da "AURORA" n° 11 (Novembre 1993)

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Maastricht: strumento del mondialismo
per schiacciare l'Europa dei popoli

Giovanni Mariani

In un articolo apparso su "Famiglia Cristiana", dello scorso anno, venivano evidenziati i termini del Trattato di Maastricht. Il settimanale cattolico è stato, in quell'occasione, una delle poche voci fuori dal coro nel mare dei consensi dei mass media di regime. L'articolo in questione, titolato: «Allarme nei Paesi comunitari, fermate quei banchieri!», sosteneva «... la BundesBank mette le mani su Maastricht; non sono i politici che manovrano, ma i grossi finanzieri e banchieri, con il beneplacito di Stati Uniti e Giappone». Quanto riportato dal settimanale ribadiva concetti che "Aurora" ha ampiamente dibattuto. Il Trattato di Maastricht altro non è che il primo passo verso la creazione di un supergoverno europeo direttamente gestito dall'Alta Finanza. A distanza di un anno, in occasione dell'entrata in vigore della "doppia nazionalità", i giornali tornano a trattare "l'argomento Maastricht" anche per l'avvicinarsi della fatidica data del 1 luglio '94, prima tappa effettiva per la creazione di "questa" Europa unita.
11 dicembre '91: viene stipulato l'accordo che prende il nome dalla cittadina olandese che ospitò l'incontro. Rappresentavano l'Italia due personaggi centrali nelle inchieste giudiziarie in corso per reati di mafia e corruzione: l'allora Presidente del Consiglio Andreotti e l'allora Ministro degli Esteri De Michelis conosciuto come uno dei referenti italiani della Trilateral, la nota lobby del banchiere Rockfeller.
7 febbraio '92: i Ministri degli Esteri della CEE ratificano gli accordi in attesa che i rispettivi governi adempiano agli obblighi da essi previsti.
Da allora, il silenzio più assoluto è calato sui contenuti del Trattato di Maastricht. È quindi venuta meno quella trasparenza più volte indicata quale garanzia della convenienza politica, sociale ed economica a favore dei popoli dell'Europa.
Dunque non si tratta di schierarsi pro o contro l'Europa, ma di affrontare il problema di fondo: quale è l'Europa disegnata dal Trattato?
Sicuramente non la nostra! 
Non l'Europa dei popoli, l'Europa rinsavita dopo due guerre civili che l'hanno marginalizzata, rendendola terra di conquista della cultura e dell'economia statunitense, ma un'Europa dei tecnocrati, privata delle sue Tradizioni morali e spirituali, un'Europa dimentica della solidarietà fra le componenti sociali che è fondamenta della sua millenaria civiltà
L'uomo comune, vittima di un'informazione parziale e di parte, è convinto che questa unità dell'Europa ponga essenzialmente le basi per l'integrazione delle economie nazionali, non più governate da politici corrotti e corruttori, bensì da tecnici onesti e preparati che assicureranno lavoro e prosperità per tutti. Questo è stato il messaggio veicolato dai mass media, mentre la realtà è la continuazione del processo di disgregazione delle sovranità nazionali. Processo che da decenni punta alla spoliazione della sovranità monetaria, politica, economica e militare dei popoli dell'Europa.
Esproprio della sovranità monetaria
Le tappe dell'esproprio consistono in due fasi:
- creazione dell'istituto monetario europeo (IMI) costituito dalle banche centrali dei paesi membri (luglio '94);
- costituzione del sistema europeo di banche centrali, comprendente l'unione delle singole banche centrali nazionali coordinate in un unica banca europea (BCE) che diviene la detentrice esclusiva delle riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri (tit. 2 art. 105/2), inoltre secondo il trattato non sono i governi né i parlamenti ma una commissione, attraverso la banca centrale europea, a stabilire gli indirizzi di massima della politica economica dei singoli stati nazionali;
- la banca centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l'emissione di banconote all'interno della Comunità, la BCE e le banche centrali possono emettere banconote (art.105/a);
- gli Stati membri possono coniare monete metalliche con l'approvazione della BCE per quanto riguarda il volume del conio. Quindi agli Stati membri, rimarrà la facoltà di coniare monete metalliche spiccioli senza valore;
- il consiglio può affliggere sanzioni attraverso la imposizione di ammende ...e invitando la banca europea degli investimenti a riconsiderare la politica dei prestiti verso quel paese (art.104/c), un vero e proprio sistema di ricatto internazionale;
è dunque chiaro alla luce di questi dati che l'espropriazione della sovranità monetaria ed economica dello Stato italiano, e degli altri stati facenti parte della CEE corrisponde alla totale abdicazione della sovranità politica. In effetti qualsiasi Stato del mondo che venga a perdere contemporaneamente sovranità economica, monetaria e politica diviene automaticamente un protettorato nel migliore dei casi, una colonia nella realtà dei fatti.
