da "AURORA" n° 16 (Aprile 1994)

LETTERE

 

Varese, 16/3/94

 

Cari compagni-camerati o camerati-compagni (come vi debbo chiamare?), seguo da un po' di tempo la vostra rivista e apparentemente potrebbe anche stuzzicarmi. Sono d'accordo su un vasto movimento che vada al di là degli "skemi" costituiti che il conformismo occidentale ci impone.
Non milito in nessun partito politico o movimento e alle prossime elezioni sono indeciso tra la scheda bianca e Rifondazione (vorrei solo che non si presentasse insieme agli altri compagni).
Ho attraversato varie fasi politico-ideologiche durante il mio mezzo secolo di vita, sempre alla ricerca della verità, ma sono stato deluso e difficilmente prenderò ancora tessere o militerò da qualsiasi parte.
Continuo però sul terreno della cultura, e a questa non rinuncio occupandomi di vari rami umanistici.
Ma veniamo alle critiche che ho da farvi.
A me sembra che nonostante tra voi ci sia qualcuno veramente intenzionato ad andare oltre gli skemi, in altri prevalga ancora una certa ambiguità. Innanzi tutto come fate ad intitolavi ad una persona che, pur con alcuni indiscussi meriti culturali, non ne ebbe altrettanti di politici? Come fate a portare il nome di chi considerò sempre degli «utili idioti» del comunismo internazionale, quei militanti nazionali non-conformisti che guardavano a sinistra (nel momento stesso che l'ala ufficiale di questa li considerava «infiltrati» e «provocatori») e che definiva il comandante Che Guevara un «Moranino fallito» o «uno che avrebbe dovuto nascere a Montelepre» (con allusione al bandito Giuliano)?
D'accordo: un certo Marx, Proudhon, Bakunin, Sorel, Corridoni, Gramsci, Lenin (un po' meno Stalin) il giovane Mussolini, Juan y Evita, il Che, Castro, Sandino (un po' meno Khomeini, anche se contro gli USA sto dalla parte di costui).
Ma, ragazzi belli, che c'entrano costoro con il rispolverato Wallace (via Pino Rauti, che ancora negli ultimi numeri di "Linea" ci teneva a precisare che la "socializzazione" ed i "punti di Verona" erano dettati da una situazione di emergenza, quasi a rassicurare la borghesia: state tranquilli, non intendiamo certo applicarla oggi!), il Wallace che parla di «sporchi contestatori» (ma forse lui avrebbe fatto tanti distinguo tra un ozioso figlio di papà che giocava al rivoluzionario e un autentico antagonista del sistema amerikano, fosse pure sul piano intellettuale, come un Kerouac, profondamente ammirato da Evola in "Cavalcare la tigre")?
Era forse un segnale di "nuova destra" il, non dico razzista (non voglio essere retorico come la sinistra ufficiale), ma l'ultra-conservatore governatore dell'Alabama (chissà se in economia si sarebbe accontentato di essere alla pari di Reagan e/o della Thatcher, o se invece non li avrebbe superati di gran lunga)? Se quella destra è "nuova", io devo ancora nascere! E poi con un nazionalismo amerikano rafforzato, non pensate che l'Europa e il Terzo Mondo, sarebbero ancora più schiavizzati?
Voglio essere chiaro (venendo al continente eurasiatico): non condanno totalmente il Rinascimento (in questo mi allontano dal miglior Evola!), che ha permesso l'esprimersi della creatività italiana nonché la riscoperta dell'esoterismo; non condanno totalmente la Riforma (quale cristiano sensibile quale era Lutero non si sarebbe scandalizzato alla vista dei comportamenti e della mentalità vetero-mafiosa che permeava la Chiesa romana, come già si erano scandalizzati lo stesso S. Francesco, Valdo, Huss, Frà Dolcino, ecc.? Non era lo stesso Berto Ricci a parlare di «degenerazione cattolica del messaggio cristiano»?); non condanno totalmente la rivoluzione francese (che aveva da spartire una classe di nobili, viziosi e decadenti con un, poniamo, Federico I o II, uomini non solo di autorità (che sembra la sola cosa che vi interessi) ma anche, si direbbe oggi, culturalmente aperti, verso le altre culture e religioni; non condanno totalmente il Risorgimento (piantiamola con la puzzolente polemica, soprattutto da parte di pezzi d'antiquariato centromeridionali, nostalgici dello Stato Pontificio e di ... Franceschiello, contro la "congiura massonica": (ma la Massoneria storica, non quella odierna, ha avuto anche i suoi lati positivi).
Ma ci dimentichiamo che il Socialismo utopista, il Sindacalismo Rivoluzionario e lo stesso Fascismo delle origini, traggono origine proprio dal Risorgimento, o perlomeno proprio da quella parte più a sinistra di esso che va da Garibaldi a Mazzini (amico-rivale di Bakunin), a Pisacane?
Anche il vostro pesante antisemitismo non mi trova consenziente. Con questo non voglio negare che una parte degli Ebrei sia reazionaria, usuraia, plutocratica e criminale (soprattutto verso i Palestinesi), non voglio negare la verità di un libro scritto da un compagno bordighista in difesa del revisionismo storico.
Ma oggi, accanto allo spirito mercantile giudaico ne convive uno ben più potente in Occidente (tutto WASP) e in Giappone (non mi risulta, tranne eccezioni, esistano ebrei-giapponesi), come anticamente accanto all'usura di pochi ricchi ebrei ne esisteva una legalizzata ad opera dei mercanti dei Comuni e delle Repubbliche Marinare (antenati dei votanti di Bossi!) e, sembra ci siamo dimenticati che gli Ebrei godettero maggiore protezione proprio nel Califfato islamico di Cordoba e nell'Europa ghibellina che in quella guelfa!
E quanti Ebrei, gli inizî del secolo e dopo, sono stati rivoluzionari nei vari schieramenti, sia in campo marxista, sia in campo anarchico o bolscevico, ma anche nel primo fascismo (ve ne furono anche tra gli squadristi, ed uno di loro, Ovazza morì crudelmente assassinato dalle SS dopo l'8 settembre, senza contare che alcuni ebrei sotto falso nome si arruolarono nella RSI!).
Formule quali il nazionalbolscevismo, poi, penso vadano bene per certi paesi nordici ed est-europei, ma non per noi latini (come chi è un comunista, in Italia, non può essere stalinista nel senso pieno della parola e se esaminiamo il Perù, l'errore fondamentale di Gonzalo è stato proprio quello di importare in un paese latino, una strategia est-asiatica).
Il fascismo italiano è sempre stato elastico, goliardico (con tratti immancabilmente toscani e romagnoli) e non c'entra con certe facce quadrate dei paesi citati.
Non credete voi che nell'est-europeo o nell'Iran di Khomeini (che come ripeto, difendo politicamente dalle ingerenze occidentali), i soldati della RSI avrebbero potuto con allegria mandare i baci alle ragazze? E credete che lo stesso regime iraniano avrebbe lasciato stampare D'Annunzio, Marinetti, l'Evola dadaista, Oriani, Prampolini o dipingere Boccioni e Sironi?
Siamo seri. È vero che il fascismo trae la sua origine parzialmente nella tradizione storica. Ma solo parzialmente. Per il resto è un fenomeno innovativo, progressivo (non "progressista", beninteso), laico (non laicista) e "nichilista" (non a caso il "codino" Del Noce affibbiava tale etichetta tanto al Fascismo quanto al Comunismo) di questo secolo XX.

