da "AURORA" n° 10 (Ottobre 1993)

LETTERE

 

Caraglio (CN)

La presenza del televisore nelle nostre case è un fatto reale ed un fenomeno senz'ombra di dubbio irreversibile; il che ci costringe ad affrontare il tema del nostro rapporto quotidiano con il mezzo televisivo.
Viene quindi volentieri raccolto l'invito di A. Cucchi ("Aurora" n° 7) a recare un contributo all'analisi della correlazione con il fenomeno TV.
Nel definire "Medium Zero" la televisione M. Enzensberger coglie perfettamente l'assenza di significato, il vuoto che, con un andamento in progressione, permea sempre di più i programmi cui assistiamo ogni giorno.
In effetti l'apparente libertà scelta tra diverse emittenti viene di fatto vanificata dalla reale omogeneità dei programmi al loro interno.
Tutto ciò potrebbe quindi indurre a, convenire con chi sostiene la tesi della neutralità del mezzo televisivo.
Certamente in quanto strumento esso possiede teoricamente un carattere di neutralità, ma solo nel senso in cui può essere definito "neutro" un martello, che si può usare per piantare i chiodi oppure per rompere la testa del vicino di casa che non apprezza le vostre abitudini.
In sintesi vale il principio che la TV (insieme di mezzi tecnici atti a trasmettere-ricevere segnali tradotti in immagini) è neutrale, ma non lo è affatto la sua gestione.
Tre sono le ipotesi di atteggiamento reattivo davanti a questa televisione (che, giova ricordarlo, per ora è anche l'unica televisione):
* Se è la gestione il nocciolo politico delle scelte televisive si potrebbe ipotizzare o l'azione all'interno del sistema-TV allo scopo di far filtrare e piazzare, quando possibile, contenuti "altri" rispetto alla prassi abituale, oppure investire nella creazione di un piccolo canale televisivo di tipo alternativo.
Peccato che nel primo caso si tratterebbe di gocce annullate in un mare di banalità che, quando fossero notate, condurrebbero, ben presto, all'isolamento ed allontanamento del sovversivo responsabile. Inutile inoltre sottolineare come il mondo antagonista non possieda la capacità economica di alimentare un canale alternativo che, oltre tutto, sarebbe costretto a sopravvivere senza introiti pubblicitari. Da fantascienza l'ipotesi di controllare il sistema dei media grazie alla conquista del potere politico.
* Si può anche scegliere di azzerare la televisione rifiutandola, non guardandola. Non è però una scelta militante di sicuro e, psicologicamente, fa insorgere il legittimo dubbio dell'incapacità di resistere al fascino della scatola luminosa.
Voi potete non guardarla, ma lei continua ad esistere e a condizionare gli altri anche in vostra assenza. Addirittura l'ignorare i programmi che la gente segue normalmente può ridurre a zero anche quelle briciole di infinitesimale commento antagonista con il collega, il vicino, l'amico.
* L'autogestione ragionata del televisore, grazie all'aiuto del videoregistratore, può ritenersi un discreto metodo di autodifesa all'interno delle pareti domestiche che offre, innanzi tutto, l'opportunità di imparare a non guardare la televisione, ma solo alcuni programmi che possiamo ritenere più validi.
Questo per quanto riguarda le nostre case, l'interno; sul fronte sociale, esterno, il discorso è diverso.
Posto che la televisione è il mezzo ideale per isolare le persone ed annullare i contatti tra loro, il compito principale è quello, laddove sia realizzabile, di ricucire lo "stare insieme", cioè le occasioni di incontro tra le persone.
Se l'isolamento degli individui è funzionale al sistema capital-consumista, i contatti umani, il ricreare la gente corre nella direzione diametralmente opposta.
Riteniamo che uno dei compiti del movimento antagonista possa essere dunque anche quello di ricreare quegli spazi di incontro tra le persone dove, scordando settarismi e dogmatismi bacchettoni del passato ci si apra agli individui più sensibili.
Ci sono ancora persone che aspirano ad una realtà a misura d'uomo; sta a noi il cercarle ed incontrarle.
Si possono creare veicoli di idee che siano anche divertenti ed al passo con i tempi e che sappiano comunicare la nostalgia di un altro modo di essere e di rapportarsi al mondo.
Anche questo è spegnere il condizionamento televisivo e ricreare, sia pure per poco e per pochi, quel "silenzio" dove si ode ancora l'eco del Divino.

Maurizio Nai


Circa un anno fa, Vi chiesi chiarimenti riguardo la Vostra politica, ma sfortunatamente la risposta mi è giunta solo pochi giorni fa, grazie alle meravigliose Poste italiane.
Già da tempo ricevo il mensile "Aurora", che ritengo davvero valido e in sintonia con il mio pensiero; mi fa piacere che in esso non vi sia esasperazione, ma una chiara analisi dei vari problemi o avvenimenti. In particolare ho gradito sapere che attori italiani come Vianello, cantanti come Lucio Battisti, credano nei miei stessi ideali, in una Nazione dove per fare carriera ci si inventa di sinistra.
Riguardo l’attività del Vostro circolo, le informazioni datemi hanno pienamente appagato la mia curiosità e sarei onorato di intraprendere (instaurare) con Voi una proficua corrispondenza, per un reciproco scambio di idee e opinioni.
In Sardegna, piegata da politici nullatenenti e da speculatori di tutta Europa, occorre rieducare la gente ad amare la propria terra e a difenderla da gente senza scrupoli; ideali che nel ventennio fascista hanno segnato gli animi e le coscienze degli attuali anziani che rimpiangono l’equità di trattamento e il benessere comune che il fascismo portò nell’isola.
Ma dopo la fine della guerra tutti noi sappiamo quanto fumo ci è stato gettato in faccia e quante falsità sono state scritte: occorre spronare la gente, ricordarle che essa stessa è il "popolo sovrano", quello che comanda; non schiavi, ma padroni.
Attendo una celere risposta da parte Vostra e colgo l’occasione per distintamente salutarVi.

Tito Cusimano

 

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