da "AURORA" n° 7 (Giugno 1993)

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È «soltanto» mafia?

Renato Pallavidini

Puntuali, come in tutti i momenti di difficoltà politica nella nostra storia più recente, sono tornate le bombe! 
C'era da aspettarselo, soprattutto dopo gli attentati a Falcone e a Borsellino. 
E a proposito della strage di Capaci, ricordiamo per inciso che il nostro giornale avanzò dei dubbi sulla matrice mafiosa dell'eccidio, citando le anche le più autorevoli perplessità di Ayala e Sica, che non sono certo esponenti di forze politiche rivoluzionarie!
Ricordiamo questa nostra premonitrice opinione perché con le bombe sono tornati i teoremi interpretativi precostituiti. 
Negli anni '70 prima la pista anarchica poi i fascisti! Ora solo e semplicemente la piovra mafiosa braccata e ferita!
Noi non vogliamo assolutamente discutere un coinvolgimento della mafia nello scenario strategico stragista che avanza nel nostro Paese. 
Ma crediamo che la situazione sia più complessa e le matrici ben più ramificate, profonde ed altolocate.
Per capire i nostri dubbi basti far riferimento al momento politico che sta vivendo l'Italia.
È in avanzato grado di svolgimento un processo di cambiamento di soggetti politici dirigenti, dell'intero sistema politico e delle logiche istituzionali su cui si fonda. 
Questo processo è stato sin qui arginato se non manovrato verso sbocchi neoconservatori dal potere economico in modo da determinare un classico ricambio politico interno al sistema di dominio liberale e capitalistico. 
Sin qua l'inchiesta sulle tangenti è risultata utile a scaricare ogni responsabilità sul vecchio asse consociativo DC-PSI, e ad accelerare l'intera operazione chirurgica. 
Distrutto il PSI, messa nell'angolo la DC, coinvolto e logorato il PDS in viscose manovre referendarie, gli ambienti economici e i loro referenti giornalistici, accademici e politici hanno già ottenuto due conquiste fondamentali con le quali stanno gettando le basi per le nuove soluzioni politiche: un governo di tecnici legati al potere finanziario transnazionale e il sistema uninominale-maggioritario, che avrà nel nostro Paese conseguenze strutturali e istituzionali ben più profonde di quanto pensino certi suoi critici di destra e di sinistra.
In tutto questo c'è un duplice però, vale a dire che possono emergere da un momento all'altro degli intoppi, che richiederebbero di far saltare l'intero quadro dei processi in corso, sino a renderli solamente destabilizzanti (pur mancando un serio polo di opposizione che ne sappia approfittare!). 
Da un lato ci sono i nuovi sviluppi della inchiesta tangenti, che coinvolgono Romiti e De Benedetti, cioè il cuore del capitalismo italiano, nonché autorevoli esponenti dell'intero capitale finanziario transnazionale. 
Ci sembra chiaro che, se l'avviso di garanzia a Craxi, s'iscriveva in una logica stabilizzante di ricambio politico interno al sistema, l'avviso di garanzia a Romiti è ben altra cosa, e rappresenta un rigurgito di indipendenza della magistratura al quale stentiamo a credere. 
D'altro lato, grattando troppo attorno a tangenti e legami mafia, tra potere politico e banche, chissà cosa può venire fuori, anche di portata internazionale! 
Basti pensare che Noriega, che aveva fatto di Panama, il punto di transito del narcotraffico fra Sud e Nord America, fra America ed Europa, era legato alla CIA, quando a dirigerla vi era un certo George Bush, esponente della Trilaterale accanto a De Michelis e Agnelli...!
Se si tiene conto di tutti questi fattori, e del loro interagire con la situazione politica complessiva del Paese, ci sembra legittimo il sospetto che sotto le bombe di Roma e Firenze ci sia qualcosa di più grosso rispetto alla mafia. 
E la massoneria, coagulo storico del potere economico nazionale, e tramite tra Italia e Stati Uniti, fra industriali e politici, fra politici e Forze Armate che fine ha fatto?
Mi sembra che Gelli abbia di recente chiesto un avviso per l'espatrio, per assistere la moglie, ricoverata in una clinica francese ...

Renato Pallavidini

 

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