da "AURORA" n° 10 (Ottobre 1993)

*   *   *

Un nuovo sempre più vecchio

Gianni Benvenuti

"Italiani brava gente". Era questo il titolo di un film in voga negli anni sessanta. In esso vi era tanta ironia, ma anche tanta verità. Gli Italiani sono, senza dubbio, "brava gente" soprattutto per chi governa e detiene il potere. Lo hanno dimostrato nel corso della storia, e continuano a dimostrarlo negli anni in cui viviamo. 
Sempre pronti, nella stragrande maggioranza, a stare dalla parte di chi vince e chi comanda. Sempre pronti a mugugnare, criticare in privato, far finta di voler cambiare e fare la rivoluzione. Ma, sempre e comunque, incapaci di ribellarsi. 
Privi del coraggio di dire NO! Conservatori dove non bisognerebbe esserlo, e viceversa. Impregnati e pervasi da una mentalità borghese che lascia assai poco spazio ad un antagonismo del quale, al contrario, vi sarebbe urgente ed estremo bisogno. 
Italiani brava gente, non c’è alcun dubbio. Quando invece sarebbe necessaria una buona dose di sana e robusta cattiveria.
Ernest Jünger, con evidente provocazione, affermava: «meglio delinquenti che borghesi». Intendendo ovviamente per delinquente colui che esce dal gregge, colui che non ci sta, colui che si ribella, colui che, sempre per dirla con Jünger, «passa al bosco». 
Ma la brava gente italica continua imperterrita a farsi incolonnare. 
Tutti in fila a farsi raccontare (e credere) che le bombe sui treni o nelle stazioni fossero "fasciste". Tutti in fila a farsi raccontare e credere che le bombe di Palermo, Firenze, Milano e Roma siano esclusivamente mafiose. Tutti in fila a farsi raccontare (e credere) che l’unico ladro d’Italia sia Bettino Craxi, dopo averlo quasi osannato come il secondo Uomo della Provvidenza. Tutti in fila a farsi raccontare (e credere) che questo nostro Paese possa cambiare con qualche voto referendario. Tutti in fila a pagare le tasse. ICIAP, ICI, lLOR, ISI, tickets sui medicinale, balzello sul medico di famiglia e chi più ne ha più ne metta. O, meglio, chi meno ha più paghi. 
Tutti in fila. Zitti e muti. Becchi e bastonati. Tanto stia tranquilla la brava gente italica, si va verso il nuovo. 
Le nuove regole elettorali cambieranno questo disastrato e squinternato Paese. Lo dice la vecchia e collusa classe dirigente; lo dice la TV di regime; lo dicono i giornalisti di regime. Si è fatto credere che la colpa di tutti i mali fosse il sistema proporzionale voluto e partorito, guarda caso, all’indomani della fine della guerra. Con il maggioritario si volta pagina. Non ci saranno più ladri e incompetenti. E gli italiani brava gente bevono e vanno in colonna a votare. Come vogliono Segni e Occhetto. Convinti ancora una volta di fare la rivoluzione. 
Poveri gonzi! 
Ed intanto ecco che arrivano l’abolizione della scala mobile e l’ignominioso accordo sul cosiddetto costo del lavoro. Ecco che si smantella proditoriamente lo Stato sociale. Ecco che si taglia la scuola. Ecco che gli sfrattati non trovano casa. Ecco che i giovani non trovano lavoro. Ecco che le fabbriche chiudono. Ecco i licenziamenti e la cassa integrazione. Ecco che gli ospedali scoppiano. Ecco che, a fronte delle patagrueliche ruberie e macroscopiche incompetenze, l’Italia diventa sempre più povera. Ecco che si privatizza tutto. Ecco che si perde ogni residuo senso di dignità nazionale. Ecco che si diventa succubi delle lobbyes, delle multinazionali, del mondialismo imperialista e capitalista. Ecco che scompaiono i valori autentici. Ed ecco anche che ricominciano a scoppiare le bombe. Puntuali come sempre. Destabilizzanti si dice, e gli italianici credono. Contro il cosiddetto nuovo si dice, e gli italiani ci credono. 
Senza minimamente pensare che per questo sistema marcio e corrotto non può esistere il nuovo e che non c’è mai stato niente di più stabilizzante delle bombe stesse. Tra una bomba e l’altra, tra una falsa (e inutile) riformetta e l’altra il potere, quello vecchio e responsabile di tutto, si consolida. 
Alcuni esempi? Il rapimento di Moro consentì di fare il cosiddetto "governo di solidarietà nazionale" con l’avallo dell’allora PCI. 
Governo che produsse l’iniqua legge sull’equo canone e l’aberrante legge sulla sanità.
L’attentato a Falcone ha consentito di eleggere immediatamente a Presidente della Repubblica l’insignificante e patetico Luigi Scalfaro, l’uomo che più di ogni altro rappresenta e difende il vecchio. 
Le recenti bombe di Milano e Roma hanno accelerato quella confusa riforma elettorale che è funzionale esclusivamente al consolidamento della stantia e corrotta classe politica. Altro che nuovo! La vecchia partitocrazia si consolida. 
Cambia qualche nome, qualche simbolo, nascono indecifrabili e pericolose ammucchiate, ma i vecchi satrapi restano comunque i sella. Segni, Occhetto, Cossiga, Martinazzoli, Napolitano, De Mita, Spadolini, Del Turco, Lama, Nilde Iotti. Sono sempre loro a menare le danze. E gli italiani stanno a guardare. Turlupinati, imbrogliati e fregati come sempre. 
Ma, come sempre, in riga. 
Pronti ad obbedire a coloro che di questo Paese hanno fatto scempio. È un film che abbiamo visto tante volte. Troppe volte. È il vecchio che si traveste di nuovo, per diventare sempre più vecchio. Vale senza dubbio l’antico adagio «ognuno ha ciò che si merita». Diventa financo patetico continuare il brontolio e inveire contro una classe politica corrotta e cinica, quando poi nella sostanza si obbedisce pedissequamente ai suoi ordini. Diventa ridicolo fare, come vengono fatti, i distinguo: «ma questo ha rubato poco», «ma quello meno di quell’altro». 
Sono tutti corrotti e filibustieri. Come tali andrebbero presi a pedate nel sedere Tutti nessuno escluso. 
O si diventa "delinquenti" nel senso jüngeriano del termine, o si persiste nell’essere "brava gente". 
Non c’è via di scampo.

Gianni Benvenuti

 

articolo precedente indice n° 10 articolo successivo