da "AURORA" n° 7 (Giugno 1993)

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«Manovrina» economica: a chi serve?

Renato Pallavidini

Ciò che contraddistingue l’attuale clima politico italiano, al di là dei singoli eventi e delle particolari situazioni che si susseguono a ritmi a tratti frenetici, è una nauseante atmosfera di normalizzazione neocapitalista, liberale e liberista. Un’atmosfera che si è diffusa lungo tutto l’arco degli ultimi due o tre anni, come una nube tossica in espansione, senza che nessuno se ne sia accorto e l’abbia denunciata con la dovuta efficacia. Quello che fa più rabbia e ribrezzo è che a questa sostanziale normalizzazione, che evoca in se stessa situazioni e rapporti politici ben saldamente controllati dalle classi socialmente dominanti, corrisponde nell’opinione pubblica una parvenza di cambiamenti radicali, di instabilità politica, di innovazioni e riforme profonde in tutte le sfere della vita nazionale, dall’economia alle istituzioni.
Le responsabilità di questo vero e proprio plagio dell’opinione pubblica sono, come ha ben visto Ingrao, da addebitarsi innanzitutto all’informazione televisiva, sulla cui scia si sono allineati giornali, giornalisti ex-rivoluzionari come Gad Lerner e pseudo intellettuali dall’animo servile come i vari Vattimo e Bobbio, che dopo essere stati complici e apologeti delle vecchie mafie politiche liberalsocialiste, ora sono passati armi e bagagli a sostenere Segni e il suo schieramento trasversale. A comprovare ciò che si sta dicendo è sufficiente citare le vicende finanziarie dello Stato, che in questa orgia di scandali preconfezionati da imprenditori e magistrati sembra interessino ormai a poca gente; certamente non a Vattimo, troppo impegnato a piangere sull’ex-amichetto, di recente defunto per AIDS (forse c’è la possibilità che crepi anche lui!).
Continuano a ripeterci che i conti dello Stato vanno male, e che sono necessarie manovre aggiuntive e sacrifici. La gente continua a credere che le spese ordinarie superino le entrate, e che la colpa di tutto sia dei politici ladri, senza neppure rendersi conto che le vecchie clientele politiche legate al sistema delle tangenti (che esiste in tutto il mondo, e non solo in Italia) sono ormai fuori dal gioco, poste sulla difensiva giudiziaria, come dimostrano le vicende di Andreotti e di Craxi. Noi osiamo affermare che i conti dello Stato vanno benissimo, non sono mai stati così in attivo, e che le ruberie di politici e di imprenditori (e sì! perché a rubare sono stati anche De Benedetti e Agnelli!) non incidono più nel disavanzo primario sin dal 1992. 
Per capire quanto sto affermando è sufficiente guardare le cifre proprio del bilancio 1992, allorché il sistema delle tangenti, che oggi appare agli occhi del telespettatore come addebitabile unicamente ai politici e unico responsabile della crisi economica e finanziaria del paese, era stato appena scalfito dalle inchieste giudiziarie. Ebbene a sorpresa, si scopre che, nonostante scala mobile e tangenti, era in attivo primario, senza calcolare gli interessi sui Titoli di Stato, di circa 8.000 miliardi. Il disavanzo di circa 163.000 miliardi nasceva solo dal pagamento degli interessi su BOT e CCT. Per l’anno in corso la situazione si propone ancor più contraddittoria. L’avanzo primario previsto era di circa 53.000 miliardi, ridottosi a 40.000 tendenziali (sempre miliardo più miliardo meno) per il subentrare di spese impreviste da porsi in relazione alla difficile situazione sociale del paese. Se però si calcolasse anche il risparmio sugli interessi dei titoli di Stato, dovuto al ribasso dei tassi di interessi, si ritornerebbe alle cifre primarie. E allora perché studiare una manovrina da 13.000 miliardi per rispettare gli obiettivi della manovra finanziaria di Amato? Semplice; perché così hanno deciso gli organismi finanziari internazionali ed europei (leggasi FMI e OCSE), i quali stanno imponendo all’Italia un avanzo primario di 53.000 miliardi al di fuori dei risparmi di spesa che si possono effettuare con la riduzione dei tassi d’interessi sui Titoli di Stato. Questo, ci dicono governo e televisione, per concederci un prestito in ECU che, se la memoria non m’inganna, ammonterebbe a circa 10.000 miliardi! Ma a che ci servono? E Soprattutto chi servono? Boh! Nessuno ci ha mai informato!
E allora si arrivi ad una conclusione! Primo, quello che è avvenuto in Italia dal '91 ad oggi, e che avviene tutt’ora (Di Pietro compreso) è una manovra trasformistica, condotta dal capitale finanziario e dallo schieramento trasversale capeggiato da Segni, per determinare nel paese un cambiamento controllato di sistema e di classe politica che rafforzi il dominio capitalistico.
Secondo, l’obiettivo politico-istituzionale più ravvicinato era quello di portare alla guida del paese una classe dirigente priva di radici sociali di qualsiasi tipo, unicamente legata al funzionamento dei meccanismi di riproduzione allargata del capitale. Ciò lo stanno ottenendo con uomini come Ciampi, Prodi, Andreatta, Spaventa. Autentici servi e lacchè del grande capitale finanziario italiano e transnazionale, hanno già assicurato la loro intenzione di non toccare il sistema di BOT e CCT, che è il vero cancro che sta divorando le risorse del Paese. Terzo, lo Stato nazionale e il suo governo non hanno più sovranità economica sull’Italia, ma prendono ordini in ogni minima situazione dai grandi organismi finanziari internazionali, che hanno i loro diretti referenti, sul territorio nazionale, nella Confindustria: Quarto, sia detto una volta per tutte che le inchieste della magistratura sono una grande pagliacciata, una presa per il culo storica per gli italiani! Se, come ha detto Libertini, il sistema delle tangenti si reggeva su tre poli, la DC, il PSI, con al centro la FIAT che lo animava e lo utilizzava pro domo sua, l’attuale tendenza a fare di Romiti e del sionista De Benedetti le vittime maggiori dei politici ladri non solo è un’offesa alla verità storica, ma è anche lo strumento di manovra più audace inventato dal potere economico per avere quel ricambio interno di sistema e classe politica di cui si scriveva.

Renato Pallavidini

 

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