E veniamo al problema religioso. Sembra che il vostro aut aut (e in questo di tutta la destra) sia: o sei ateo, o sei "neo-pagano" o se sei cristiano allora devi accettare tutti i dogmi che la Chiesa-istituzionale ti impone (a parte forse quello di votare DC), o devi correre dietro al Cardinale Biffi (che come non è tenero verso il "radical-marxismo non lo è molto di più verso il fascismo!) e magari a quei cosini di Alleanza Cattolica.
NO!!! Io posso essere cristiano, andare al di là degli skemi ideologici, ma rifiutare sia Wojtila che Lefebvre (anche se mi batterò perché nemmeno loro vengano censurati all'interno della comunità dei credenti e non disconoscerò anche i meriti del cattolicesimo ufficiale, ad esempio il concetto di «solidarietà»).
Esiste anche un cristianesimo solitamente definito «gnostico» ( che prende in considerazione anche gli aspetti spirituali delle altre religioni), come esiste un progressismo cattolico positivo (non parlo naturalmente del catechismo olandese o di certi prelati nordamerikani, ma della «Teologia della Liberazione» nei paesi del Terzo Mondo, che non a caso l'ex filo-comunista pentito Gianni Baget Bozzo, definisce simile «al fascismo rivoluzionario», nella sua ansia di riabilitare un "fascismo perbenista" e benpensante e un Mussolini capo di uno Stato paternalista e repressivo liberal-catto-monarco-borghese!
Per venire poi ad un problema oggi di grande discussione, diviso tra i suoi fustigatori e i suoi divinizzatori: il sesso.
Non ho mai condiviso certo pan-sessualismo alienante e la paranoia in materia di certa sinistra conformista, con tutte le volgarità conseguenti; mi fanno schifo i gay esibizionisti; non accetto l'aborto come mezzo di contraccezione; odio l'egoismo di chi, uomo o donna che sia, abortisce o fa abortire per dare la prevalenza alla carriera e al denaro, ma anche per chi lo fa per rispettare l'onorabilità (giustamente Pasolini diceva «meglio affrontare lo scandalo»). Ma il piacere in se non lo ritengo un vizio: esso fa parte delle normali pulsioni umane e non posso riconoscermi nelle posizioni castranti dei tradizionalisti cattolici, che vedono il sesso, sempre e comunque come qualcosa di diabolico. Lo stesso Evola comunque, ne "Gli uomini e le rovine", giudica positiva la posizione della Chiesa post-conciliare in materia di rapporti sessuali matrimoniali... "l'amore come elemento primario..." (altro che «non lo fò per l'amor mio...»), posizione che oggi la Chiesa si è quasi totalmente rimangiata! E che tutti i tradizionalisti (anche quelli non cattolici) hanno sempre taciuto.
Se (e ci sarebbe ancora tanto da scrivere) riuscite a superare le vostre ambiguità e darvi una linea credibile, io, che mi considero, nonostante tutto, ancora di sinistra, non ho tuttavia nessuna preclusione ad un dialogo ed eventualmente ad una collaborazione.

