da "AURORA" n° 15 (Marzo 1994)

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Origine e sviluppo dell'Era atomica

Giuseppe Mosca

L'origine dell'era atomica risale alla seconda guerra mondiale: anche in questo caso gli eventi bellici accelerarono un grande scoperta scientifica. È basilare premettere che il Terzo Reich si trovava all'avanguardia nel settore nucleare senza comunque prefiggersi finalità belliche. Risulta come gli scienziati tedeschi Otto Hahn e Strassemann avessero scoperto nel 1938 la "fissione", ma le ricerche effettuate presso l'Istituto Kaiser Wilhelm, sotto la direzione del "premio Nobel" tedesco Werner Heisenberg, miravano a finalità teoriche ed empiriche.
Nell'autunno '39 ebbe luogo a Berlino, presso l'ufficio Armamenti dell'Esercito, una riunione cui parteciparono nove fisici nucleari e si costituì la "Lega dell'Uranio" che richiamò decine di altri scienziati ariani tra cui il "premio Nobel" von Laue: tutti convinti della possibilità di realizzare la bomba atomica, ma tutti propensi a ritardarne od addirittura impedirne la costruzione, a ciò spinti da scrupoli morali e da perplessità scientifiche.
In effetti il Terzo Reich non dispose mai di una pila sperimentale e le ricerche pratiche vennero abbandonate nel '43 in seguito al sabotaggio ed al bombardamento della fabbrica norvegese di "acqua pesante".
Il ministro degli Armamenti Albert Speer, che visse accanto al Führer l'intero periodo bellico, lasciò scritto: «Hitler era dominato da una diffidenza di fondo per tutte le innovazioni che, come la bomba atomica, si trovavano oltre l'orizzonte della sua generazione». Mentre il "premio Nobel" Philipp Lenard -militante nazionalsocialista sin dall'inizio e stimato consulente del Führer- gli aveva spiegato come il Giudaismo stesse annientando la tradizionale Scienza ariana tramite la fisica nucleare e la teoria della relatività. Di conseguenza Hitler non caldeggiò mai quei programmi scientifici che, se opportunamente predisposti, gli avrebbero quasi certamente consentito di disporre della bomba atomica prima dei suoi avversari.
Ben diversamente si agì nel campo opposto. Come sottolineò il celebre fisico Joliot Curie, capo della Resistenza francese, gli scienziati tedeschi del Terzo Reich non vollero realizzare la bomba atomica, ma i loro colleghi degli Stati democratici, salvo poche eccezioni, si dedicarono con tutte le forze alla costruzione della nuova arma dalla terrificante potenza.
Tali «scienziati degli Stati democratici» risultarono quasi tutti d'origine giudaica e vollero la bomba atomica soprattutto per distruggere il Terzo Reich: non essendo stato possibile usarla contro la Germania, causa ritardi nella costruzione, venne usata contro il Giappone, reo come il Terzo Reich dell'imperdonabile crimine di essersi opposto alle giudaizzate democrazie occidentali. 

