da "AURORA" n° 12 (Dicembre 1993)

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La nuova Italia:

immondezzaio leghista e letamaio missino

Novi

 

In questa povera Italia del «nuovo che avanza» al peggio del peggio non c'è mai limite. 
Dopo aver assistito all'ascesa della reazione leghista al Nord, ci tocca ora sopportare il maleodorante lezzo missino al Sud.
Come si sa la nostra area è, in parte significativa, composta da ex-iscritti al MSI di tendenza rautiana. Questi amici e confratelli si devono più che mai rallegrare della scelta fatta uscendo dal MSI, ed esserne fieri di fronte all'opinione pubblica. Lo sfondamento missino al Centro-Sud ha un carattere reazionario e conservatore, che lo lega specularmente all'affermazione di Bossi e Miglio al Nord.
Stessa protesta di avvocati e ricchi commercianti ex-democristiani, alla ricerca di nuovi strumenti per continuare ad evadere il fisco. 
Identica vaghezza di programmi e identico populismo generico e di basso profilo.
Del tutto simili sono anche i legami con le alte borghesie e il mondo imprenditoriale e finanziario. E se Miglio, con la sua faccia da maiale avvizzito, frequenta i convegni della Confindustria, e s'intrattiene con gli inviati di Clinton, l'ex-pupillo di Donna Assunta, per guadagnarsi i consensi elettorali dell'area DC, ha ricevuto l'appoggio degli imprenditori edili, dei commercianti, e ha promesso al mondo imprenditoriale l'apertura al capitale straniero.
Dietro il MSI vince il peggio delle piaghe purulente del neo-fascismo italiano, e mi meraviglia che ci possano stare ancora dentro personalità di alto profilo intellettuale e morale come Rauti e Moffa! 
Demagogia populista di basso profilo, ammiccamenti agli evasori fiscali, protesta generica e qualunquistica contro il potere politico (quasi fosse la quintessenza di tutti i mali del Paese), conservatorismo sociale e soprattutto una gran voglia di scontro frontale con la sinistra di ogni colore. 
Dulcis in fundo la solita retorica patriottarda!
Come si può intuire le differenze reali con la Lega, se si prescinde dal problema del federalismo, con buona pace di Bossi, dalle cui parole si desumerebbe una opposizione radicale tra Lega e MSI, sono quasi inesistenti.
Omogenea è la base sociale del fenomeno: le piccole e medie borghesie. Simili le aperture verso il mondo imprenditoriale e il capitale finanziario. 
Identica la polemica generica, qualunquistica e mistificatoria contro il potere politico. Altrettanto simili sono l'ignoranza, l'attitudine alla violenza verbale e di piazza. 
Lavoratori, disoccupati e piccola imprenditoria hanno bisogno di ben altro per diventare soggetti protagonisti della vita economica, sociale e politica del Paese!
Al di là della pura e semplice analisi politologica del rapporto MSI-Lega (per la quale potrebbero esserci di valido supporto tutti i quadri missini o ex-missini del Nord confluiti in massa nella Lega, a partire da Rocchetta e dallo stesso Miglio, che nel 1984 fu candidato di bandiera del MSI alle elezioni per la Presidenza della Repubblica), ci sono due dati che fanno paura nel quadro politico che si sta delineando.
In primo luogo questa espansione contestuale, del MSI al Sud e della Lega al Nord, ricorda la situazione jugoslava di due anni fa. Milosevic a Belgrado intento a difendere con le armi lo Stato jugoslavo, i Croati e gli Sloveni al Nord decisi a conquistarsi l'indipendenza politica, sorretti dai ceti produttivi locali che, come succede in Italia, accusavano la Capitale, e le regioni meridionali di costituire un'entità puramente parassitaria, e di sfruttare le risorse economiche dei più evoluti Stati settentrionali. 
