da "AURORA" n° 7 (Giugno 1993)

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Ancora e sempre «olocausto»

Carlo Terracciano


«Ebrei! Ebrei! Ebrei! Come posso non pensare continuamente agli ebrei?
Gli ebrei sono i miei secondini, io sono il prigioniero»
Philip Roth: "Operation Shylock"


 

Se c’è una cosa che fa infuriare il mondo sionista, è un ebreo che non soltanto condanni il razzismo militarista e guerrafondaio di Israele, ma osi addirittura mettere in causa il tabù per eccellenza di questa seconda metà del XX° secolo: l’Olocausto, la "Shoa" o come lo si voglia definire.
Di tutto si può parlare al giorno d’oggi, tutto può essere messo in discussione, a cominciare da dio per finire all’ultima cellula dell’universo, ma non certo l’unicità della persecuzione degli ebrei, con relativo corollario di soluzione finale, camere a gas e 6 milioni di morti.
I revisionisti di tutto il mondo ben sanno a cosa vanno incontro in casi simili. Ed ora, grazie ad una legge liberticida (e a doppio taglio!), anche l’Italia tende ad uniformarsi in materia alle legislazioni repressive della libertà di pensiero, già in vigore in Francia e Germania.
L’analisi storica revisionista è oramai assimilabile ad un reato.
Una legge creata ad hoc, sfruttando l’idiozia, pilotata dalla stanza dei bottoni, di una manica d’imbecilli (ma guidati da furbi) che certo potranno ambire al massimo riconoscimento che lo stato sionista concede ai suoi amici più fedeli e fidati.
È noto che il servilismo dei sottosviluppati mentali italioti supera in stupidità e ferocia la crudeltà dei padroni. Per cui quello che è proibito in Europa può ancora esser detto in America; almeno se a dirlo è un ebreo antisionista (si pensi al caso di Noam Chomsky).
Ecco allora che un Roth può liberamente scrivere di un Israele che «ha fatto dell’olocausto la leva della sua sfrenata ambizione» e di «cieco sfruttamento di un universale vittimismo» (cfr. "Repubblica" del 16/3/93: "Shylock sosia di Roth"); fino a parlare, estrema bestemmia, di «commercializzazione dell’olocausto»!
Ed è proprio questa commercializzazione che ci ha dato lo spunto per citare l’opera dello scrittore ebreo-americano antisionista e, sembra, sostenitore di un neo-diasporismo ebraico.
Quasi una drammatizzazione letteraria tra le due anime ebraiche e le due strategie mondialiste.

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Sui nostri schermi sta per uscire il film di Roberto Faenza «Jona che visse nella balena» (sceneggiatura di R. Faenza, collaborazione di Filippo Ottoni), tratto dal libretto «Anni d’infanzia» di Jona Oberski, oggi un affermato fisico nucleare. Un opera semi sconosciuta che, grazie al film, occupa oggi interi scaffali delle librerie e che il premio Nobel Isaac Singer definisce "la storia più morale e più forte che ho letto nella mia vita di scrittore".
Il professor Faenza (cattedra a Washington e a Pisa) ci spiega da par suo le motivazioni che lo hanno spinto a questa operazione cinematografica. Alla domanda:
«Faenza, cosa ha a che fare la scelta di questo film con il suo essere ebreo?», ecco la testuale risposta:
«Assolutamente niente, perché io non sono minimamente religioso [e che c’entra?! - nota dell’autore]. Io non ho voluto fare un film sugli ebrei, bensì un film sull’ingiustizia: è solo quando rifletto sull’ingiustizia che torno a risentirmi ebreo ...».
Saremmo allora curiosi di sapere se il cattedratico Faenza "torni a sentirsi ebreo" se e quando riflette sull’ingiustizia perpetrata dagli ebrei israeliani contro i palestinesi.
(Non) si sente (più) ebreo, per senso di giustizia, quando vede (per es. in TV) sparare sui bambini palestinesi dei territori occupati da parte dei soldati con la stella di Davide? Si sente o non si sente ebreo di fronte ai loro corpi straziati dalle pallottole israeliane, come per quelli di donne e uomini arabi?
Lui che fa rivedere nella finzione filmica il dramma di un campo di concentramento, come si sente conoscendo l’esistenza dei campi di concentramento militari israeliani: Ansar 3 e Megiddo, nel deserto, Ansar 2, Dhahariya, Fara’a, Tulkarim, per non parlare delle prigioni civili nel resto del paese? Campi e prigioni ove la tortura, spesso accompagnata dalla morte o dall’invalidità dei prigionieri, è prassi quotidiana.
Nei carceri militari di Israele 3.000 (tremila) reclusi sono sotto i 18 anni, cioè minorenni, ragazzi, quasi dei bambini.
Chissà se anche a loro si riferisce il Faenza quando dice che «possiamo cambiare solo quelli che oggi sono ancora molto piccoli, bambini», facendo vedere i suoi films.
Se il prof. Faenza tornasse a "sentirsi ebreo" davanti a questa ingiustizia, saremmo di fronte ad un bel caso patologico di sdoppiamento della personalità; come quello descritto nel succitato libro di Roth, incentrato su quel vittimismo e sfruttamento dell’olocausto che ha creato Israele e i suoi carnefici di oggi, di ieri, di sempre.
Sentirsi "ebreo" di fronte all’ingiustizia praticata dagli ebrei!
Il massimo! Prof. Faenza: a quando un suo film sui bambini dell’olocausto palestinese?