Nell'estate '39 il celeberrimo fisico ebreo-tedesco Albert Einstein (influenzato dal celebre collega ebreo-ungherese Edward Teller) scrisse al Presidente Roosevelt per avvisarlo dello stadio «probabilmente avanzato» delle ricerche germaniche nel settore nucleare e «per scongiurarlo, supplicarlo d'intraprendere senza perdere un giorno un'impresa equivalente in quanto l'America non doveva essere colta alla sprovvista da un'esplosione o da una serie di esplosioni atomiche tedesche».
La storica lettera di Einstein spinse Roosevelt (da anni oltremodo influenzato da personalità ebraico-americane) a proporre all'altrettanto influenzato Churchill l'unione degli sforzi scientifici ed economici dei rispettivi Paesi per realizzare la bomba atomica. Il Governo statunitense sostenne con oltre tre miliardi di dollari il "progetto Manhattan" che culminò, nell'agosto '45, con il lancio delle due prime bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki provocando in pochi minuti circa centosettantamila morti, in gran parte donne e bambini giapponesi.
A conflitto ultimato, l'ineffabile Einstein, dichiarò nella propria biografa: «Io ho fatto semplicemente la parte della cassetta postale. Mi hanno portato una lettera già pronta ed io non ho fatto altro che firmarla. Se avessi saputo che i Tedeschi non avevano la bomba atomica, non avrei detto nulla».
Occorre ora sottolineare che gli artefici delle prime bombe atomiche furono l'ebreo-tedesco Robert Oppenheimer (direttore del segretissimo centro statunitense di Los Alamos) unitamente all'ebreo-ungherese Edward Teller, all'ebreo-danese Niels Bohr, all'ebreo-italiano Emilio Segrè ed al celeberrimo "premio Nobel" italiano Enrico Fermi che, dopo la promulgazione delle leggi razziali italiane, emigrò negli Stati Uniti ove progettò e costruì nel '42 il primo reattore nucleare utilizzato a fini bellici.
Allorquando Statunitensi e Sovietici invasero la Germania nel '45 -ambedue consapevoli delle grandi risorse degli scienziati nucleari tedeschi- ne fecero razzia deportandone moltissimi in USA ed in URSS per impiegarli a fini bellici: ciò che Hitler non aveva fatto. Gli Statunitensi deportarono anche il celebre von Braun, precursore della missilistica in Germania e futuro artefice della conquista americana della Luna... A tal proposito si rammenta la barzelletta del diplomatico americano che, rivolgendosi ad un collega sovietico, dice: «La conquista della Luna ha dimostrato che i nostri scienziati tedeschi sono superiori ai vostri scienziati tedeschi».

Negli anni postbellici fisici e spie d'origine ebraica rivelarono all'URSS i piani segreti americani per costruire bombe atomiche. La Russia divenne di conseguenza una temibilissima potenza nucleare in grado di esercitare la propria influenza sul Mondo intero. Ci limitiamo a sottolineare i seguenti casi.
Nel '50 il fisico ebreo-italiano Bruno Pontecorvo fu protagonista di una clamorosa fuga in Russia ove rivelò fondamentali segreti nucleari ottenendo la cittadinanza russa ed il "Premio Lenin", somma onorificenza sovietica. 
Successivamente assunse la direzione della fabbricazione sovietica di bombe all'idrogeno.
Lo stesso Robert Oppenheimer fu accusato di filo-comunismo e di spionaggio a favore dell'URSS. Nel '52 fu costretto a dimettersi dalla presidenza del "Comitato consultivo della Commissione per l'Energia atomica" e processato. 
Condannato nel '54 venne rimosso da ogni carica pubblica in quanto ritenuto pericoloso per la sicurezza nazionale. Verrà riabilitato nel '63 ed insignito del "Premio Fermi", massima onorificenza scientifica americana.
L'ebreo-anglo-germanico Klaus Fuchs, discepolo di Oppenheimer, rivelò ai Sovietici importantissimi segreti per la costruzione di bombe atomiche. Scoperto, scontò nove anni nelle carceri inglesi. Liberato nel '59 si trasferì nella Germania comunista lavorandovi a Dresda presso l'Istituto di fisica nucleare.
Inizialmente condannato al massimo della pena, Fuchs scontò solo nove anni di carcere dopo aver rivelato l'attività della "rete rossa" che operava negli USA.
Fuchs denunciò l'ebreo-russo-americano Harry Gold, uno dei pilastri dell'organizzazione spionistica sovietica. Gold denunciò a sua volta il correligionario David Greenglass, impiegato presso il Centro nucleare di Los Alamos, il quale denunciò in seguito sua sorella Ethel e suo cognato Julius Rosenberg, spie comuniste d'origine ebraica con passaporto statunitense, che avevano rivelato ai Russi importantissimi segreti atomici tramite il correligionario Yakoviev, console sovietico a New York.
Condannati a morte, i coniugi Rosenberg vennero giustiziati nel '53: la propaganda comunista li commemorò quali «vittime del fascismo poiché volevano che l'America diventasse libera»...

Nel periodo postbellico USA ed URSS hanno approntato formidabili arsenali atomici che, in caso di conflitti, potrebbero annientare ogni forma di vita sul nostro Pianeta: aggiungiamo che tali arsenali hanno comportato e comportano gravissime conseguenze ecologiche dovute sia ad armi e scorie nucleari scriteriatamente affondate in acque marine, sia allo smantellamento delle testate nucleari obsolete, sia ad esplosioni sperimentate sistematicamente, con pericolosi aumenti di radioattività, da Americani, Russi e Cinesi preoccupati unicamente dl esercitare la "politica del terrore nucleare" per imporre ovunque la propria supremazia politica ed economica.
E il cosiddetto "atomo della pace", ovunque imposto dalla Plutocrazia postbellica a fini consumistici, si è rivelato e si sta rivelando altrettanto pericoloso.

