da "AURORA" n° 12 (Dicembre 1993)

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Condizioni per una nuova unità di lotta sociale

Max Gaozza

In Italia, negli ultimi anni, è diventato quasi un luogo comune analizzare la situazione della lotta sociale e dello scontro rivoluzionario mettendo al primo posto la sconfitta. Le sue cause, le sue forme, le sue conseguenze.
È evidente che negli anni '70-'80 non sono mancate le sconfitte per i movimenti popolari e rivoluzionari quali Autonomia Operaia a sinistra e Terza Posizione a destra e che sviscerare fino in fondo la parte di errore presente in essi è sempre la base per non ripetere gli stessi errori. 
Se si assolutizzassero le sconfitte in quanto tali, si finirebbe per appiattire tutto in un'unica lettura paralizzante.
Le forze antagoniste, però, sono ancora vitali e, nonostante tutto, gli anni '80 in Italia non sono stati anni di sole sconfitte, ma lentamente, con continuità, si va distillando un tessuto antagonista che sta conoscendo una progressiva politicizzazione.
Un tessuto che si deve esprimere scontrandosi con la logica capitalista con cui viene riorganizzata l'università, nel rifiuto della condizione di disoccupati a vita, e con il fare i conti con l'intensificazione dello sfruttamento e dei licenziamenti.
Il «non volersi sporcare le mani con il sociale», questo fu il più grande errore delle vecchie organizzazioni antagoniste.
Infatti le lotte sociali e popolari, per avanzare e riunificarsi, devono affrontare fattori politici che rimandano alla dimensione globale del potere capitalista.
Oggi i nodi cominciano a venire al pettine e lo scontro con la vita capitalistica nei suoi aspetti più immediati, quali ad esempio il lavoro in fabbriche sempre più caserme o le scuole e le università più irregimentate, la violenza sulle donne o il razzismo per controllare gli immigrati extracomunitari, la mercificazione di tutti i prodotti, rimanda alla società capitalista nel suo insieme, al carattere globale della crisi, alla sua dimensione nazionale ed internazionale.
Contraddizioni e tensioni sociali, che un movimento antagonista e nazionalrivoluzionario non può ignorare, e che potrebbero permettere la ricomposizione, la traduzione in pratica di autodeterminazione politico-rivoluzionaria.
Oggi è tempo che i fascisti, quelli autentici, e nazionalrivoluzionari che vogliono lottare non si sentano minoritari e si uniscano alle forze più coscienti e mature della sinistra per realizzare le condizioni di una nuova unità di lotta sociale e politica.
Ricostruire l'unità della lotta e della coscienza nazionalpopolare del movimento antagonista può avvenire solo attorno all'iniziativa di avanguardie politiche che devono saper porsi esplicitamente questo impegno. 
Nel progetto di riforma istituzionale-elettorale si riflette una necessità storica di rifondare la forma dello Stato in Italia sotto la spinta dei processi di trasformazione economica e integrazione sovranazionale che attraversano la formazione sociale capitalista in generale. 
In un mondo ormai globalizzato, che ha già visto i colossi, finanziari ed industriali forzare i confini nazionali, il ruolo dello Stato nei confronti dell'economia capitalistica e dell'insieme della formazione sociale muta profondamente. 
Tutti gli Stati borghesi occidentali, in misura e in tempi diversi, stanno ridefinendo il loro assetto istituzionale disegnando una forma di Stato adeguata a sostenere compiutamente gli interessi del Nuovo Ordine Mondiale e le esigenze dell'imperialismo yankee in un contesto economico interdipendente. 
Si tratta di un elemento centrale nel tentativo capitalista di gestire superare la crisi che attraversa il sistema Mondiale da vent'anni. 
Le riforme istituzionali, elettorali sono ben altro che un congiunturale irrigidimento reazionario delle forze capitalistiche italiane.
Esse rientrano in un più ampio programma di rifondazione complessiva dello Stato italiano, che tra le altre cose comprende anche tangentopoli (utile per riformare la classe dirigente), perseguito, fin dagli anni '70 per evitare al capitalismo in Italia di essere penalizzato dall'integrazione europea.
