da "AURORA" n° 5 (Aprile 1993)

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18 aprile: «Signornò»

Alberto Ostidich

Fra le centinaia di messaggi che in questi mesi hanno ... letteralmente sommerso la nostra redazione, sempre più numerosi sono quelli dedicati alla cosiddetta Riforma Segni, riforma della quale sui nn. 1 e 2 di "Aurora" ci siamo occupati Pallavidini ed io. 
Il crescendo d’interesse per il tema ben si spiega con l’importanza e l’imminenza della consultazione referendaria; ciò che personalmente spiego assai meno è invece il serpeggiare, fra l’area antagonista, della tentazione per il "SI".
Volendo qui riassumere i motivi (con le inevitabili semplificazioni di cui in anticipo mi scuso) che, secondo i nostri interlocutori d’area, dovrebbero far propendere per una tale opzione in positivo: 
a) una volta tolti di mezzo gli apparati di partito che inglobano il consenso dell’elettorato, il peso di gruppi extraparlamentari, adeguatamente motivati e strutturati, potrà essere determinante per spostarne i favori verso l’uno o verso l’altro dei candidati; 
b) la scomparsa del quarantennale equivoco denominato MSI comporterà il liberarsi della (residua) energia pulita da quel contenitore e, in ogni caso, la fine di ogni alibi a destra; 
c) decretata l’eliminazione dalla scena elettorale delle variegate realtà ora non rapportabili fra loro (ma nemmeno rapportabili al Sistema), diverrà di conseguenza più facile aggregare un’opposizione al di là della destra e della sinistra; 
d) il cambiamento delle regole del gioco elettorale -che si tradurrà in un contestuale cambiamento delle regole morali e sociali, com’è nelle aspettative della gente- produrrà un traumatico deterioramento del quadro politico-economico; avrà cioè quell’effetto ombra di cui ha parlato Francesco Kossiga, che se ne intende.
Tutte le tesi suaccennate (e poste in ordine decrescente d’interesse, stante una mia opinabile classifica) non mancano di suggestione, avendo esse un sicuro fondamento. 
Non fosse altro a livello d’ipotesi praticabili.
Anche se -sento di dover subito aggiungere- mi riesce difficile immaginare che le forze (stavolta neppure occulte!) che hanno mosso le fila della "Grande Riforma" -ivi compresi gli pseudo bombaroli di oggi e i bombaroli di ieri- non si siano attrezzate per preordinare i possibili scenari del dopo 18 Aprile ...
Certo, in passato non sono davvero mancati gli errori grossolani di previsione, e numerose sono state le analisi politiche rivelatesi col tempo fallaci; e non è affatto detto che -persino in questa nostra era supertecnologica e supertecnologicamente totalitaria- qualcosa di imponderabile non abbia ad inceppare il meccanismo tanto perfetto ... 
Ed è quanto ci resta operosamente da sperare per il nostro futuro, dovendosi dare per (quasi) scontata la prevalenza dei cosiddetti riformisti. 
Possibilità/probabilità, questa, che bisogna tuttavia temere, e fare in modo (secondo le proprie possibilità) non si realizzi: sono infatti convinto che tale evento segnerebbe una tappa avanzata in direzione dell’assorbimento, in senso liberalcapitalistico, della pur miseranda vita politica italiana.
Non è qui il caso di ripetere quanto in precedenza esposto su "Aurora": a me basterebbe che l’insieme degli argomenti ivi sostenuti si traducesse nella altrui constatazione che il fenomeno Segni, presentato(si) quale forza di rinnovamento, è andato via, via ad assumere -progressivamente, rivoluzionariamente- la fase ultima della restaurazione. 
E se alla visione di un simile processo involutivo -che Leonluca Orlando ha acutamente individuato con la metafora del grimaldello iniziale e del chiavistello finale- si collegherà l’osservazione di trovare, sulla linea del "SI", un fronte unico plutocratico/partitocratico; ebbene, questo e quello sguardo d’insieme già mi paiono, o parrebbero, "ragion sufficiente" per una scelta di campo reazionaria da parte di chi intenda davvero opporsi al Sistema-mostro ed alle sue mutazioni genetiche.