Connessa al consumismo postbellico è la produzione di energia atomica che -ha sottolineato vent'anni fa D. Brower- «sembra la più pulita ma è in realtà la più inquinante», mentre H. Alfren, "premio Nobel" '70 per la fisica, rivelava che «nel quadro di un programma energetico basato sulla fissione, l'enorme quantità di rifiuti radioattivi sarebbe tale da non escludere l'avvelenamento totale del nostro Pianeta».
Nel contempo il fisico H. Kendall (docente presso il Massachusetts Institute of Technology ed animatore di un gruppo di scienziati avversi alla fissione nucleare) ha posto in evidenza come da decenni vengano prodotte enormi quantità di scorie radioattive senza aver trovato un modo sicuro per sistemarle e renderle innocue. «Ciò che chiediamo -ha concluso il professor Kendall- è di non entrare in un programma che ci porterà a riempire il Paese di centrali nucleari prima di aver risolto realmente i problemi di sicurezza che si pongono a tale scelta».
È essenziale sottolineare che qualsiasi radiazione, anche a deboli dosi, risulta nociva agli esseri viventi danneggiandone le cellule. 
Nella specie umana le radiazioni provocano tumori, leucemie, invecchiamento dei tessuti e mutazioni genetiche «nel 99% dei casi a carattere mostruoso» come ha rivelato il grande biologo J. Rostand.
Ad onta di tutto ciò la plutocrazia mondialistica ha esportato ovunque l'industria nucleare, a fini economici e politici.
Anche in Paesi arretrati come l'URSS ove si sono verificate sia la poco conosciuta catastrofe nucleare degli Urali negli anni cinquanta, sia il famigerato incidente di Chernobyll, definito «il più grave dell'era nucleare», che comporterà, secondo il noto specialista R. Gale, la morte per cancro di circa centomila esseri umani oltre a gravissimi dissesti ecologici.
Nel '92 le centrali nucleari "ad uso civile" installate sull'intero Pianeta erano 423, ma s'ignora il numero esatto delle centrali "ad uso bellico": tutte produttrici di plutonio 239, un elemento artificiale esistente solo in forma radioattiva, del quale solo pochi milionesimi di grammo sono sufficienti per uccidere un uomo.
L'attuale tecnologia nucleare non è ancora in grado di rendere innocuo il plutonio. E non esistono contenitori e depositi ove sia possibile immagazzinarlo senza rischi: è quindi agghiacciante sapere che, disseminate sull'intero Pianeta, esistono migliaia di tonnellate di plutonio (la cui radioattività perdura per millenni) derivanti da centrali per la produzione sia di energia ad uso civile sia di ordigni bellici. Quale tipico esempio citiamo l'URSS che dal '49 al '93 ha costruito 55.000 bombe atomiche (il cui smantellamento si presenta ora molto problematico), mentre l'industria nucleare importata dagli USA contaminava vaste aree con gravissime conseguenze tra cui la morte di numerosissime persone e la nascita di autentici mostri. Ciononostante tutte le centrali attualmente funzionanti continuano a produrre nuove scorie radioattive. Oltre al plutonio 239, vi sono lo stronzio 90 e lo iodio 131, cancerogeni.
Anche se l'attuale "fissione" nucleare (che utilizza l'elemento pesante uranio da cui deriva il plutonio 239) venisse sostituita dalla meno insicura "fusione" (che utilizza elementi leggeri) il problema delle scorie radioattive minaccerebbe, per millenni forse, il nostro Pianeta ormai "a rischio" per tutte le specie viventi: "homo sapiens sapiens" (?) incluso.
Nel contempo sarebbe opportuno eternare, intitolando loro cimiteri ed ospedali, sia i già citati «padri della bomba atomica» sia i loro correligionari che nel periodo postbellico esportarono ovunque l'industria nucleare «made in USA»
Ci riferiamo in particolare ai noti ebrei-americani Baruch, Hammer e Rockfeller ai vertici della Plutocrazia mondialistica.

Giuseppe Mosca

 

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