da "AURORA" n° 14 (Febbraio 1994)

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Non finisce, né muore

Giorgio Vitali

 

Roma, 22 gennaio 1994 - 2746

 

Ho letto, come al solito con molto interesse, il numero di dicembre '93.
Mi trovo d'accordo ed apprezzo il livello di analisi dell'articolo di fondo nonché quello di Ostidich: destra e sinistra non solo parole vuote.
Il problema dell'attualità italiana è sicuramente l'omologazione nella cultura occidentale, con in più personaggi pittoreschi alla Montanelli o alla Pannella che, grazie alla superficialità ed ignoranza della gran parte degli italiani stessi, possono recitare a piacimento (ed a pagamento) la parte del "solista" (mi riferisco alla Squadriglia acrobatica dell'Aviazione, ove la parte del solista è quella più controllata).
Non sono poche le forze politiche che, attualmente, si pongono l'annoso problema del che fare. 
Personalmente penso che occorra proseguire in una analisi serrata della realtà mondiale ove l'Italia, come tutti i paesi del mondo, è molto più integrata di quanto non lo fosse soltanto 20 anni fa.
Aggiungendovi lo studio delle possibili strategie geopolitiche della forza egemone in Italia, che è la Chiesa.
Terzo, ma non ultimo, il ruolo politicamente essenziale dei Media, che sta emergendo (la Storia è sempre verità) in maniera eclatante nel nostro paese, e la cui forza è necessariamente quella di un rullo compressore capace di omologare tutto, tanto il positivo quanto il negativo, e che avrà un ruolo sempre più devastante, almeno finché l'umanità tutta non saprà trovare (ed in ciò sono storicamente ottimista) gli anticorpi.
In questi giorni, infatti, la lotta politica in corso si può tranquillamente riassumere nella guerra fra Berlusca e De Benedetti. 
Scrivevo che sono, da questo punto di vista, abbastanza ottimista, considerando che per secoli siamo vissuti in un mondo nel quale avevano diritto di circolare libri contenenti la vita dei santi ed interpretazioni lecite delle sacre scritture semite. 
È evidente che problemi di questo genere richiedano un confronto, oltre che sulla carta, anche verbale ed auspico un convegno nel quale si possano affrontare simili problemi, che non sono, comunque, per il destino del nostro paese e dell'Europa tutta, di poco conto. 
Personalmente condivido la posizione secondo cui il Fascismo, pur interpretando quello sforzo delle personalità più acute di quel periodo (Gentile ed Evola compresi) di superare la vecchia antitesi di destra e sinistra, nasce a Sinistra e si eclissa a Sinistra. (Non finisce, né muore). 
Dico ancora di più: non poteva storicamente che nascere a Sinistra e, data la sua nascita, non poteva che ritrovare le vecchie origini una volta che, col 25 luglio, era finito il compromesso con le forze liberalcattoliche. In questo senso sono convinto che questa data debba essere vista molto positivamente in una analisi storica seria, così come sono convinto che l'abbia vista positivamente anche Mussolini (sennò non l'avrebbe permessa).
Detto ciò, ritengo che nell'elenco degli autori citati da Ostidich (Sorel, Corridoni, Berto Ricci), vada messo a pieno titolo anche Alfredo Oriani.
Che fare, allora?
Io ritengo che il primo passo sia sempre esistenziale. La scelta deve essere istintiva. 
Liberarsi di vecchie incrostazioni personali, secondo cui ci si deve schierare nel raggruppamento al quale si crede di dovere fedeltà per una lettura, spesso errata, delle proprie radici culturali. 
Secondariamente, occorre essere presenti, nel concreto. Ed il concreto è, e sarà sempre, inevitabilmente, il mondo del lavoro. Che si deve saper interpretare, alla luce anche dei propri interessi individuali. Il che non vuol necessariamente dire che si debba inventare un nuovo sindacato, ma che occorre essere presenti nel proprio mondo del lavoro. Personalmente non ho mai creduto a coloro che affettano una "ideologia" in contrasto con i propri interessi economico-sociali. Arriva sempre il momento in cui si devono fare delle scelte e sono pochi coloro che scelgono le ragioni ideali contro quelle della sopravvivenza fisica. Soprattutto in Italia. Diversa è invece la situazione per chi è capace di proporre una soluzione economica ai problemi del proprio paese alla luce delle posizioni culturali ed ideologiche nelle quali si identifica. La presenza politica attiva non è mai stata caratterizzata da organizzazioni che si muovono in sordina, ma da personalità che in qualche modo hanno acquisito importanza sociale nel proprio ambiente, che riescono ad operare in sintonia e che abbiano (sempre) la capacità di proporre, concretamente, soluzioni in linea con le proprie idee, ai problemi che la vita sociale propone.

P.S.: Attenzione al rischio di appiattire il pensiero evoliano su posizioni del cosiddetto "Tradizionalismo cattolico".

 

Giorgio Vitali

 

 

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