da "AURORA" n° 12 (Dicembre 1993)

RECENSIONI

 

Aleksandr Volskij

I veri protocolli

Ed. all'insegna del Veltro, Parma, '93   pp. 68   £. 15.000

 

Ai "Falsi Protocolli" di Sergio Romano, Aleksandr Volskij replica con questi "Veri protocolli".
L'Autore (che non è né un operaio né un muratore e smentisce quindi l'affermazione del prof. Il'ja Levin, secondo cui «oggi in Russia i "Protocolli" li leggono soltanto gli operai e i muratori» (cioè quella che il prof. Levin considera la feccia della società), propone per la vexata quaestio dell'origine dei "Protocolli" una soluzione che non è quella fumettistica del "documento della Internazionale ebraica" né quella liquidatoria del "falso" architettato dalla polizia zarista per giustificare e attizzare i pogrom.
Volskij demolisce innanzitutto la tesi di comodo che indica in Sergej Nilus, il primo editore dei "Protocolli", anche il loro estensore. 
E lo fa ricorrendo ad argomentazioni desunte da un profilo biografico e psicologico di Nilus che costituisce, anche per gli specialisti dell'argomento, una preziosa novità. 
Quindi rilancia un'ipotesi che era stata soltanto abbozzata, tra il 1921 e il 1933 e che non ha mai avuto particolare fortuna tra coloro i quali si sono applicati allo studio del documento in questione: l'ipotesi, cioè, che i "Protocolli" contengano una parte del programma redatto per il congresso ebraico di Basilea del 1897 dal principale antagonista di Herzl, vale a dire Asher Ginzberg. 
I "Protocolli", insomma, sarebbero nati in un ambiente ben determinato del giudaismo est-europeo (a Odessa), ma in ogni caso conterrebbero idee molto simili a quelle che informano gran parte della letteratura talmudica.
Una particolare attenzione viene rivolta dall'Autore alla società russa del tempo di Nilus e soprattutto alla corte imperiale, dove si intersecavano influenze spiritualiste

 


 

Gian Pio Mattogno

La rivoluzione borghese in Italia
(Dalla Restaurazione ai moti del 1831)

Ed. all’insegna del Veltro, Parma, '93   pp. 318   £. 40.000

 

Prosegue con questo volume l’indagine di Gian Pio Mattogno sulla "terza dimensione" del processo unitario italiano, indagine che si era già tradotta in un primo volume che esplorava i retroscena degli eventi compresi tra il 1700 e il 1815.
Ispirandosi a un metodo storiografico che ha in Malynski e De Poncins i suoi punti di riferimento più caratteristici, ma accogliendo anche ipotesi di altri autori (cattolici e laici, reazionari e liberali) e utilizzando un ricchissimo materiale bibliografico, l’Autore mira a individuare, dietro lo scenario della Storia "ufficiale", quelle forze che agivano per instaurare un assetto politico-sociale adeguato all’espansione del modello capitalista.
Viene in particolare messa in luce la funzione della massoneria e degli ambienti ebraici quali centri diffusori di idee strumentalmente antiassolutiste e, nonostante la facciata "patriottica", sostanzialmente funzionali a interessi di potenze straniere e gruppi di pressione sovranazionali.
Questo secondo volume, in particolare, passando in rassegna la situazione degli Stati italiani all’indomani del 1815, non manca di rilevare il carattere compromissorio e contraddittorio della politica attuata dai governi restaurati, i quali colpirono si le forze borghesi sul piano politico, ma conservarono praticamente intatta (ed anzi, spesso la favorirono) la loro forza economica.
Lungi dall’appiattirsi sulle posizioni del "tradizionalismo cattolico" controrivoluzionario e borbonico, la ricerca di Gian Pio Mattogno individua freddamente, senza riguardo per nessun tipo di idealizzazione agiografica, le forze motrici e gli agenti protagonisti di un processo storico che ebbe come veicolo i movimenti "patriottici" e liberali, ma seppe in una certa misura controllare e utilizzare anche la parte avversa.

 


 

a cura di G. De Turris

Testimonianze su Evola

Edito per la prima volta nel 1973 per i tipi delle Edizioni Mediterranee, "Testimonianze su Evola" è stato ripubblicato nel 1984, decimo anniversario della morte del Maestro. 
È una raccolta di quarantacinque testimonianze di scrittori, giornalisti, artisti, docenti universitari e studiosi di dottrine tradizionali, che, più o meno direttamente, hanno conosciuto Julius Evola. 
Curatore di quest'opera alquanto originale è Gianfranco De Turris, scrittore e giornalista.
Il volume mira ad inquadrare la figura e la filosofia di Evola in un contesto culturale attuale. I temi delle singole testimonianze sono relativi al tradizionalismo, al razzismo spiritualista, al concetto di "aristos", all'esoterismo, all'alchimia, alla rivoluzione conservatrice etc.
Fra i quasi cinquanta autori dell'opera, figurano personaggi noti e meno noti, voglio qui menzionare (senza nulla togliere ai non citati): Alain De Benoist, esponente della Nouvelle Droite in Francia, con lo scritto "La fortuna di Evola in Francia"; Giuseppe Cannizzo, direttore del trimestrale "Vie della Tradizione" con "Il consigliere silenzioso"; Enzo Erra, giornalista, con "Il mistero di Evola"; Marcello Veneziani, direttore de "L'Italia settimanale", con la testimonianza "Evola e la generazione che non ha fatto in tempo a perdere il '68".
Il volume è arricchito inoltre da un inedito, a mio giudizio assai importante: si tratta di una lunga intervista a Julius Evola, realizzata il 27 dicembre 1973 da Gianfranco De Turris e Sebastiano Fusco, e viene pubblicata per la prima volta in questo testo. 
Argomento principale del dialogo-intervista è la questione della Iniziazione nel mondo moderno.
Concludono il libro un profilo biografico e una bibliografia evoliana nella forma più completa e aggiornata. 
Nel testo compaiono altresì otto illustrazioni (nella copertina, sobria ed elegante, è riprodotto il ritratto del Maestro eseguito da Stanislao Nievo) tra cui alcuni dipinti di Evola.
Julius Evola, il Maestro (come amiamo definirlo), rimarrà sempre vivo nella nostra memoria. 
Le "testimonianze" ne sono una valida dimostrazione. 
Ci auguriamo che nel 1994, ricorrendo il ventesimo anniversario della morte del Filosofo, il volume curato da Gianfranco De Turris venga accresciuto da nuovi contribut
i.

 

Francesco Algisi

 

 

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