 

G. V.

Non sappiamo attraverso quali canali, il compagno G. V. legga "Aurora", ma è certo che la sua lunga ed articolata lettera (che riportiamo pressoché integralmente e senza in alcun modo modificarne il senso) ha il pregio della sincerità e dell'apertura, anche se -aggiungo- difetta di parzialità nell'analisi delle nostre posizioni.
Nessuno nega, ad es., che la posizione politica di Adriano Romualdi, enucleata dal contesto storico in cui egli operava -anni sessanta, primi anni settanta-, non sia in tutto e per tutto condivisibile. Così come non erano condivisibile certe posizioni degli intellettuali cosiddetti di sinistra per motivi magari contrari, ma non meno contestabili di quelli da te menzionati. Comunque un merito politico (tra i tanti meriti culturali che tu stesso riconosci) Adriano l'ha avuto: quello di indicare chiaramente che il pericolo vero non erano tanto i carri armati sovietici, ma la corruzione e la suadente penetrazione dell'americanismo nella cultura europea, superando in questo lo stesso J. Evola, di cui A. R. era il discepolo prediletto.
Andare oltre gli "skemi" richiede, a mio parere, uno sforzo di comprensione e di valutazione generale della propria storia e di quella altrui non viziata dagli stessi schematismi che si dice di voler superare.
Quanto a Pino Rauti e compagnia, la nostra posizione e molto chiara, ribadita più volte in queste pagine, anche se, ad onor del vero, da attento lettore di "Linea" non mi risultano le affermazioni da te riportate nella lettera. La mia -la nostra- serenità è tale che volentieri riconosciamo a Pino Rauti il merito di aver costretto il mondo neofascista a riflettere, a guardarsi attorno, a rileggere la storia, i miti, i dogmi andando al di là delle ritualità nostalgiche che erano l'unico collante politico del mondo missino. Sono persino convinto (anche se dovessi scandalizzare pochi o molti lettori di "Aurora") della perfetta buonafede di Rauti quando proponeva lo sfondamento a sinistra. Così come credo che il fallimento della sua linea nazionalpopolare vada soprattutto ricercato nella incapacità dei rautiani storici (Maceratini, Andriani, ecc.) a capire ed accettare un qualcosa che rompeva nettamente e drammaticamente con il passato ordinovista (quindi di destra-radicale), passato in cui i compromessi e la contiguità col sistema politico democristiano sono comprovati.
Quando poi ti riferisci agli schemi tradizionalisti, alle simpatie per il cattolicesimo reazionario, al misconoscimento del Risorgimento, a certe tematiche e certi toni eccessivamente "runici" del nostro giornale, sembra tu abbia presente solo alcuni articoli che vi compaiono (o comparivano?), mentre trascuri i contributi più cospicui che pongono la questione sociale in un'ottica di indipendenza nazionale e di lotta all'imperialismo.
Caro compagno, nel valutare le nostre reali ed attuali posizioni, penso tu debba tenere conto di una serie di fattori. In primo luogo la "Sinistra Nazionale" coinvolge ormai militanti e simpatizzanti di diversa formazione: da chi si è formato nell'ambiente nazionalpopolare, a chi ha vissuto intensamente l'esperienza del marxismo-leninismo, sino ad estendersi a persone di formazione cattolica, socialista e socialdemocratica. La "Sinistra Nazionale" non è una componente dell'area nazionalpopolare, o del neo-fascismo che ha deciso di schierarsi esplicitamente a Sinistra. Il nostro Movimento è già ora il risultato di una convergenza ideale e politica che prefigura, sulla base dei punti programmatici pubblicati da "Aurora", un più generale ricompattamento dell'intera area del socialismo al di là delle diverse opzioni che lo hanno storicamente diviso.
