da "AURORA" n° 16 (Aprile 1994)

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25 aprile '45 - 25 aprile '94

Ass. Culturale "Uno Dicembre 1943"

Compagni partigiani,
a piazzale Loreto pendeva anche il corpo di Nicolino Bombacci -fondatore del Partito Comunista Italiano- che volle morire a Dongo insieme ai Ministri della Repubblica Sociale Italiana. Prima che la raffica lo colpisse a morte, lanciò il suo ultimo grido di «Viva l'Italia! Viva il Socialismo!»
Allora ubbidiste agli ordini di Mosca, ma oggi, seppellito il mostro marxista, chi vi manovra in questa rinnovata caccia al repubblichino?
Dopo 50 anni siete ancora a questa perversa pratica della vendetta?
Se si, preparate nuovamente i vostri plotoni per fucilare gli ultimi veri socialisti d'Italia! Perché noi siamo ancora quelli di allora: non abbiamo rinunciato al nostro socialismo nazionale!
Ma prima, però, leggete e meditate su questi uomini del Partito Comunista Italiano che ci "incoraggiarono" a proseguire sulla nostra strada. 
Nel Manifesto "Per la salvezza dell'Italia e la riconciliazione del popolo italiano" ('36) si legge:
«Lavoratore fascista, ti diamo la mano perché assieme a te vogliamo fare forte, libera e felice la nostra bella Italia. Noi proclamiamo che siamo disposti a combattere assieme a voi, fascisti della vecchia guardia e giovani fascisti, per la realizzazione del programma fascista del 1919, per ogni rivendicazione che esprima un interesse immediato, particolare o generale, dei lavoratori e del popolo italiano. Diamoci la mano, fascisti e comunisti, cattolici e socialisti, uomini di tutte le opinioni. Diamoci la mano e marciamo fianco a fianco per strappare il diritto di essere dei cittadini di un Paese civile qual'è il nostro. Soffriamo le stesse pene. Abbiamo la stessa ambizione: quella di fare l'Italia forte, libera e felice».
Firmato: Palmiro Togliatti, Luigi Longo, Giuseppe Di Vittorio, Mario Montagnana, Armando Fedeli, Celeste Negarville, Ambrogio Donini, Vittorio Flecchia, Giulio Cerruti, Agostino Novella, Francesco Scotti, Giuseppe Berti, Edoardo D'Onofrio, Teresa Noce, Emilio Sereni, Cesare Masini, Giovanni Farina, Ruggero Greco.
E poi ancora, al 1° Congresso del Partito Comunista Italiano del 29/12/1945, così si esprimeva Palmiro Togliatti:
«Noi non fummo per la disfatta, lo ripeto, ma per la salvezza del nostro Paese. Se io dico queste parole e le sottolineo, mi rivolgo particolarmente a quei soldati ed ufficiali che oggi tornano dalla prigionia con nell'anima le tracce inaudite sofferenze. Noi dichiariamo loro che non abbiamo mai disprezzato ne irriso il loro sacrificio e le loro sofferenze. Noi abituati a combattere e a sacrificarci nel combattimento, non siamo capaci di irridere al sacrificio di colui che lotta per un ideale in cui crede».
E allora compagno partigiano ...?
Mentre Segunto arde, a Roma discutono... E mentre voi ancora ubbidite ai vostri Capi che sulla Resistenza hanno costruito le loro fortune politiche consentendo 50 anni di ladrocinio, a Roma una banda di avventurieri della politica e della finanza sta per spartirsi i resti di questa povera Italia per la quale ci scontrammo mezzo secolo fa nella convinzione, da ambo le parti, di combattere per renderla più grande, più giusta e più libera. Meditate... E se il tempo trascorso ha maturato le vostre coscienze e siete capaci di trasgressioni ... qua la mano! Onoriamo insieme i nostri ed i vostri Caduti e riprendiamo il discorso comune che per le circostanze storiche dell'epoca si interruppe nel 1914.

Ass. Culturale "Uno Dicembre 1943"

 

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