da "AURORA" n° 6 (Maggio 1993)

EDITORIALE

Indietro non si torna!

Luigi Costa

«Al pessimismo della ragione, noi opponiamo l'ottimismo della volontà»
Antonio Gramsci

 

Sostituti Procuratori che pontificano e operano da parlamentari; parlamentari che si sostituiscono ai giudici nel giudicare e, soprattutto, nell'assolvere.

La confusione domina sovrana sugli avvenimenti italici.

Con tutta la buona volontà non si riesce a dare senso logico ai voltafaccia, alle fughe in avanti, alle retromarce, alle evoluzioni ed involuzioni di una classe politica in preda a perenne fibrillazione.

Il voto del 18 aprile, la rivolta della cosiddetta società civile che doveva chiarire in qualche modo il quadro politico ha prodotto ulteriore caos.

Finita la grande festa cartacea, consumati i soliti riti di piazza, gli alleati dei mesi scorsi, che indicavano il "Si" referendario come la soluzione di tutti i mali passati, presenti e futuri, sono tornati alla consueta occupazione; litigare su tutto e sul contrario di tutto.

Non riusciamo a capire qual'è in realtà il progetto di Mariotto Segni; se al di là del cambiamento istituzionale abbia qualche idea per quanto riguarda l'occupazione, il debito pubblico, lo Stato sociale; se Umberto Bossi agisca nel quadro di una strategia ben definita o il suo smentire la mattina quanto affermato solennemente la sera sia dovuto ad una forma di pesante schizofrenia; se Achille Occhetto è un cosciente emulo di Amleto o solo un apparatinik in preda a continue crisi d'identità; se Gianfranco Fini vuole Cossiga e l'Alleanza Nazionale per risolvere i problemi del Paese oppure è spinto al matrimonio col liberal-gollismo dall'esigenza di salvare le amate poltrone.

Effettivamente non ci pare sia cambiato molto; certo ora abbiamo Azelio Ciampi -accusato dalla vedova Calvi di essere iscritto alla P2- il grande ed onesto economista; basti ricordare la sua difesa della lira di qualche mese fa: quarantamila miliardi regalati agli speculatori e lira comunque svalutata del trenta per cento.

Non c'è che dire, il nuovo avanza a grandi passi e la cloaca di tangentopoli è solo un brutto ricordo del passato come sostengono i lottizzati del video e della carta stampata (prontamente saliti sul cavallo vincente) ed i raccomandati di tutte le categorie e latitudini; finalmente tutti affrancati dai benefattori di ieri che sono i ladri e i mafiosi di oggi.

La metamorfosi dei partiti non fa altro che assecondare quella della società civile; così lo schiamazzare di qualche migliaio di agit prop diventa indignata rivolta della gente; «il popolo chiede giustizia» urla Occhetto (72 compari di partito inquisiti), «fuori gli indagati dal PSI» impone la verginella Benvenuto, «la democrazia cristiana è guidata in larga parte da gente onesta» sussurra Martinazzoli, faccia onesta (?) della DC.

«La situazione italiana è drammatica ma non seria» si diceva una volta; quindi tutti tranquilli, per ora nessun redde rationem, nessuna catarsi del Sistema, la solita, semplice lotta fra fazioni.

La faida comunale di una volta, riproposta in uno scenario più vasto, che al massimo produrrà un riassetto politico-istituzionale che, siamo disposti a scommettere, sarà oggetto di furiosa e continua contestazione da parte delle stesse forze che oggi lo glorificano quale panacea per tutti i mali passati, presenti e futuri.

Solo chi ignora la Storia e l'«abc» della politica, solo chi agisce in totale malafede può pensare che dall'attuale marasma possa sortire qualcosa di serio e duraturo.

Solo qualche ritardato culturale può auspicare convergenze tra vecchi e nuovi arnesi della partitocrazia e l'Area antagonista illudendosi di attraversare e infiltrare situazioni la cui esistenza è, solo ed unicamente, la risultante di interessi personali e non collettivi.

Lo ribadiamo chiaro e forte; non abbiamo nessun timore di essere tagliati fuori, sappiamo che l'autobus deve ancora passare.

Se passerà, faremo di tutto per salirvi.

Stiamo lavorando per quel momento e non saranno certamente le mene di qualche fascista immaginario, da sempre convinto che fare politica non sia altro che visitare semestralmente -pur rispettabili- sepolcri, a farci cambiare idea.

Lo ribadiamo chiaro e forte; nulla può essere costruito sul nulla.

Non abbiamo nessuna voglia di trasformarci in venditori di fumo, ve ne sono fin troppi.

La nostra è una scommessa che necessita di tempi lunghi.

Che richiede un lungo periodo di dibattito e di elaborazione, che ha l'esigenza elementare di radicare la sua presenza sul territorio, di collegare fra loro le tante (piccole) realtà esistenti.

Che, in questo momento, non può prescindere da un lavoro culturale propedeutico alla nascita di uomini che abbiano piena coscienza degli obiettivi e dei metodi per raggiungerli.

I risultati -piccoli risultati- ci stanno dando ragione.

Chi sogna marce trionfali, folle osannanti, risultati immediati, farà bene a rassegnarsi.

Per fare «quello che deve essere fatto» è necessaria un anima che non tutti possiedono.

Manterremo gli impegni presi con noi stessi e con quanti sono al nostro fianco e condividono pienamente la nostra lotta ed i nostri scopi.

Indietro non si torna.

Le anime morte possono accomodarsi, la porta è sempre aperta.

Luigi Costa

 

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