L'esproprio della sovranità politica
L'esproprio della sovranità politica della Stato italiano secondo le direttive di Maastricht risulta più evidente nell'art.107/a:
- nell'esercizio dei poteri e nell'assolvimento dei doveri loro attribuiti dal trattato e dallo statuto del sistema europeo di banche centrali né la BCE, né una banca centrale nazionale, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari dei governi o degli Stati membri, né da qualsiasi altro organo (art.107/a). Quindi un potere assoluto, incontrollabile, indiscutibile, col tacito assenso di un potere politico, che abdica alle sue funzioni e alla sua sovranità in campo economico-monetario.
Esproprio della sovranità nazionale
L'esproprio della sovranità nazionale sarà attuato in due direzioni: 
- smantellando il potere di competenza dei governi, e creando istituzioni sovranazionali (il grande Stato europeo);
- incentivando poi le realtà comunali e regionali, creando veri e propri micro-Stati più agevolmente controllabili; del resto il trattato prevede per l'appunto un Comitato delle regioni (tit.2 art.198/a) destinato ad assistere il Consiglio di commissione che costituirebbe il supergoverno ed il mega-Stato.
Quanto sopra ci ricorda le posizioni della Lega Nord, il suo esasperato federalismo proposto come unica ricetta per risollevare la Nazione. Le simpatie di Bossi e Miglio, manifestate verso Stati Uniti e Germania sono sintomatiche della loro sudditanza ideologica.
Esproprio della libertà commerciale del cittadino
- Entro i limiti e alle condizioni stabilite dal Consiglio europeo, in conformità con la procedura di cui all'art.106 (par.6) la BCE ha il potere di infliggere alle imprese ammende o penalità di mora in caso di inosservanza degli obblighi imposti dai regolamenti e dalle decisioni da essa adottati (art.108/a).
La minaccia alla libera iniziativa produttiva del cittadino appare, nel sopra citato articolo, in tutta la sua gravità. Potere legislativo esecutivo e giudiziario verranno sottratti agli organi di competenza statale per passare nelle mani di un organismo bancario privato, che si arrogherà il diritto di decidere quali e quante aziende possono commercialmente sopravvivere, attraverso leggi decise da una banca imposte, e fatte rispettare da una banca. Un futuro ben lontano dalle nostre tradizioni e dalle nostre dinamiche psicologiche. Come in un triller di fantapolitica assisteremo alla nascita di giudici bancari, poliziotti bancari, legislatori bancari. 
Il grande fratello orwelliano è già arrivato: la Grande Finanza. Possiamo solo immaginare il destino che attende la piccola e media impresa, l'artigianato, e quanti, uomini liberi non intendono uniformarsi ai voleri del mondialismo plutocratico.
Nove motivi per opporsi a Maastricht
- Perché si vuole sostituire agli Stati nazionali un organismo burocratico direttamente gestito dalla grande finanza multinazionale.
-Perché il Governo dell'unione europea esercitato attraverso la commissione e il Consiglio unirà potere legislativo nelle stesse mani.
-Perché l'apertura delle frontiere interne ed esterne all'Europa faciliterà l'immigrazione proveniente dal Terzo mondo che assumerà proporzioni drammatiche e colossali senza alcuna possibilità di controllo.
- Perché aumenterebbe in modo esponenziale la disoccupazione, con la perdita per quanto riguarda l'Italia, di centinaia di migliaia di posti di lavoro.
- Perché i mercati più deboli, come quello italiano, verranno travolti dai mercati più forti determinando la distruzione della nostra economia.
- Perché vorrebbe dire seppellire definitivamente la nostra agricoltura.
- Perché la piccola e media industria (uniche vere risorse nazionali), il commercio e l'artigianato saranno soffocati dalle multinazionali.
- Perché l'unione monetaria di Maastricht comporta gravi rischi tanto tecnici che politici (Bank for international settlement annual report 1992, pp. 121-126).
- Perché dopo Maastricht l'Europa, e quindi l'Italia, non sarà più governata da uomini politici, ma da banchieri e finanzieri senza patria e senza volto, quindi più nulla conterà la volontà popolare.
Battersi contro il trattato di Maastricht significa difendere la nostra identità di popolo, la nostra libertà di cittadini. Significa opporsi alle privatizzazioni, allo smembramento dell'Italia, che è il primo passo per trasformare la penisola in un espressione geografica asservita economicamente a Germania e Stati Uniti.

 

Giovanni Mariani

 

Bibliografia:

"Il Mondo" 13/07/92
"Bank for international settlement annual report" pag. 121-126
"Famiglia Cristiana" ottobre 1992
"Lepanto" maggio giugno 1992
"Il Sole - 24 ore" ottobre 1992
"Corriere della Sera" 15 ottobre 1992

 

 

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