da "AURORA" n° 12 (Dicembre 1993)

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L'ENI in vendita

(una colossale truffa ai danni dell'Italia)

Giovanni Mariani

 

Il Governo Ciampi ha deciso: il gruppo ENI sarà privatizzato. La vendita sarà gestita dalla NM Rothschild, ramo londinese della nota famiglia di finanzieri ebrei, che provvederà alla consulenza finanziaria, alla valutazione nonché alla quotazione dell'Ente Nazionale Idrocarburi.
Ci sembra opportuno rimarcare che, ancora una volta, il Governo Italiano affida la de-nazionalizzazione di un'azienda vitale per la nostra economia ad un gruppo finanziario coinvolto in affari poco puliti. Recentemente, infatti, la Rothschild di Zurigo è stata accusata da un suo ex-dirigente di alcuni gravi reati; aver per anni favorito alcune facoltose famiglie italiane nell'esportazione illegale di valuta; di aver condotto alcune operazioni finanziarie poco chiare con la complicità della Montedison e del Banco Ambrosiano; di aver preparato e gestito l'assassinio di Roberto Calvi.
Ma la privatizzazione dell'ENI va ben oltre queste, pur gravissime, considerazioni sulla affidabilità della nota finanziaria inglese. Innanzi tutto dobbiamo tenere conto che la svendita dell'Ente Idrocarburi coincide con un vecchio sogno delle "Sette Sorelle": eliminare un pericoloso concorrente che creato dal Fascismo, con l'obiettivo dell'Indipendenza energetica nazionale, fu da Enrico Mattei portato al successo nel dopoguerra. 
Successo che Mattei pagò a caro prezzo.
Con la svendita di questo gioiello della nostra economia che aveva garantito per mezzo secolo una qualificata presenza del lavoro italiano nel mondo, preservando, nel contempo, il nostro Paese dal ricatto energetico delle multinazionali, viene a cadere uno degli ultimi ostacoli che impedivano al Mondialismo di realizzare anche in Italia le condizioni ottimali esistenti nei paesi da esso dominati: il controllo delle fonti d'energia.
L'ENI che aveva spiazzato negli ultimi decenni la Standard Oil, l'Exxon, la British Petroleum, la Shell nei paesi arabi, con accordi diretti per lo sfruttamento dei giacimenti, ha negli ultimi tempi inferto un duro colpo proprio ai gruppi petroliferi facenti capo alla famiglia Rockfeller ottenendo numerose concessioni minerarie in Kazakhistan.
Non è peregrino dire che l'ENI è stata condannata proprio per il successo ottenuto nella Repubblica kazaka, nel momento stesso in cui si era, virtualmente, aggiudicata uno dei colpi più importanti della sua storia. 
Le concessioni in Kazakhistan significavano immensi giacimenti d'argento, titanio, oro, petrolio, manganese, magnesio divenuti accessibili da poco più di un anno, con l'indipendenza di questa regione caucasica, dall'impero sovietico, e con la conseguente apertura del Paese agli investimenti stranieri.
Ma in cosa consiste questo "colpo grosso" di Saipem e Agip -controllate ENI-, giudicato così pericoloso dalle "Sette Sorelle"? L'Agip in collaborazione con la British Gas si assicura lo sfruttamento del giacimento di gas e petrolio di Karachaganak, un'area già produttiva grazie a tecnologie italiane e che andava ulteriormente potenziando le sue strutture estrattive. Le potenzialità sono colossali, tanto che erano stati previsti per i prossimi anni investimenti per oltre sei miliardi di dollari.
La Saipem -controllata ENI- si era assicurata la fornitura di tutti gli impianti di trivellazione, e non è poco considerando che le stime attuali dei giacimenti kazaki sono state quantificate pari a quelle kuwaitiane.
Una grande prospettiva per l'economia italiana dunque, considerando che la COMIT (banca pubblica destinata anch'essa alla privatizzazione) aveva stretto accordi e stipulato contratti con banche e aziende kazakistane che la destinavano a divenire il punto di riferimento internazionale dello sviluppo della Repubblica ex-sovietica.
Alla luce di questi fatti risulta evidente che la privatizzazione dell'ENI, e delle sue controllate, risponde ad una logica che ha poco da spartire con l'interesse nazionale, ma è senz'altro funzionale agli interessi delle multinazionali che, senza troppa fatica e con un esborso monetario ridicolo, si impossessano della Saipem e dell'Agip e del loro patrimonio tecnologico e umano sia in Kazakhistan che altrove.
Un'altra vittoria del capitalismo ecumenico, servita in un piatto d'argento da un Governo fantoccio. 
Una prova dei perfetti meccanismi di cui l'Alta finanza si avvale, senza dare troppo dell'occhio, con la complicità dei mezzi d'informazione, con la pecoreccia acquiescenza di quanti a parole si dicono «paladini dell'interesse nazionale».
Una struttura come quella dell'ENI rappresentava uno dei maggiori ostacoli economici alla pax americana ed al progettato controllo capillare delle economie nazionali.
Da colonizzatori a colonizzati. 
Questa e l'amara realtà dell'italica democrazia.

 

Giovanni Mariani

 

 

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