È in questo contesto che le varie riforme e tutto il programma di riorganizzazione dello Stato viene ad avere importanza decisiva.
La riforma degli organismi e dei meccanismi istituzionali non è l'unico aspetto della rifondazione dello Stato Italiano. 
Per la borghesia e per le sue esigenze complessive questo Stato non è solo stato poco decisionista, è stato anche troppo costoso e poco funzionale alla riproduzione capitalista.
In questo senso le riforme sono il centro e il motore di un processo che ruota attorno ad altri due obiettivi: la ristrutturazione delle politiche fiscali e la riduzione del debito pubblico.
Le critiche e le pressioni del FMI alla gestione capitalistica italiana sono concentrate esattamente su politica fiscale e debito pubblico.
Crisi fiscale e debito statale sono strettamente relazionati e sono potenti focolai di contraddizione per l'economia capitalistica. 
Quando il debito è smisurato come in Italia, la finanza statale viene assorbita dal deficit
Una economia nazionale pesantemente gravata da un deficit statale e da un incremento del debito estero diviene una fonte di contraddizioni anche per tutto il sistema internazionale in cui è inserita.
Con lo smantellamento del sistema della scala mobile, lo Stato ha sancito politicamente i rapporti di forza imposti ai lavoratori con la ristrutturazione nelle grandi fabbriche. 
Una base indispensabile per estendere a largo raggio la ristrutturazione di tutte le attività di servizio gestite dallo Stato. 
Milioni di lavoratori sono toccati in prima persona da questo processo che va sotto il nome di taglio della spesa pubblica e modernizzazione dei servizi e che ha il doppio significato di aggravare allo stesso tempo il lavoro degli operai nei servizi e le condizioni di vita dei lavoratori in generale, per la diminuzione della spesa statale in tutti i dispositivi di sicurezza sociale.
Ed è per questo che la borghesia e lo Stato italiano hanno dovuto farsi carico direttamente di molte delle contraddizioni che attraversano il sistema mondiale.
L'aumento dei vincoli sovranazionali cui far fronte si è tradotto in un ruolo attivo nella strategia imperialista, le cui tappe sono queste: partecipazione alla Forza multinazionale in Irak, in Somalia, Mozambico, Cambogia. 
Il progetto delle riforme, quindi, è la punta di diamante di una tendenza alla rifondazione imperialista dello Stato italiano (importante geopoliticamente come fronte sud antislamico).
Ciò sono alcuni degli elementi ai base su cui si può far perno per sviluppare una lotta sociale e per la formazione di un movimento di massa in Italia e che, pertanto, costituiscono un terreno di confronto per tutti i veri antagonisti al sistema.
Noi siamo dei nazionalrivoluzionari consapevoli del momento cruciale che sta attraversando l'Europa in generale, l'Italia in particolare. 
La nostra identità di nazionalrivoluzionari è definita dal contributo che ci stiamo impegnando a dare a sostegno del Fronte anticapitalista e antimondialista. 
La lotta sociale e di popolo e il suo progetto, la sua direzione, in Italia come in Europa, esistono solo come sviluppo a partire dalla concreta esperienza dei camerati che lottano.
Gli obiettivi tattici e strategici di una lotta sociale per gli emarginati, i lavoratori, le classi medie; l'emancipazione reale dal capitalismo in tutte le sue determinazioni; il socialismo e i passaggi storici che lo rendono possibile; la lotta contro lo Stato borghese e ancor più contro l'imperialismo come potere politico del Nuovo Ordine Mondiale; la qualità dell'organizzazione dell'area antagonista ed il suo rapporto con i momenti di organizzazione dei lavoratori; sono tutti nodi fondamentali attorno a cui si decide, in un senso o nell'altro, l'avanzamento di una autentica strategia movimentista popolare.

Max Gaozza

 

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