La «storia» secondo Nirenstejn.

Chi invece non ha certo di questi problemi di coscienza e morali, con relativa crisi d’identità, è il sig. Alberto Nirenstejn , di professione ...storico.
Del suddetto, la casa editrice "Nuova Italia", specializzata in testi scolastici, sta per pubblicare un breve saggio dal titolo: "È successo solo 50 anni fa".
«Un testo che gli insegnanti potranno [dovranno? - nota dell’autore] adottare tra le letture da consigliare ai giovani».
Argomento? Provate ad indovinare... Ma sì, bravi! Ancora e sempre: olocausto (Avete vinto un viaggio a Dachau, per ammirarvi le camere a gas ... nuove di zecca).
Su questa opera, definita "educazione alla civiltà", hanno avuto un incontro-dibattito con l’autore l’onnipresente Ernesto Galli della Loggia, il rabbino di Roma Alberto Piattelli, Alba Sasso, presidente del CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti) e altri.
Cosa leggeranno dunque i nostri giovani studenti per merito dello storico Nirenstejn?
Storia e numeri, per cominciare: come la cifra di "due milioni di bambini che morirono nei lager del Terzo Reich". Dando per scontata (?) la solita cifra di 6 milioni di morti: 6 - 2 = 4; cioè 1 ebreo su tre era un bambino!
Ma tanto si sa che "la matematica è un’opinione", specie per gli storici.
Il bello (si fa proprio per dire) deve ancora venire.
Fate attenzione a quanto riportato nell’articolo di Maria Novella De Luca: "Lo sterminio in un libro per studenti", in "Repubblica", venerdì 26 marzo ’93:
«Non solo numeri e fatti (sott. nostra). Emozioni e parole che raccontino ai giovani d’oggi che quei giovani di 50 anni fa erano come loro»
Ci si permetta: questo è un insulto per le giovani vittime ebree di allora perché sarebbero state altrettanto sciocche come quelli che oggi dovrebbero credere a quanto scritto nel libro e che riporto qui di seguito:
«I tedeschi davano la caccia ai bimbi ebrei con i cani lupo ammaestrati, buttavano i bimbi in aria e, mentre cadevano, li infilzavano sulle baionette, tagliavano le teste ai bimbi con asce, spaccavano i neonati in due, li buttavano sui roghi, nei pozzi, nei fiumi, accendevano fuochi sulle teste di bimbi sepolti vivi fino al collo, seppellivano bambini vivi, ecc. ecc.».
Confesso che anche per me è difficile trovare parole adatte a commentare questo libro ed il suo autore!
Neanche i più feroci sterminazionisti ed antirevisionisti erano mai arrivati a simili infami menzogne, ad una uguale distorsione storica, a tali insulti dell’intelligenza dei lettori (ma, ricordate? «possiamo cambiare solo quelli che oggi sono ancora piccoli»...).
Eccolo dunque tutto il gran guignol sado-nazi (ma con strani riferimenti biblici) con cui gli alunni di domani si cimenteranno: "una storia non solo (sic) di numeri e fatti".
Per inciso, nel suo livore, A. N. mescola e confonde pure le trovate di guerre di propaganda diverse; o, meglio, condisce il suo immondo minestrone di sangue e budella con menzogne prese da tutti i tempi.
La storiella dei tedeschi che lanciavano bambini in aria per infilzarli sulle baionette (ambientata allora in Belgio) fu diffusa ad arte durante la ... Iª Guerra Mondiale, ai tempi del Kaiser Guglielmo (o forse era quel caporale ... sì quel certo Hitler che anche da soldato ne combinava di tutti i colori?)!
Recentemente tutto ciò è stato smentito dagli stessi inglesi e francesi, con la seguente giustificazione: «Era propaganda di guerra»!
Cioè tutto fa brodo ovvero in amore e in guerra tutto è lecito, anche le menzogne più ripugnanti.
Specie poi per uno storico come il Nirenstejn per il quale contano «emozioni e parole» e non cifre e fatti; visto che comunque lo scopo è di suscitare nei giovani orrore verso i tedeschi e solidarietà agli ebrei.
Né la TV di stato vuol esser da meno di cinema e libri se Giovanni Spinoso, parlando il I° aprile (o era un pesce?) al TG3-Regione ("Da Firenze ricordando Varsavia") ha rincarato le dosi con «i bambini ebrei bruciati nelle... stufe»! 
Affermando poi che «i tedeschi dovranno ricordare per 500 anni il loro peccato», e via di questo tono.
Sempre meglio, comunque, dei rabbini che a Roma e a Varsavia hanno affermato che i tedeschi stessi non potranno mai «essere perdonati»!
Evidentemente la Germania unificata è scomoda per qualcuno, nonostante i generosi aiuti ad Israele.
Eccoli dunque i registi, i presentatori, gli storici che preparano le nuove generazioni contro i rigurgiti neonazisti