In secondo luogo, la componente nazionalpopolare, che ne costituisce il nucleo al momento maggioritario, è impegnata al suo interno in un travaglio ideologico e culturale che deve ancora concludersi; questa revisione è un classico "work in progress". Di conseguenza è ancora possibile si manifestino in alcuni articoli posizioni di vecchio tipo, frutto di acritico tradizionalismo, di riferimenti meccanici alle tipologie del fascismo di sinistra, ecc. (d'altro canto è lungi da noi l'idea di convertire "Aurora" in bollettino monotematico, piatto ed uniforme). Ma se si legge il manifesto programmatico appena elaborato, e approvato collegialmente da tutte le componenti interne del Movimento, le posizioni sono -credo di poterlo tranquillamente affermare- chiare e senza equivoci.
Quali? 
Prima fra tutte la lotta politica socialista strettamente legata alla difesa dell'indipendenza economica e culturale delle nazionalità storiche, sorte nel XIX e del XX secolo, senza più indulgere a medioevalismi, o "celtismi" da destra-radicale. In questo contesto "la Tradizione" -ammesso che una Tradizione unitaria e organica, con le sue radici in mitici passati remoti, come sembra credere Evola, esista- può essere (solo) materia di riflessione spirituale, di scelte esistenziali o di studi esoterici. Non vi si può trarre, e noi non vi vogliamo trarre precise posizioni politiche. Il massimo di riflesso politico che si può individuare nella tradizione indoeuropea è l'idea di una classe dirigente che si faccia carico degli interessi comunitari, e che trasmetta alla collettività valori forti e sani; una classe dirigente espressa dal popolo, priva di privilegi economici.
Noi crediamo in una futura società socialista, come noi la intendiamo, non possa prescindere dalla presenza dello Stato e di una classe dirigente che lo gestisca, in nome degli interessi popolari e sotto il controllo popolare. Il massimo che possiamo concedere ai tradizionalisti è questo: la Tradizione come idea regolativa kantiana, che orienti verso èlites politiche di questo tipo, la cui formazione presuppone la subordinazione dell'economia alle esigenze sociali e politiche della Nazione. Per il resto la nostra rottura col mito "guerriero" e la simbologia "runica" è netta!
Altrettanto netto è il rifiuto di ogni forma di razzismo, di antisemitismo e di cattolicesimo controriformista.
Sul tema specificamente religioso, non è affatto nostra intenzione ammettere solo la presenza di neo-pagani o di cattolici integralisti. Alla "Sinistra Nazionale" possono aderire uomini delle più svariate confessioni o laici dichiarati, sempre che si riconoscano nella linea della convergenza fra lotta sociale e indipendenza nazionale, e i punti programmatici che ne discendono.
Dirò di più! Questa linea ideologica non si è solo espressa in alcune componenti del fascismo anticapitalistico -non tutto però, perché è ben difficile attribuire agli evoliani puri la centralità della problematica sociale-, ma anche all'interno di movimenti che sono confluiti nel marxismo: dal castrismo, al sandinismo sino ad Ho Chi Min, partito originariamente da posizioni nazionalistiche. Senza contare l'esperienza del peronismo, che fu molto di più di una variante operaistica e latino-americana del fascismo italiano. Fu l'inizio di una vera esperienza di socialismo nazionale, interrotta bruscamente dal Colpo di Stato imperialista del '55. Ma questo carattere socialista e nazionale fu poi ripreso dalla sinistra peronista negli anni '70 -dai Montoneros-, che per difendere le proprie convinzione, e con esse gli interessi dei ceti sociali e produttivi argentini, pagarono un alto tributo di sangue alla dittatura militare di Videla.
La "Sinistra Nazionale" si trova in piena sintonia con questi orientamenti peronisti dei Montoneros, che nulla hanno di runico, di nostalgico, di controriformistico, di celtico, ecc.
Le nostre ambiguità quindi sono minori di quanto si voglia credere: anzi, ben vengano gli uomini di sinistra ad arricchire con le proprie esperienze e capacità il nostro Movimento!
Ritengo -e riteniamo- infatti che, al di là delle storie e dei percorsi ideali diversi, sia il momento del cammino in comune, qualora sugli obiettivi epocali e sulla mèta da raggiungere esista una effettiva convergenza.
A risentirci, dunque!

