da "AURORA" n° 10 (Ottobre 1993)

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Lo Stato italiano in vendita

Giovanni Mariani

Chi si nasconde dietro alle privatizzazioni? 
Chi veramente vuole comprare? 
È veramente indispensabile vendere?
Per rispondere a queste domande bisogna ricostruire passo per passo il diabolico piano delle privatizzazioni, tanto auspicato da chi desidera vedere l'Italia colonizzata dal capitale multinazionale.
Novembre '92: i quotidiani nazionali riportano in prima pagina il "giallo politico", scaturito dalla divulgazione del documento riservato sulle privatizzazioni, preparato dal Ministro del Tesoro Pietro Barucci; milioni di italiani vengono a diretta conoscenza dei piani economici, quantomeno insensati, stilati dai nostri governati. Ma veniamo ai fatti in rigoroso ordine cronologico;

IL CASO: il documento top secret di Barucci inerente la privatizzazione delle Aziende di Stato viene fatto misteriosamente recapitare in via Ripetta, ove sono situati gli uffici dell'agenzia di stampa "Adn-Cronos", mentre altre copie ancora vengono recapitate in busta chiusa e anonima ad agenzie giornalistiche di Milano e Roma. Immediata la reazione: una perquisizione dei Carabinieri e della Guardia di Finanza viene eseguita nell'agenzia "Adn-Cronos" che ha diffuso la notizia;

L'INDIZIATO: Giuseppe Guarino, Ministro dell'Industria, è il maggiore indiziato, quale responsabile, della fuga di notizie che dovevano essere strettamente riservate.
L'accusa va oltre; Guarino viene aspramente criticato da Amato e Barucci per aver ideato un piano sulle privatizzazioni alternativo, a quello del Ministro del Tesoro Barucci. In pratica Guarino avrebbe complottato, predisponendo una sorta di contro-piano che presupponeva una dissociazione dal documento approvato ufficialmente dal governo.

LA DIFESA: Guarino tiene duro: in una intervista al "Corriere della Sera" nega di avere responsabilità sulla fuga di notizie che ha spinto il governo sull'orlo della crisi, definendo il progetto del Ministro del Tesoro, come un semplice documento propedeutico alla discussione...
In seguito, il piano messo a punto dal Governo viene portato al vaglio del parlamento che ne definirà le linee strategiche e la proposta Barucci viene notevolmente ridimensionata. Il Presidente del Consiglio Amato è costretto ad una parziale marcia indietro. Il progetto incontra resistenze da parte di alcune forze politiche poco propense ad assecondare una incontrollata alienazione del patrimonio pubblico.

Cosa vuole vendere

LE BANCHE; il Credito Italiano, uno dei maggiori istituti bancari nazionali (è al 73° posto come importanza nel mondo), ha chiuso l'anno '92 con un buon attivo, possiede forti partecipazioni in Mediobanca (8,81%), nel Credito Fondiario e Industriale (26,3%) e, da alcuni mesi, nella Banca di Spoleto (35%). All'estero il Gruppo svolge attività attraverso una rete di otto filiali: cinque controllate e tre collegate in ben 11 paesi. Inoltre può contare su ben 15 uffici di rappresentanza distribuiti in 14 paesi.
Per quale motivo aziende attive, di importanza fondamentale per la nostra economia vengono svendute in un periodo di grave recessione, con la lira svalutata ed a prezzi, stranamente, appetibili per eventuali compratori esteri?
Chi ha interesse a svendere fette rilevanti dell'economia nazionale, ma soprattutto qual'è l'interesse di chi compra?
Secondo Giuseppe Guarino ("Il Giorno" del 10-11-92) il Credito Italiano potrebbe anche essere acquistato da un compratore non europeo («non possiamo più fare queste differenze» ha dichiarato), soprattutto se il fine è quello di portare valuta fresca in Via Veneto. In Italia del resto, come riportato dal settimanale "l'Europeo" (4 dicembre '92), di gruppi imprenditoriali in grado di sborsare certe cifre pronta cassa non ce ne sono molti. La stessa Confindustria, d'altro canto dichiarava, per bocca del suo presidente, «che era vivamente auspicata la presenza di concorrenti stranieri all'asta». Non è un caso quindi che l'americana Merryll Lynch abbia subito avviato contatti con numerosi investitori italiani ed esteri che potevano essere interessati all'acquisto. A questo punto emergono particolari sconcertanti, tali da mettere in allarme ogni cittadino italiano che non abbia dimenticato che ogni bene dello Stato è proprietà del Popolo.

