da "AURORA" n° 6 (Maggio 1993)

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Si spegne la fiamma

Alberto Ostidich

 

L'avevamo detto e predetto. Su queste stesse pagine di "Aurora".

Non c'è alcun compiacimento nel rammentarlo. E nemmeno alcuna volontà rivendicatrice. Anche perché, quanto sta maturando dalle parti di via della Scrofa, era facilmente diagnosticabile.

Né ci rallegra questa fine dichiarata -e dichiarata in modo così indecoroso- che costituisce, lo si voglia o meno, la fine anche di una parte inscindibile di noi e del nostro passato.

Semmai, se a qualcuno spettasse rivendicare alcunché a proposito della svolta del MSI-DN, questo qualcuno risponderebbe ai vecchi nomi -ignoti a chi non sia negli anta- di Birindelli, Tedeschi, De Marzio e/o a quelli dei trapassati alla DC: gli Anderson, i Delfino, i Luigi Turchi, ....: i nomi dei protagonisti della scissione di Democrazia Nazionale a metà degli ami '70.

Essi, sì, potrebbero legittimamente sostenere di aver anticipato i tempi, di aver visto giusto!

La nostra, invece, era una diagnosi che non richiedeva doni di preveggenza o acume speciale: tanti e tali erano stati i sintomi di sgretolamento morale e di smobilitazione ideale, là da quelle parti.

Altro merito non ci riconosciamo, con l'essercene andati via, di avere -seppur tardivamente- preso atto di una situazione irrespirabile.

E cercato aria pulita.

Ora dunque, dalle parti di via della Scrofa, si smobilita.

Vi si svende proprio di tutto: inni al sole e opere omnie, labari e gagliardetti. E al miglior offerente andranno le radici di Franchi, le mutande nere di Tassi, il fascismo-2000 di Fini...

Il «Movimento» cambia pelle e si adegua.

A quattro giorni dalla bruciante sconfitta referendaria, il MSI-DN si trasforma in maggioritario. In un «accorato appello» su "Il Secolo d'Italia" il portavoce del Segretario, Francesco Storace, scopre che: «Piantare la nostra bandierina, nobile, ma (sic) sterile, ci regalerebbe altri quarant'anni di opposizione».

Una prospettiva francamente orribile. Che fare allora? Altri regali, dal Regime attuale, non sono previsti né preventivabili. Continuare ad opporsi? È così noioso, e sterile. Riproporre l'Alternativa globale? Non rende più, è fuori moda. Riscoprire i valori? Roba buona per i gonzi e i rigattieri.

Rinnovarsi per non opporsi, è la nuova parola d'ordine.

Così, un po' per noia e un po' per non morire, si chiude.

Finiti i richiami littori, che pure un loro mercato (elettorale) ce l'avevano.

Niente più camerate e camerati ad aprire aulici discorsi al popolo missino. E basta camicie nere, per una rivoluzione smarrita per strada e che non verrà più.

Mussolini, poi, viene consegnato alla Storia, quella -beninteso!- con la esse maiuscola. Ha fatto -in altre parole- il suo tempo, e c'è sempre la nipote pronta a sostituirlo nel cuore dei più arteriosclerotici.

Un nuovo MSI filo-maggioritario, dunque.

E ovviamente legalitario e presidenzialista, sotto la tutela di Cossiga: il S. Francesco sardo col gladio sguainato, squadra e compasso.

Il nuovo partito conservatore si chiamerà Alleanza Nazionale ed avrà inno e simboli nuovi di zecca

Per la campagna acquisti pare non vi sia altro imbarazzo che da dove cominciare «per impedire che l'Italia precipiti a sinistra». Se da Sgarbi o da Fisichella, da Agnelli (Arduino) o da Feltri, se da Sterpa o da D'Onofrio... ci sarebbero, insomma, in lista d'attesa democristiani di destra e liberali sparsi, pensionati e leghisti dissidenti, persino intellettuali.

Gli interessati, peraltro, non hanno ancora fatto sapere se gradiscano o meno l'arruolamento, sotto la nuova bandiera destro-nazionale ...

Sicché, osserva arguto ma preoccupato il senatore, provvisoriamente missino, Pontone: «L'idea è bella e giusta. Purché non restiamo soli». Comunque sia e sarà, il programma c'è, bello e pronto a forgiare la grande Destra dove -assicura l'on. Pinuccio Tatarella- «non ci porteremo dietro né il fascismo né la nostalgia». Precisa l'on. Ignazio La Russa, per concludere l'affare: «bastano alcuni punti-chiave: l'idea di nazione, la gerarchia, il merito, il diritto di proprietà, la solidarietà, il diritto alla vita ...».

Magari -aggiungiamo noi- su alcuni dei punti si potrà vedere, verificare, trattare; togliendo di mezzo, ad esempio, quella gerarchia che sa tanto di fascismo, o quella solidarietà che puzza decisamente di sinistra. Ma, per tutto il resto, costoro -ne siamo più che certi- sarebbero disponibili, disponibilissimi a negoziare.

Perché, a loro, non costa niente. Perché non credono a niente. A nient'altro oltre la loro sopravvivenza politica nei luoghi deputati.

Ecco che noi antagonisti, noi che pure pensavamo di non dover più tornare sull'argomento MSI, ci sentiamo quasi in dovere di rivolgere un'ultima domanda a chi sia rimasto di là, a difendere l'indifendibile.

La domanda è se essi -«base dirigente/militante»- siano tuttora disposti a reggere alcune centinaia di professionisti della politica, che ora vedono minacciate le loro future sistemazioni.

Perché altro non c'è all'orizzonte.

C'è il vuoto, al di fuori delle scontate reazioni improntate a (tardo) patriottismo di partito, al di fuori delle prevedibili proteste di quanti sanno di non potersi più riciclare: lo sbocco logico, naturale della politica missina non può e non poteva che essere quello indicato dagli ispiratori di quell'articolo sul "Secolo".

Basta, e bastava, saperne leggere i precedenti, per convincersene.

La nostra è una provocazione. L'ultima, in quella direzione. Epperò vuol essere una provocazione «a fin di bene».

Per togliere ogni e qualsiasi dubbio su quel che di là esiste e resiste.

Se tale provocazione dovesse cadere nel nulla, scusateci: .... credevamo fosse rimasto qualcosa di vivo, ed erano ectoplasmi!

Alberto Ostidich

 

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