da "AURORA" n° 7 (Giugno 1993)

PREMIO MORTADELLA

Premio Mortadella

Omnibus

# Vittorio Feltri su "L’Italia settimanale" del 28.4.93 (foto di copertina: Francisco Cossiga Campeador con il motto: Ora o mai più) scrive un «Appello all’ex-Picconatore» perché fondi l’Alleanza Nazionale: uno schieramento che comprenda «ex-democristiani che non aderiscono al gruppo Segni, ex-liberali o liberali in servizio ma diffidenti dell’attuale gestione del PLI, missini, insomma la destra e i delusi della sinistra, come lo stesso Cossiga». Quindi «si profilerebbe uno schieramento conservatore nazionale (quello di Cossiga); uno liberaldemocratico federalista (quello di Bossi); uno schieramento liberalprogressista (quello di Segni).» E così prosegue e conclude: «Sto sognando? Forse. Dipende da Francesco I°, anzi II°. Forza, vecchio Picconatore, tiraci giù dalla branda». La modestia della prosa di questo fortunato giornalista non ci meraviglia. Così come ci lascia indifferenti la sua visione onirico-politologica. Quel che ci rammarica, invece, è constatare come il settimanale su cui Feltri scrive -da comprimario- si stia rivelando un pasticcio, sempre meno appetibile. Dove si trovano certi ottimi ingredienti (Fini, Blondet, Accame, Mutti, ...), ma dove è l’insieme che risulta francamente scipito. È la sostanza del giornale, insomma, che a nostro avviso non va: con quel suo vetero-destrismo di fondo, con le sparate a vuoto e scoops mancati, fra catto-integrismi e missinismi di parrocchia. No, l’agognato giornale alternativo -seppure a carattere nazionalpopolare- non c’è. A meno che per alternativa non s’intenda quella fra Bossi (che piace) o Martinazzoli (che non piace), il Papa (che Piace) o Clinton (che non piace) Muccioli (che piace) o Madonna (che non ...

# C’era una volta il salotto radical-chic. Ricordate? I più alla moda erano quelli della Crespi, della Marzotto, della Feltrinelli, della Pirelli, che gareggiavano fra loro per assicurarsi i pezzi migliori. Ambitissimi erano Mario Capanna e Lucio Magri, Toni Negri, i leaders di "Avanguardia Operaia", di "Servire il Popolo".... Poi i tempi sono cambiati, e non è detto che sia in meglio. Un esempio? Ci viene dalla solita Milano bene e precisamente dal salotto della giornalista Delfina Rattazzi, figlia del marchese Umberto e di Susanna Agnelli. Sentite un po’: «Sono molto aperta alla Lega -dichiara la Rattazzi- non è un partito alto-borghese, ma genuinamente popolare. Lui, Bossi, allo stadio va alla curva sud, non in tribuna d’onore» [E questo è un bene? -domanda l’intervistatore] «Certo, perché dimostra di avere un grande senso di civiltà» [Però è un po’ isolato... -osserva perplesso il collega della marchesina] «Non è vero, perché lui sa bene con chi parlare: cerca sempre i massimi livelli per interloquire. Chiede consigli agli intellettuali (...) per Bossi farei qualsiasi cosa. Tutto ciò che servirebbe per aiutarlo. Perché è un uomo che ha una grande sete di conoscenza, di sapere». [Il commento di Roberto S. di Caravaggio (BG) verso la giovine nobildonna è proprio plebeo. E irriferibile. Quel riferimento nostalgico alla ghigliottina, poi...]

# Domenica 25 aprile, a 48 ore dalla decisione della Commissione Parlamentare per l’autorizzazione a procedere contro Giulio Andreotti, scende in campo la Mafia Bianca. E lo fa in forze, e platealmente, in una chiesa di Roma. A dare il là è mons. Donato De Bonis, già braccio destro di Marcinkus allo IOR, il quale dal pulpito ha ringraziato il senatore a vita, perché «con i suoi consigli ci salvò da gravi rischi» È quindi seguita un’ovazione di 10 minuti. Fra gli ecclesiastici presenti (e plaudenti): 15 cardinali, 40 vescovi diocesani, un centinaio di prelati vari; fra i fedeli, Francesco Cossiga ed Emilio Colombo. [Ma non ci avevano raccontato che i mercanti erano stati cacciati dal Tempio, da un certo Gesù? È la pia domanda di un’incredula Giuliana F. di Grottaferrata (Roma)]

