da "AURORA" n° 15 (Marzo 1994)

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1994: lo sciacallaggio continua!

93 colpi grossi compiuti dagli investitori esteri in Italia solo nel '93

 

Giovanni Mariani

 

Il 1994 ricomincia sulla falsa riga del precedente anno, e nulla può far pensare al contrario, visto e considerato che la "denazionalizzazione forzata" del patrimonio economico italiano procede senza sosta sotto l'attenta regia delle multinazionali statunitensi, francesi, inglesi e svizzere. L'italietta democratica sconvolta dalla rivoluzione giudiziaria, concentra le sue attenzioni unicamente su tangentopoli e campagna elettorale, lasciando agli avvoltoi dell'alta finanza campo libero.
Il colpo più evidente, concretizzatosi in questo periodo, riguarda la fusione fra San Pellegrino e Garma (del Gruppo Ferruzzi) che apparentemente farebbe nascere il primo gruppo italiano nel settore delle acque minerali. Ma in realtà si evidenzia come l'ennesima losca manovra d'una multinazionale straniera, in questo caso la Nestlè. La fusione tra San Pellegrino e Garma fa nascere un polo delle acque minerali da mille miliardi di fatturato tutto italiano. Ma la Garma creata nell'aprile del '92 da Raul Gardini e Giulio Malgara a cui fanno capo Levissima, Recoaro, Pejo e la distribuzione della Fiuggi, non naviga di certo in buone acque, visto il recente suicidio di Raul Gardini e la marea di debiti nella quale affogano le aziende del Gruppo Montedison. Conoscendo l'accortezza della famiglia Mentasti del gruppo San Pellegrino, appare quantomeno strana questa fusione con un gruppo indebitato indirettamente con le banche per 400 miliardi. In certi ambienti finanziari circola la voce, sempre più insistente, d'un coinvolgimento occulto della Nestlè, o meglio ai una sua regia occulta, naturalmente drasticamente smentita dai funzionari della multinazionale elvetica.
In ogni caso la Nestlè non è certo estranea al settore, visto e considerato che possiede in Italia; l'Acqua Vera, la San Bernardo e la Sant'Antonio, che da sole detengono il 16% del mercato, senza dimenticare che è socio al 25% dei Mentasti e quindi del gruppo San Pellegrino. Giova qui ricordare l'acquisto del gruppo francese Perrier da parte della Subholding francese Nestlè Soucers International (NSI). Alla luce di questi fatti appare evidente la strategia della Nestlè, volta ad assicurarsi il monopolio delle acque minerali nella schacchiere italo-francese. Persino l'Antitrust ha mosso il suo lento meccanismo per accertare se con la fusione di San Pellegrino e Garma si venga a creare un monopolio occultamente gestito dalla Multinazionale elvetica, che del resto possiede buoni legami di partecipazione con la San Pellegrino.
Ma i dubbi divengono ancora più concreti quando il nuovo gruppo italiano dichiara all'organo di controllo l'intenzione di conferire le quote di controllo dei due gruppi ad una nuova Holding (la lussemburghese "Compagniè Financiere du Haut Rhin) nella quale confluiranno il 60,78% delle azioni San Pellegrino e il 100% delle azioni Garma. La cosa diviene ancora più dubbia (sospetta) quando si apprende che il conferimento delle azioni della Holding lussemburghese verrebbe unito ad un sostanzioso aumento di capitale riservato ad un terzo socio, finalizzato a ridurre i debiti della Garma. Infatti dopo l'aumento di capitale il gruppo San Pellegrino avrà il 57,6% e i soci Garma il 14,4, mentre il restante 28% andrà nelle mani di un non meglio specificato nuovo socio. Gli esperti valutano la consistenza di questo 28% nell'ordine dei 150/200 miliardi, e a conti fatti è difficile ipotizzare che il misterioso socio possa essere italiano, e tanto più estraneo al settore. La Nestlè corrisponde perfettamente a questo primo identikit, ma ben difficilmente gli investigatori dell'Antitrust cercheranno di impedire questa operazione che puzza di monopolio.
La cosa non deve sorprenderci; del resto il biennio 92-93 ha significato la svendita istituzionalizzata del patrimonio produttivo italiano... Tra i colpi meglio riusciti ricordiamo l'acquisto della Farmitalia Carlo Erba, del gruppo Montedison, da parte degli svedesi di "Procordia-pharmacia", l'acquisto del 49% della Nuovo Pignone del gruppo ENI da parte di un gruppo d'investitori americani concorrenti (General Electric, Ingersoll Rand, Dresser Ind.) l'acquisto della maggioranza dell'Italgel (437 miliardi), del gruppo SME, da parte dell'onnipresente Nestlè. Ma è altrettanto utile ricordare le transazione nel settore tessile/abbigliamento: la Gucci rilevata da Investcorp; Mila Shop acquistata dalla giapponese Itochu-Cronet; la cessione della Liabel all'americana Sara Lee; la Ellesse acquistata dalla Pentland. Nel settore alimentare: la Nostromo acquistata dalla spagnola Luis Calvo; la Gazzoni ceduta alla Sandoz; ed infine nel settore degli alcoolici la Martini e Rossi rilevata dalla Bacardi, la Buton dalla Gran Met.
Sicuramente, qualora il 1994 si profilasse libero dalle rapaci incursioni delle multinazionali, non avremo di che gioirne. 
Significherebbe aver svenduto ogni risorsa economica nazionale al capitalismo ecumenico.

 

Giovanni Mariani

 

 

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