da "AURORA" n° 6 (Maggio 1993)

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E se il «peggio» dovesse ancora venire?

Francesco Mastroianni

Craxi, La Malfa, Altissimo, Andreotti, Gava, Pomicino, Misasi, ecc.

Uno dopo l'altro, coloro che per quasi mezzo secolo hanno retto le sorti della Repubblica nata dalla Resistenza, ma ancora di più dagli accordi fra massoni, mafiosi, capitalisti, comunisti e servi vari del mondialismo, crollano sotto il peso di accuse sempre più infamanti.

Accanto a loro compaiono, in veste di complici imputati, finanzieri ed industriali, sindacalisti e loro familiari; ed ora anche magistrati.

Tutto il sistema appare sempre più come un agglomerato di corrotti e corruttori che hanno inquinato tutto; e, fallita momentaneamente la soluzione politica del decreto Conso, non resta che aspettare altri sviluppi.

Mentre si configurano già coinvolgimenti in delitti eccellenti, aspettiamo che salti fuori chiaramente che i ladri e gli stragisti sono stati la stessa cosa e che anche a livello di magistratura si accerti che stragi ed opposti estremismi sono stati voluti per giustificare il potere di veri e propri banditi, palesi ed occulti.

Crollano non solo uomini, non solo personaggi che in un sistema di mediocrità hanno potuto raggiungere i vertici delle varie articolazioni dello Stato e della cosiddetta società civile, ma crolla anche il sistema stesso. Non cadono gli Dei, come ha scritto qualcuno: affonda la nave e affogano nella melma coloro che non hanno pensato in tempo a mettersi in salvo.

Restano però tanti altri topi che sono saliti in tempo sulla scialuppa, e che, assunto un nuovo volto, rifattisi il trucco, si apprestano a gestire il futuro per conto degli stessi padroni.

Per farlo hanno puntato -e vinto- sul sistema maggioritario, che dovrà garantire altri decenni di potere politico-istituzionale alla DC di sempre, o comunque ad una minoranza liberaldemocratica, che avrà la maggioranza dei seggi parlamentari con la benedizione della grande industria e dell'alta finanza, con l'adeguamento al sistema americano.

Marco Pannella, incarnazione dei non valori e dell'edonismo della prima Repubblica, e Mariotto Segni accortosi perspicacemente che la DC ha aperto le porte ai corrotti ... solo dopo gli avvisi di garanzia a Gava e ad Andreotti; e che alla fine della campagna referendaria si è preoccupato di garantire che lui è favorevole a tutte le privatizzazioni.

Il Cossiga, che piace (o piaceva?) alla Destra Nazionale di Gianfranco Fini e di Tatarella, e l'Achille Occhetto, simbolo di coerenza che dopo aver cercato di farci diventare comunisti, si dichiarava felice per la caduta del comunismo; che da comunista condannava la legge truffa di quarant'anni fa e la "legge Acerbo" di settant'anni addietro, e da pidiessino inneggia al maggioritario; l'Occhetto che da pidiessino gioisce per l'avviso di garanzia ad Andreotti e da comunista ne impediva la messa in stato d'accusa con l'astensione; l'Occhetto che inneggia al rinnovamento e, appena chiuse le urne del referendum, annuncia che il risultato è solo indicativo e che il Parlamento dovrà varare una legge elettorale che introduca il maggioritario a doppio turno (m modo da garantire più seggi e più potere a DC e PDS).

Tutti insieme, si apprestano a ricostruire sulle macerie da loro stessi prodotte, sugli stessi non valori e sullo stesso vuoto spirituale la seconda Repubblica. Loro, gli stessi che in mezzo secolo di cosiddetta pace hanno fatto più danni di cinque guerre messe insieme.

Non solo hanno distrutto l'agricoltura per trasformare i contadini del Sud in operai perché così voleva la grande industria;

non solo hanno reso città che erano gioielli e che avevano resistito al tempo, alle invasioni ed ai bombardamenti liberatori ad invivibili ammassi di cemento;

non solo hanno ridotto fiumi, laghi e mari a pattumiere;

non solo hanno consegnato regioni intere alla criminalità;

non solo hanno svenduto la dignità nazionale e l'economia al grande capitale senza volto;

non solo hanno ceduto pezzi di territorio nazionale ai padroni americani;

hanno anche ridotto quello che restava di un popolo ad una massa amorfa, senza passato e senza ideali. Né si preannunciano tempi migliori!

Si dice che i giovani nei tempi felici ricevono esempi, mentre nei giorni bui li danno. Ma quali esempi possono dare i giovani cresciuti in una scuola fallita ed in un sistema corrotto che vuole garantire loro solo la libertà di drogarsi?

Guardiamoci intorno.

I pochi giovani che hanno saputo resistere alla corruzione e alla frenesia edonistica stanno in gran parte lontani dalla politica che, da attività primaria dell'uomo, è stata ridotta a sinonimo di ruberie, imbrogli, mafia, affari sporchi (come lorsignori volevano); mentre quelli che più hanno assimilato l'insegnamento del potere, i più corrotti, sono pronti a sostituire i maestri.

Altri, la grande maggioranza, si preoccupano solo della discoteca, delle sorti della squadra di calcio e dello spinello al sabato sera.

Mezzo secolo di questo regime corrotto ha tolto ai giovani ciò che li faceva uomini. Gli ha tolto dignità, onore, coraggio, capacità di sacrificio: gli ha tolto l'anima. Ne ha fatto degli avidi budelli che messi davanti al Colosseo e ad un negozio di abbigliamento scelgono il negozio; che messi davanti al Pantheon e ad una gelateria non hanno esitazioni: scelgono la gelateria. Il tutto in attesa che si faccia sera per andare in discoteca o in un fast food.

Per questo, ancora più che per le ruberie e per il disastro economico, il sistema tutto merita di essere condannato, di essere spazzato via.

Non bastano i correttivi; bisogna costruire un paese reale che sia migliore di quello legale, e non peggiore, com'è oggi. Perché è troppo comodo e semplice pensare che tanto sfacelo e tanta corruzione possano essere opera di poche centinaia -o anche di poche migliaia- di politicanti, industriali, sindacalisti e magistrati.

Le responsabilità investono milioni di uomini e donne normali, che nel loro piccolo hanno fornito -e ancora forniscono- contributi alla corruzione e al degrado, e che -quando non partecipavano- facevano finta di non vedere.

Non sarà, quindi, un cambiamento del sistema elettorale, o l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, a guarire il cancro che affligge la società italiana (e non solo italiana).

Si tratta di operare, invece, una rivoluzione morale, prima che politica.

Si tratta di creare uomini nuovi che devono portare nella politica valori eterni.

E per farlo bisogna trovare il modo di coinvolgere e fare diventare protagonista la minoranza sana.

Se non si riuscirà a fare questo, il dopo sarà ancora peggio del prima.

Francesco Mastroianni

 

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