# Prescelto quale soggiorno obbligato per il boss camorristico Raffaele Ascione, il paese di Pizzoli -2500 anime sparse per l’alta valle dell’Aterno (AQ)- è in subbuglio. Guidano la protesta mini-popolare il sindaco e la giunta, entrambi pidiessini. «Noi non prendiamo neanche in considerazione l’eventualità che questo signore rimanga -han dichiarato all’unisono. Qui dimorò fra il ’39 ed il ’43 Leone Ginzburg, intellettuale antifascista e martire. Non è possibile che nel paese che ospitò una persona tanto illustre ci mandino un camorrista ...» ha esclamato, quasi in lacrime, il sindaco. Come si chiama costui? Giuliano Sciocchetti. [Ci informa, senza fornirci ulteriori dati biografici di quell’esimio Primo Cittadino, l’amico Salvo F. di Pescara. Ma forse basta il cognome.]

# «Anch’io da oggi voglio considerarmi un leghista e mi ritengo il primo americano aderente alla Lega Nord». Lo ha detto Mario Cuomo, il 24 aprile, ad una delegazione di parlamentari guidata dall’on. Luigi Moretti. Figlio di emigranti dal profondo sud, Cuomo (che non spiaccica una parola d’italiano e tantomeno di lumbard) è ora governatore dello Stato di New York [il che ci ha procurato un’accusa di appropriazione indebita da parte di Albor - N.d.R.]

# Nel tentativo d’arginare le "stragi del sabato sera" la Regione Veneto ha decretato che le sue discoteche chiudano (tranne che in estate) alle 2 anziché alle 4. La protesta si è fatta subito sentire: nella notte fra l’8 e il 9 maggio una massa di giovani manifestanti ha invaso Jesolo, in provincia di Venezia, per chiedere a gran voce la revoca del provvedimento [: tanto teppismo, tantissimo chiasso, un po’ di falsa rabbia e molta eccitazione chimica. - Questa la sintetica cronaca della notte brava che ci dà il nostro corrispondente jesolano Mario P.]. Portavoce delle aspirazioni al decibel prolungato si è fatto il sindaco del divertimentificio adriatico, Davide Zoggia, PDS: «A Venezia non sanno che qui, in tre mesi, dobbiamo guadagnare per 12. Tutti gli esercizi pubblici patiscono un danno rilevante: per le 15 discoteche, poi, quelle due ore in meno significano ogni sabato 35-40 milioni in meno» Quanto fa, a cadavere, Signor Sindaco?

# Si, lo sappiamo. Avevamo solennemente promesso ai lettori di non citare più, nella ns. preg.ma Rubrica, lo scandaloso nome di Vittorio Sgarbi, ma... giudicate voi se perdonare questa nostra mancanza di parola. Dunque il nostro bel critico pare stavolta averne combinata una davvero grossa: per vendicarsi di essere stato allontanato, assieme alla sig.na Milly D’Abbraccio, dal Teatro Regio di Parma per ordine dei Barilla, egli nel corso di una trasmissione su "Canale 5" ha invitato i telespettatori a boicottare i prodotti del benemerito "Mulino Bianco". Apriti cielo! Finché si scherza, si scherza, ma quando si toccano i Santi (i quali avevano minacciato un ritiro dai contratti pubblicitari con la Fininvest), ecco che il Potere interviene. E con durezza. Il cav. Berlusca dichiara che il suo scapestrato giullare «è un grande talento che ha bisogno di raggiungere un equilibrio ch’io spero la maturità gli doni» E, per quanto attiene il contratto con Sgarbi, Sua Emittenza aggiunge -distrattamente- di non sapere ora se questo verrà rinnovato (...). Ecco che il nostro urlatore d’arte, spettacolo & mestieri vari, scaduta la licenza di anticonformismo, abbassa l’orgogliosa criniera con ciuffo e tenta una patetica autodifesa: «Non avrei dovuto utilizzare uno spazio non mio -piagnucola il leone di Go Ferrarese- per una polemica personale. Immaturità? Certo, non ho la maturità delle persone che pensano ai loro interessi... Sarò silurato? -si interroga gemente e genuflesso- Non ci ho pensato, ma se il Cavaliere dovesse decidere in questo senso non potrei controbattere nulla -butta là, il pentito. E aggiunge, in un anelito di redenzione e fede nella remissione dei peccati- La convergenza di idee fra me e il Cavaliere è totale. Mi ha chiamato a proposito di questa vicenda e mi ha fatto sperare che avrebbe sistemato ogni cosa...» Che schifo! [N.d.R.]

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