I compratori

Dai dati finora disponibili, si può stabilire che gli acquirenti saranno Multinazionali o banche estere, le uniche che possano disporre della liquidità necessaria. Per sapere qualcosa di più preciso, sui nomi e sulla affidabilità dei futuri padroni della nostra economia, dobbiamo andare indietro di qualche mese, precisamente al 2 giugno '92, ad un episodio riportato dalla stampa estera. Un episodio che getta una sinistra luce sull'onestà di una classe dirigente che si vuole nuova ed onesta.. Si da così il via alla svendita dei patrimoni bancari e industriali più prestigiosi dello Stato italiano. La svendita viene ribattezzata "privatizzazione"; un termine indolore che a detta del governo dovrebbe rappresentare la soluzione di tutti i mali della nostra economia. In realtà si tratta di un affare dalle proporzioni colossali, la cui regia è nelle mani delle famiglie che rappresentano il vertice finanziario del mondialismo capitalista, e che, attraverso le privatizzazioni, cercano di togliere all'Italia ogni residuo d'indipendenza economica, compresa la sovranità monetaria.
Questo viene deciso il 2 giugno '92 a bordo del regio yacht "Britannia" dai rappresentanti della BZW (struttura di brockeraggio delle Barclay's), della Baring & CO, della S.G. Wamburg, dai nostri dirigenti dell'ENI e dell'AGIP, da Mario Draghi, in rappresentanza del Ministero del Tesoro, da Riccardo Galli dell'IRI, da Giovanni Barzoli dell'Ambroveneto, da Antonio Pedone della Crediop e da altri funzionari della Comit, delle Generali e della Società Autostrade... Lo rivela un documento della Executive Intelligence Review.
Dopo poche ore di discussione l'affare viene definito e al Governo Amato viene delegato l'onere di convincere la Comunità nazionale ed il Parlamento della ineludibile necessità di questa colossale "vendita all' asta" dei beni dello Stato. Un incarico di imbonitore che il prof. Amato saprà svolgere con rimarchevole efficienza, grazie all'aiuto determinante dei mass media.
Quanto rimane dell'operazione sarà compito della Grande Finanza internazionale che, da dietro le quinte, si adopererà per fornire al nostro Governo l'alibi finanziario che dia apparente consistenza e utilità all'intera operazione.

L'alibi

1) Diverse riviste statunitensi, specializzate nel settore finanziario, si incaricarono di lanciare anatemi contro l'economia italiana definita "traballante" e non più in grado di sostenere l'inclusione del nostro Paese nel novero dei Sette Paesi industrializzati.
2) L'economista Romano Prodi suggerisce la privatizzazione delle banche d'interesse nazionale (COMIT - Credito Italiano - Banco di Roma), più il San Paolo, il Monte dei Paschi di Siena e l'INA, come stabilito nel copione siglato nel vertice sul "Britannia".
3) La svalutazione della lira operata dal Governo Amato (con l'attuale presidente Ciampi a dirigere l'operazione quale responsabile della Banca d'Italia) che viene gabellata come un vantaggioso affare per l'economia nazionale serve solo a rafforzare l'idea di un'economia in ginocchio destinata, in breve tempo, al crollo finale, la cui unica via di salvezza è rimasta la privatizzazione caldeggiata da Romano Prodi e dai suoi complici. D'altra parte la svalutazione della lira diviene un ulteriore, colossale, affare per le "finanziarie" di Wall Street abbassando il prezzo di acquisto reale -in dollari- dei beni economici di Stato di oltre il 30%.

Chi sono i compratori

Le indiscrezioni riguardanti le"finanziarie" a cui è delegato l’affare delle privatizzazioni, indicano;
GOLDMAN SACHS: la più importante di Wall Street, con una sede operativa a Milano. Controlla e manipola il prezzo mondiale del greggio.
SALOMON BROTHERS: gestisce anch’essa il greggio mondiale, ma ha consistenti interessi in numerose banche e multinazionali americane; qualche anno fa, è stata responsabile di una poco pulita operazione di borsa che è costata cara ai piccoli azionisti.
MERRYLL LYNCH: (incaricata dall’IRI di portare avanti la privatizzazione del Credito Italiano) si è resa celebre per aver partecipato ad operazioni di riciclaggio di denaro sporco, intermediando tra Lugano, Italia e Stati Uniti in quell’operazione scherzosamente denominata "Pizza Connetion".

Queste ed altre finanziarie a loro consociate si sono rese responsabili di altre operazioni poco pulite che la magistratura ha stranamente lasciato correre. Del resto non bisogna sottovalutare l’influenza, anche politica, che esercitano questi mostri finanziari; la presenza di loro amministratori al vertice dei governi statunitensi, democratici o repubblicani poco importa, è costante.
Il giallo della svendita del nostro patrimonio pubblico appare così risolto: l’asservimento totale della nostra economia agli affaristi d’Oltreoceano; un passo avanti, determinate, per il completo asservimento dell’Italia alle esigenze economiche e geopolitiche del Mondialismo americanocentrico.
Alla luce di questi fatti sovviene spontanea una domanda: il cataclisma di Tangentopoli ha avuto una sua valenza in questa mostruosa operazione? Dovremmo essere felici di mandare a casa una classe dirigente corrotta, ma la nostra diffidenza nei confronti dell'iniziativa della magistratura è sempre stata consistente. 
Come potremmo fidarci, del resto, di una azione moralizzatrice portata avanti dallo stesso apparato giudiziario che per anni ha sorvolato su un andazzo noto anche alle pietre?
Tangentopoli ci appare come un mezzo escogitato per mandare a casa i vecchi servi corrotti che dopo il crollo del Muro avevano ormai esaurito la loro funzione.
L’Italia, colonia statunitense nel Sud dell’Europa, dev’essere d’ora in poi guidata -per conto terzi- dai tecnocrati direttamente gestiti dai Centri di manovra della finanza a Stelle e Strisce.
Tangentopoli è solo uno dei tanti tranelli che servono ad uno scopo ben più importante: prima Maastricht, poi le privatizzazioni, domani..?
Prima rubavano gli italiani agli italiani...
D’ora in poi la rapina delle nostre risorse è esclusivo monopolio dello straniero...
Il tutto col beneplacito e il plauso di questo popolo di smidollati e corrotti.

Giovanni Mariani

 

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