.
Ne vedremmo delle belle!
E ce chi si chiede come mai solo pochi degli immatricolati all’università arrivano alla laurea.
E non è che l’università italiana funzioni poi tanto meglio.

Francesco Mastroianni

 

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