Pensiamoci un attimo, con un certo brivido, ed è possibile individuare una certa analogia di situazioni: Fini che a Roma e Napoli vomita la sua retorica tardo-patriottarda, leccando il culo a carabinieri, generali e servizi segreti, Bossi e Miglio al Nord che radicalizzano le loro spinte indipendentiste. Sarà una previsione troppo pessimistica, ma c'è di che tremare!
In secondo luogo, è preoccupante l'avanzata generalizzata ed omogenea del PDS, tanto più che si abbina ad un crollo democristiano le cui dimensioni catastrofiche non erano previste. 
La preoccupazione non nasce dal ruolo e dalla politica del partito di Occhetto, che in questa fase politica, per i suoi contatti organici con le classi lavoratrici, potrebbe anche arginare la spinta liberista che rischia dl spazzare via quanto resta dello Stato Sociale, e porre definitivamente la società e l'economia italiane sotto il pieno controllo del capitale finanziario internazionale. 
Le preoccupazioni nascono dall'impatto che potrebbe avere l'avanzata del PDS sui calcoli politici delle forze capitaliste.
Sino a pochi giorni or sono era ipotizzabile, nel medio periodo, uno scenario di frantumazione regionale del quadro politico, con il PDS isolato al Centro del Paese, la DC che riconfermava la sua forza nel Sud. 
In questo contesto avrebbero avuto un ruolo decisivo i neo-centristi di Segni, in grado di proporsi come soggetto politico nazionale e di creare un nuovo polo liberalconservatore capace di riciclare la DC, emarginare il PDS, spaccare la Lega e stabilizzare in forme moderate la situazione politica del Paese. 
Certo un'operazione di questo tipo non avrebbe avuto nulla di scontato; e nessuno è in grado di prevedere il grado di malleabilità della Lega Nord ad una manovra di spaccatura. 
Erano tuttavia questi, con ogni probabilità, gli scenari sui quali studiavano e puntavano le loro carte le forze capitaliste italiane e internazionali.
Alla luce dei nuovi risultati elettorali, l'intera situazione dei prossimi tre o quattro anni rischia di cambiare le proprie coordinate. 
Da un lato la DC è crollata anche al Sud, lasciando spazio ad una forza estremistica e meno duttile alla manovra istituzionale aperta come il MSI. Come si diceva, in un simile contesto, il rischio di una rotta di collisione fra un Sud patriottardo e missino e il Nord lumbard è reale e pericolosissima. 
Dall'altro lato, sembra essere venuta meno la forza politica nazionale in grado di contenere le più pericolose spinte destabilizzanti, e di traghettare la barca politica italiana dal vecchio asse consociativo DC-PSI, al nuovo sistema tecnocratico ed angloamericano. 
La forza politica nazionale non è più, infatti, Segni, come si poteva pensare, ma il PDS, partito di cui il mondo imprenditoriale e finanziario non si può fidare. Non certo perché sarebbe ancora un pericoloso partito comunista, ma perché legato al mondo sindacale e all'idea dello Stato sociale come qualsiasi partito socialdemocratico europeo. Le forze capitaliste lo devono quindi liquidare, esattamente come stanno liquidando le socialdemocrazie europee, a partire da quella tedesca.
Cosa potrebbe succedere? Quali potrebbero essere le scelte della Confindustria e dei circoli imperialisti internazionali? 
La risposta, purtroppo, potrebbe fornirla il solito Miglio (quintessenza della provocazione legata ai Servizi segreti, e fossero solo quelli italiani!), in un suo recente libro sulla futura situazione italiana. 
Questo signore prevede uno scenario di destabilizzazione globale per i prossimi tre o quattro anni: esattamente il periodo della prossima legislatura. 
Crollo della lira e del valore dei BOT. 
Licenziamenti nel pubblico impiego. 