Né occorrerà sottolineare, a complemento di quanto sopra, che le nostre indicazioni per il "NO" risultarono e risultano del tutto accidentali rispetto alle ragioni di bottega di Rifondazione Comunista o del Movimento Sociale; il quale ultimo, poi, ha infantilmente dichiarato per bocca del suo segretario ("Corsera", 27 marzo ’93) che il vituperato sistema maggioritario potrebbe anche andare benissimo, purché in una Repubblica presidenziale guidata da Cossiga!
Di contro a questi fini ragionamenti, credo si debba avversare la riforma Segni perché ingiusta. 
Perché addiziona ingiustizia all’intrinseca, consolidata ingiustizia dell’elezione democratica (per cui un voto equivale ad un qualsiasi altro): mi riferisco -l’esempio è tratto dalla recente sindrome francese- a quel metodo maggioritario-uninominale a 2 turni, in grado di far sì che un’alleanza fra partiti ottenga il 40% dei voti popolari e l’80% dei seggi; che a meno di due milioni di voti corrispondano 23 seggi e ad oltre tre milioni appena 2 ...
Per restare in tema di ragionamenti e fatti pretestuosi o mistificanti, come non sentire offensive alla dignità di chi legge (e di chi scrive) quelle "ragioni del SI" propagandate da un Panebianco su "Corsera" del 7/3 o da un Flores d’Arcais su "Repubblica" del 24/3, vale a dire da due fra i massimi maîtres à penser del neo-liberalismo? 
Il primo a sostenere che gli avversari dell’uninominale tali sarebbero in virtù di loro inconfessabili nostalgie per le dittature di destra e di sinistra e -briscola!- fascismo e nazismo non andarono forse al potere con la proporzionale, "ergo"...?! 
O il secondo, che nel fare appello alla "Sinistra intelligente" per non «trovarsi sgradevolmente mescolata» ai Garavini, ai Fini e -ohibò- ai Craxi, tanto argomenta che, alla fine, non trova di meglio che sostenere la necessità di schierarsi prontamente per il "SI", onde non restare tagliati fuori, dopo il 18 Aprile, dagli equilibri politici vincenti!?
Sicuramente i lettori di "Aurora" saprebbero citare (magari per concorrere al Premio Mortadella!) le tante altre spregevoli dichiarazioni, le più sciocche e strumentali prese di posizione dei vari corifei del "SI", o anche del "NO". 
Con la differenza che i primi, molto spesso, altro non sono che gli echi della Voce del padrone; Voce che fa dire che l’eventuale vittoria dei conservatori favorirebbe ... l’eversione e/o aggraverebbe la crisi economica, rafforzerebbe persino la mafia ...
Tuttavia, pur essendo -io credo- tutti d’accordo nel giudicare come si conviene lo spessore morale ed il rigore intellettuale di simili portavoce, e d’accordo soprattutto nel valutare la vastità e profondità della manovra riformista in corso, ciò che forse difetta nell’ambito antagonista è la piena consapevolezza di cosa implicherà l’eliminazione tecnica del vecchio modo di far politica. 
Mancata consapevolezza cui va ad assommarsi la necessità di posizionarsi in un processo di spoliazione politica, che non costituisce rottura con il passato, bensì continuità logica e funzionale con il passato Sistema. 
Di ciò abbiamo già accennato.
Il punto è che continuità va considerata in termini d’ulteriore assimilazione di ogni opposizione e non già di chance per un diverso modo di fare opposizione. 
Sicché mi appare, in tutto il suo dilatarsi, la prospettiva immediata di una megasocietà resa sempre meno conflittuale. 
Una società a una dimensione situata al di qua della sfera biologico-materiale; una società, in cui va attivandosi una sorta di nuova antropologia, non tanto teorizzata quanto vissuta. 
E vissuta come (infima) morale sociale, come realtà virtuale di massa.
Un "NO" profondo, quindi, al referendum Segni. 
Le future, possibili strategie del dopo, rinviamole al 19 Aprile.

Alberto Ostidich

 

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