 

Una legge ad hoc

E proprio contro la caricatura del nazismo preparata ad arte, cioè il fenomeno naziskin romano e i suoi manutengoli, è arrivato il decreto del ministro dell’interno Nicola Mancino; per farlo prima della crisi di governo l’ha pure sottratto alla Commissione Giustizia!
«Di fatto -spiega il repubblicano Enrico Modigliani (?)- il decreto ha tenuto conto proprio delle nostre indicazioni. Della necessità, cioè, più che di individuare nuove tipologie di reato, di utilizzare le norme esistenti, facendole confluire in una sorta di testo unico».
Così, per inciso, si evitano conflitti di competenza o ricorsi alla Corte Costituzionale per incostituzionalità (con la libertà di pensiero ed espressione) e si può utilizzare la nuova legge elasticamente per colpire gli avversari di turno, non necessariamente di destra!
Chissà se l’estrema sinistra se ne renderà mai conto; ne dubitiamo fortemente.
Il decreto in questione consente di «arrestare, processare e condannare, con pene variabili da uno a sette anni, il singolo cittadino o gli aderenti ad organizzazioni che diffondono idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale, incitano alla discriminazione e all’odio o a commettere violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».
Bene! Noi da cittadini rispettosi delle leggi, denunciamo subito qui pubblicamente, alle competenti autorità, il libello di Alberto Nirenstejn, sedicente storico e tutti gli altri che, come lui, con le loro menzogne istigano all’odio etno-nazionale contro i tedeschi e la Germania, falsificando volutamente la storia. Con l’aggravante di utilizzare la scuola per plagiare all’odio antitedesco le menti indifese dei giovani.
Chi accetta scommesse sull’iter futuro di questa pubblica denuncia?
Una cosa sola è certa: ad essere sterminata qui, è solo la Verità!


Carlo Terracciano

 

 

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