da "AURORA" n° 15 (Marzo 1994)

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Quel «pozzo senza fondo»

Gianni Benvenuti

 

Vi sono momenti nella vita degli individui e dei popoli in cui per qualcuno e necessario, se non doveroso, soffermarsi per un attimo a guardare alle proprie radici. Per analizzare e riscoprire la propria memoria storica. Per ricucire brandelli dispersi e riannodare insieme i fili di una cultura e di una identità momentaneamente sfuggite. Per ritrovare i valori. 
Per poi rimettersi in cammino alacremente, forti e convinti più di prima. Rigenerati e ritemprati dalla lettura e dalla conoscenza del pensiero di coloro che ci precedettero ed ai quali, nel bene e nel male, si guarda come insostituibili punti di riferimento.
Si fa così ricorso alla biblioteca, ai testi, fonti improsciugabili per chi senta l'insopprimibile volontà di andare avanti. Di vivere il presente e guardare al futuro. Ed ecco che dagli scaffali della biblioteca vengono rispolverati, e ci tornano assai spesso di viva attualità, scritti e personaggi che il tempo, l'impietosa, convulsa e sempre più assurda e frenetica routine quotidiana avevano fatto, non dico dimenticare, ma quantomeno trascurare o non tenere nella dovuta considerazione.
Viviamo in un'epoca grigia dove, si dice, le ideologie sono tramontate. Dove si fa a gara, nella suicida corsa verso un moderatismo piatto e distruttore, ad omologarsi con i non-valori di un capitalismo senz'anima, succubi di un padrone straniero che tutto ci impone: dall'economia alla scuola, dalla musica alla cucina. Dove ci si affanna a rinnegare, in pochi istanti, passato e memoria storica. 
Ed ecco allora che la biblioteca ci soccorre. E ci capita tra le mani un libro edito da "Il Mulino" circa quattro anni orsono e dal titolo "Taccuini Mussoliniani". Si tratta di una vasta raccolta di pensieri inediti del capo del Fascismo che un certo Yvon De Begnac mise insieme nel corso degli innumerevoli incontri e colloqui che egli stesso ebbe con Mussolini tra il '34 e il '43. 
La prefazione a suddetta opera è di Renzo De Felice, l'introduzione di Francesco Perfetti.
Il volume in questione è, come sostiene lo stesso De Felice, «un pozzo senza fondo» che ci consente di conoscere più compiutamente Mussolini uomo e politico. Ma soprattutto ci convince, se ancora ce ne fosse bisogno, quanta larga parte del suo pensiero sia ancora oggi valida più che mai. Senza voler minimamente cadere in retorici e anacronistici nostalgismi che mai ci sono appartenuti. Ma senza, al tempo stesso esimerci, assumendoci assai volentieri tutte le responsabilità, dalla constatazione, a tanti anni di distanza, che un particolare Mussolini ed un particolare fascismo -quello di sinistra è volto verso l'affermazione di un autentico socialismo nazionale- sono punti di riferimento nell'attuale momento storico. 
Per chi ovviamente non ci sta e intende essere antagonista verso il tipo di società che si è andata consolidando dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi.
In questo «pozzo senza fondo», come in effetti risultano essere i "Taccuini mussoliniani" prendiamo alcune tra le più significative citazioni, lasciando poi a chi legge di trarre le dovute considerazioni. 
Con un consiglio, se ci è consentito. Tenere sempre ben presente il contesto storico e sociale in cui viviamo. Facendo una sorta di testo a fronte fra ciò che si legge e la realtà che ci circonda.
«Mi rifiuto di qualificare di destra la cultura cui la mia rivoluzione ha dato origine».
«Noi non intendiamo attribuirci il ruolo di puntello di una realtà marcia e fatiscente. Andiamo verso la vita. Come verso la vita andava D'Annunzio collocandosi alla sinistra del bieco conformismo dei moderati a Montecitorio quarant'anni or sono».
«Ci si dice: il capitalismo è a parole soltanto la vostra bestia nera. Rispondiamo che nei fatti noi andiamo destinando il capitalismo e la sua cultura al cimitero dal quale nessuno riuscirà a liberarli».
«Oltre il duemila si parlerà della mia rivoluzione. Noi siamo i fondatori di una religione, della religione della socialità».
«Noi siamo nati antiborghesi. Il nostro scopo è rimanere tali, non piegarci alle lusinghe dei moderatismi che di volta in volta possono assumere l'aspetto della moderazione, del revisionismo, della recitazione di atti di contrizione».
«Il mio corporativismo intende realizzare un socialismo tutto logica e niente improvvisazione. Chiede pace e non impone guerre sociali. Libera il lavoro dalla sovrattassa della politica professionale e della imprenditoria schiavizzante. Restituisce al salario il valore di prestazione d'opera, togliendogli la caratteristica di merce-fatica. Combatte la bella battaglia della giustizia sociale facendo perno sull'aperta partecipazione dei produttori».
«L'Italia ha confuso riforme con rivoluzioni. Le riforme servono, e sono servite alle classi abbienti per evitare a quelle popolari il libero accesso alle rivoluzioni. I riformatori italiani mai nulla hanno innovato nel costume del loro tempo».
«La mia rivoluzione ha concretato storicamente un sistema presidenziale di governo il quale rende conto del proprio operato non ai parlamenti, custodi di privilegi e tutori di spaventevoli impunità, ma al popolo».
«La legge finanziaria, ponendo confini naturali alla libertà dei consumi, porta alla recessione che uccide il Paese come e quanto l'inflazione che lo pugnala alla schiena. La politica di piano è altra cosa. Pone ordine nelle iniziative e nelle forze del lavoro».
«L'industriale italiano, schiavista fino al midollo, è stato sempre il carnefice del sindacato operaio. Bonariamente lo ha ghigliottinato, per generazioni politiche, senza soluzioni di continuità ... esige tutto. Non da molto. Riceve troppo ... È l'alleato dei precettori di imposte, dei finanzieri di grosso calibro, occorrerà pensare a togliergli potere».
"Io non elogio il borghese. Lo temo e lo combatto. Lo so pronto a qualsiasi impresa. Non difende borgo e comunità. Difende se medesimo e delle crisi altrui si alimenta».
«La socializzazione altro non è se non la realizzazione italiana, umana, nostra, effettuabile del socialismo; dico nostra in quanto fa del lavoro il soggetto unico della economia, ma respinge le , meccaniche livellazioni di tutto e tutti».
È necessario fermarsi qui.
Quel "pozzo senza fondo", lo abbiamo scoperchiato. Ora spetta a noi attingervi acqua fresca e pulita.

 

Gianni Benvenuti

 

 

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