da "AURORA" n° 15 (Marzo 1994)

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Berto l'eretico

Gianni Benvenuti


Accade spesso nella vita degli individui che essi siano poco o niente considerati per poi magari essere, dopo la morte, a lungo tempo anche dimenticati. 
Finché qualcuno un bel giorno ne scopre il pensiero e l'azione e li fa conoscere al grande pubblico. È il caso di Berto Ricci, poeta, scrittore, saggista, polemista fiorentino. Prima anarchico, poi fascista. Fondatore di riviste quali "Il Rosai" e soprattutto "l'Universale".
Personaggio scomodo nel ventennio, tanto da essere annoverato tra gli eretici. Ma nonostante questo assai apprezzato dallo stesso Mussolini e da Bottai che lo vollero, per un certo periodo, collaboratore rispettivamente de "Il Popolo d'Italia" e "Critica Fascista". Mussolini soprattutto citerà spesso Berto Ricci:
«Avremo i poeti dalla nostra parte... i ragazzi della rivoluzione, Giani, Ricci, Bilenchi, Vittorini, Pallotta, ecc.: vivi o morti, a quel momento saranno dalla mia parte. Tutti, nessuno escluso... dovessimo anche perire come rivoluzionari, abbattuti dalla ferocia dei moderati, scriveremo, insieme, l'ultima pagina della poesia del mondo».
Ed ancora: «Nella saggistica e nella polemica politica, Berto Ricci non vale più di tutti insieme gli editorialisti dell'epoca giolittiana?»
A farcelo conoscere ed apprezzare fu, non molti anni fa, un altro personaggio scomodo. Quel Beppe Niccolai che con Berto Ricci aveva tante e tante cose in comune. Prima fra tutte l'essere un fascista di sinistra. Di recente è uscito, per i tipi della Rizzoli, un libro dal titolo "Un fascismo impossibile". L'autore è Paolo Buchignani. Si potrebbe dire che mai libro uscì nel momento più giusto.
In un momento in cui sembra trionfare la logica del libero mercato; in cui sembra avere il sopravvento un capitalismo distruttore e prevaricatore; in cui tutti sembrano inchinarsi ad ossequiare il padrone americano, la figura e il pensiero dello scrittore fiorentino assumono un'importanza rilevante e diventano, ancora di più, punti di insostituibile riferimento. Questo emerge anche dal libro di Buchignani.
«Il fascismo ha avuto e avrà la sua destra e la sua sinistra. Si tratta di comporne la (relativa e limitata) sintesi dando però la precedenza alle esigenze del presente. Quelle di oggi sono nettamente a sinistra. Siamo in pieno impaludamento della mentalità conservatrice».
Ed a proposito del moderatismo:
«Il centro è compromesso... il centro è una media aritmetica... il centro, cioè la mediocrità accomodante, fu e resta per noi il nemico numero uno».
Berto Ricci nella sua non lunga esistenza, morì a trentasei anni combattendo in Africa, restò sempre quello che si potrebbe definire un socialfascista. Un nazionalpopolare. Suo obiettivo primario fu la rivoluzione sociale.
«Bisogna ricreare l'antitesi fascismo-capitalismo... Il nostro più grave e immediato compito è qui. Le energie dirette altrove sono da considerarsi come disperse».
Nei suoi "Avvisi", che erano il sale e il pepe de "L'Universale", Berto fa spesso riferimento, inneggiandovi entusiasticamente, alla frase mussoliniana «accorciare le distanze fra ricchi e poveri». 
Occorre tenere presente che eravamo negli anni Trenta.
Così come, e non solo negli "Avvisi", risulta evidente la sua simpatia per il socialismo, ma non certo quello di ispirazione marxista.
Egli infatti si oppose sempre con decisione ad ogni forma di materialismo.
Un socialismo che partiva da Sorel e dal Sindacalismo Rivoluzionario per arrivare alla "Carta del Carnaro" di D'Annunzio e De Ambris. Fino ad avvicinarlo, per alcuni versi, a Gramsci. 
I suoi strali furono abbondantemente rivolti anche contro la borghesia che, egli sosteneva, va sconfitta nella sua duplice dimensione di "categoria sociale" e "categoria spirituale".
Guerra totale dunque contro il capitalismo e la borghesia, ma anche contro il mondo anglosassone, al quale egli contrappone Roma e il fascismo universale.
«L'anti-Roma c'è, ma non è Mosca. Contro Roma, città dell'anima, sta Chicago, capitale del maiale ... 
La lotta sta tra noi e loro. Tra loro che sono bestie progredite e noi che siamo civilissimi uomini primitivi. Ecco perché l'America ci invade e ci avvelena con la sue civiltà senza sale... e Cesare dovrà levarseli di tra i piedi».
Durante il periodo africano così scrive ad un amico:
«Il momento è interessante. La politica fascista verso i musulmani indica chiaramente, mi pare, che Mussolini vuole fare dell'Italia il centro di attrazione per tutto l'Islam; è questo un disegno ardito, semplice e grande... ed io non chiedo altro al Padreterno che di darmi abbastanza vita e forza da poter combattere di persona contro gli inglesi».
Questo e tantissimo altro fu ed e Berto Ricci.
«Il fascismo ci ha fatto e ci farà molto soffrire; ma il fascismo è la nostra vita ed il nostro destino».
Così si esprimeva Berto poco prima di cadere il 2 febbraio del '41 a Bir Gandula. È quasi un testamento. 
Come quanto scrisse ai suoi familiari:
«Ai due ragazzi penso sempre con orgoglio ed entusiasmo. Siamo qui anche per loro, perché questi piccini vivano in un mondo meno ladro, e perché la sia finita con gli inglesi e coi loro degni fratelli d'oltremare, ma anche con qualche inglese d'Italia».
Paolo Buchignani, e condividiamo, quasi a conclusione del suo già citato libro afferma:
«Certo, il fascismo vero, come lui lo intendeva, seppellitore della società borghese e creatore di una nuova civiltà, era tutto da fare ... 
La rivoluzione era appena incominciata».

 

Gianni Benvenuti

 

 

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