da "AURORA" n° 10 (Ottobre 1993)

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Amici e nemici

Francesco Mastroianni

Pur con qualche diversità di opinione sulle strategie, tutti noi (noi di "Aurora") siamo convinti che il nemico principale sia, oggi, il mondialismo capitalista, livellatore e fautore della eliminazione di ogni differenza.
L'individuazione del nemico è indispensabile per potere elaborare direttive e strategie che, a seconda dei momenti, possono essere di contenimento e d'attacco. 
Per elaborare queste non si può non tenere conto delle forze in campo, dell'ambiente in cui si opera e della possibilità di trovare alleati, duraturi o momentanei. 
Sergio Gozzoli ha scritto sul n° 37 de "L'Uomo Libero" che: «di fronte alla minaccia mortale portata oggi alla sovranità dei popoli europei dal disegno mondialista della Grande Finanza e dal suo braccio secolare -gli USA-, se uomini intelligenti, equilibrati e di potere come sono molti ebrei ... stessero dalla mia parte, dalla parte degli interessi dell'Europa intendo, non li accoglierei a braccia aperte? Non potrei che gioirne, poiché aumenterebbe di gran lunga la possibilità di salvare il mondo dei nostri padri e quindi la libertà e l'identità dei nostri nipoti». 
Nel momento in cui altri sono disposti a combattere la nostra battaglia non possiamo non esserne contenti. Anche se su tante altre cose possiamo essere divisi e, magari, contrapposti. 
Quando il nemico principale è comune, le diversità di vedute su altre cose, su altri problemi, devono essere secondarie e non devono impedire che si combatta assieme la battaglia più importante. 
Sul n° 8/5 di "Aurora", Gianni Benvenuti riportava un brano di quello straordinario eretico che fu Berto Ricci: «C'è in Italia un po' di gente -che comincia ormai a conoscersi e a contarsi- che non si sente nata per fare da fedelissima interprete a nessuno; che saggia, sonda, sposta la visuale, rasenta a volte l'eresia ... a nessuno è concesso ignorarne l'esistenza, non tenerne calcolo nella stima di un avvenire che richiede soprattutto individualità, ardimento di pensiero e d'azione; uomini oltre le schiere». 
Allora, soprattutto a noi, non può essere consentito di non tenere conto che esiste anche oggi questa gente. E questa gente si richiama a volte agli stessi miti e valori ai quali ci richiamiamo noi, a volte ha altre idee e altre esperienze, ma riconosce oggi lo stesso nemico. 
Purtroppo c'è una grande frantumazione. Una frantumazione non soltanto tra si richiama ad esperienze diverse, ma anche tra chi si richiama agli stessi valori e alle stesse esperienze. 
C'è un proliferare di gruppi. Ogni gruppo sembra essere geloso della propria autonomia, per cui ogni qualvolta si è tentato di dare vita ad un tentativo di ricucitura ci si è scontrati con diritti di primogenitura con presunti diritti di gerarchia. 
Ognuno pretende di essere il più puro, il più serio, il più efficiente. Agli altri era richiesto solo di aggregarsi. 
E puntualmente la diaspora è continuata! 
Eppure a tutti dovrebbe essere chiaro che, così come stanno le cose, ogni gruppetto è come un tizzone: brucia e si consuma, ma difficilmente riesce a far divampare un incendio. 
Per spegnere un tizzone basta un bicchiere d'acqua. Per spegnere un incendio, se il vento è favorevole, non bastano i pompieri. 
Allora è necessario mettere da parte le posizioni da primi della classe. Se noi siamo convinti di essere nel giusto (e lo siamo) non dobbiamo dimenticare che anche gli altri possono avere la stessa convinzione. 
È necessario il rispetto reciproco. Solo nel rispetto reciproco si può trovare una unità di azione dov'è possibile; una strategia diversificata contro il comune nemico dove l'unità non è possibile.
Ci sono istanze antimondialiste un po' dovunque: dagli operai agli intellettuali, anche all'interno dei partiti e dei movimenti -da Rifondazione alla Lega, da gruppetti cattolici al Movimento sociale. Certo non possiamo avere nulla in comune con il liberaldemocratico Occhetto o con l'ultra-americano Tremaglia. 
Ma non possiamo aprioristicamente rifiutare di combattere contro il mondialismo insieme ad altri. 
Né possiamo chiedere ad altri di rinunciare alle loro convinzioni e di seguire le nostre scelte. 
Questa non è nostalgia di gabbie e di partiti. 
È semplicemente necessità di guardare con mente libera, senza lasciarsi trascinare da pur giustificati risentimenti, a quella che Machiavelli chiama la "realtà effettuale".

Francesco Mastroianni

 

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