Sciopero fiscale delle categorie produttive del Nord. Ne conseguirebbe il completo dissesto finanziario dello Stato che convincerebbe la classe politica nazionale a venire a patti con la Lega, per spaccare il Paese in quell'aborto di tre repubblichette sul quale vanno cianciando i boss leghisti da anni. 
A quel punto, secondo Miglio, tutto verrebbe a normalizzarsi per processo quasi naturale. 
Guarda caso!
Sto scrivendo solo poche e disordinate righe a caso, senza la riflessione logica che esigerebbe l'analisi di scenari di questa complessità; mi chiedo ugualmente se queste presunte previsioni dell'ex-missino ed ex-democristiano (nonché collaboratore della Fondazione Agnelli e dei servizi) Miglio non siano altro che l'anticipazione di una manovra eversiva che si svilupperebbe con la complicità di settori del capitale finanziario transnazionale. Con opportuni appoggi finanziari non sarebbe difficile imbastire manovre speculative su lira e BOT! 
Che ripercussione potrebbero avere sulla finanza pubblica e sulla situazione sociale è facile immaginarlo!
Il dilemma che mi sto ponendo, e che pongo ai lettori è il seguente: le forze capitaliste, viste le difficoltà a stabilizzare la situazione politica italiana nel quadro di istituzioni nazionali riformate in senso anglosassone, sulla base della legge maggioritaria, sono forse tentate di giocare la carta federalista, utilizzando Bossi al Nord e magari sulla faccia di bravo ragazzo di Fini al Sud, anche a costo di destabilizzare realmente la situazione italiana?
Se è così, è proprio vero che al peggio non esiste limite, e in questo peggio del peggio sono invischiati sia Bossi che il MSI, fratelli gemelli separati in casa, litigiosi ma sempre a far da stampella al potere capitalistico internazionale.
In questo squallido quadro l'ultimissima ciliegina sulla torta l'ha posta Berlusconi, affermando in pubblico il suo appoggio a Fini. 
Roba da vomitare!
Per quanto ci riguarda, il discorso strategico al quale lavorare è chiarissimo e come tale deve essere percepito dai nostri lettori e militanti. 
Ricostruire le linee ideologiche e politiche del Socialismo Nazionale che, in gran parte, stritolate nelle gabbie conservatrici del Regime fascista prima, e del neo-fascismo destrorso "alla Almirante" dopo, era quello di Mussolini fra il '14 e il '19, ma era anche il socialismo di Ho Chi Min in Vietnam, di Nasser in Egitto, di Fidel Castro a Cuba, di Peron in Argentina, di Sandino in Nicaragua.
La ricostruzione di un polo socialista nazionale non è fine a se stessa, ma è la condizione per intrecciarlo alle altre aree che compongono la galassia del fronte socialista di opposizione al Sistema, dall'area socialdemocratica sino all'area comunista e nazionalcomunista. 
Lo scopo ultimo al quale, in qualche modo, vogliamo contribuire, con gli amici che si sono uniti nella Costituente di Popolo è la formazione di un Movimento socialista antagonista unitario, che superi ideologicamente, culturalmente e politicamente le lacerazioni che si sono prodotte sin dagli anni della Prima Guerra Mondiale.
Su queste basi strategiche non è più sufficiente dirsi «oltre la destra e la sinistra», perché si rischia di confondersi con gentaglia della stregua di Fini, Berlusconi, Miglio, Bossi. 
Dobbiamo caratterizzarci come un movimento della sinistra sociale, antimperialista e antimondialista, che lega organicamente la lotta sociale con l'emancipazione delle masse popolari e la lotta nazionale per l'indipendenza delle nazionalità storiche (cosa ben diversa dalle "etnie" care al senatore Miglio).
Noi riprendiamo, dunque, un discorso che fu intuito dal Mussolini interventista, ma anche teorizzato e praticato sul campo dal comunismo e dai Movimenti di Liberazione del Terzo Mondo negli anni del dopoguerra: dal Vietnam a Cuba, sino al Nicaragua sandinista.

 

Novi

 

 

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