 


 

Milano, 15 marzo '94

 

Caro Costa, 
la tua del 30 gennaio scorso l'ho recuperata soltanto nei giorni scorsi al mio rientro (provvisorio) a Milano... 
Brutte notizie, invece, sul fronte di "Aurora": sfoglia sfoglia e leggi leggi, insieme ai pregevoli pezzi di Ostidich -e i tuoi- ho trovato un nome che mi ha subito fatto venire la pelle d'oca: Stefano Delle Chiaie, l'essere più abominevole per antonomasia. E no, caro Costa: dove c'è costui c'è il marcio, ci sono i servizi, ci sono i carabinieri, ci sono le rogne. Ed io, per motivi di sicurezza, dopo averne subite un sacco (ed esiste un sospeso in Cassazione), me la do a gambe. 
Vanto uno stomaco di ferro, ma Delle Chiaie e i suoi amici non riesco a digerirli, nemmeno con una robusta dose di carburo al posto dell'onesta citrosodina. 
Perciò ti saluto e ritorno a cuccia.

Michele M.

Da diverso tempo giungono in redazione telefonate e lettere che ci lasciano perplessi. Cosa c'entri il "Movimento Antagonista - Sinistra Nazionale" e il nostro "Aurora" con il signor Stefano Delle Chiaie e compagnia elencando... è un mistero. Forse la rettifica dell'avvocato Giuseppe Pisauro pubblicata dal "Corriere della Sera" il 17 gennaio può essere una parziale spiegazione, in quanto, in essa, si parla di un Movimento Aurora del quale, peraltro, sentiamo parlare per la prima volta. Cogliamo comunque l'occasione per ribadire in modo ultimativo che il mensile "Aurora", il "Movimento Antagonista - Sinistra Nazionale" nulla hanno a che spartire con il signor Stefano Delle Chiaie (che personalmente non abbiamo l'onore di conoscere), con la destra radicale passata, presente e futura sulla quale abbiamo espresso, per quello che ci compete, già da tempo, un giudizio politico che non lascia spazio a dubbi di sorta. 
Il "Movimento Antagonista - Sinistra Nazionale" è un'organizzazione politica nella quale militano persone provenienti dalle più disparate esperienze politiche e non intrattiene rapporti (tantomeno legami ideali e operativi) con persone la cui esperienza politica di destra o sinistra non risponda a quei requisiti di chiarezza e linearità a cui da sempre, nel nostro quotidiano operare, ci siamo uniformati.

 

Luigi Costa

 

 

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