da "AURORA" n° 17 (Maggio 1994)

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Schizofrenia obbligatoria

Giorgio Vitali

 

Mi riferisco all'articolo di Massimo Fini "Non si cancellano con le celebrazioni le vergognose colpe dell'Italia".
Con quanto ivi scritto, sia pure sotto l'urto emotivo delle celebrazioni per il 25 aprile da parte della corte dei miracoli occhettiani, non composta da tagliagole ma da pulcinella, viene ulteriormente ad accreditarsi, per gli italiani, l'obbligo istituzionale di sentire in due soli modi la propria storia, sia remota che recente (Romani a parte): «O tutti vincitori col vincitore di turno, oppure tutti vigliacchi ed opportunisti».
Posto che coloro i quali rivendicano benemerenze schierandosi dalla parte del vincitore (vero o presunto) sono sempre e comunque opportunisti e spregevoli, resta altrettanto vero che coloro che affermano essere tutti vigliacchi sono vittima del risentimento emotivo, che può riguardare la sconfitta militare di 50 anni fa o il disgusto per le buffonate attuali, ma comunque dimostrano di non conoscere i fatti o di non riflettere sui fatti di cui sono a conoscenza.
Per quanto riguarda l'argomento dell'articolo di Fini, la letteratura è vastissima, tra le più vaste fra i vari argomenti di interesse storico, riguardanti l'intero arco della storia dell'umanità, (a parte i documenti segreti che verranno alla luce quando vorranno Lorsignori) e da questa letteratura è molto facile arguire le vere ragioni di ciò che è avvenuto e che angustia ancora tanto gli Italiani. [Ma si chiede Massimo Fini del perché??? Non è forse che gli Italiani sono stanchi di dover subire ed essere complici, per vigliaccheria, di un falso???]
Al dettaglio:
«Come sciacalli ci buttammo sulla Francia agonizzante, come iene e come sciacalli aggredimmo l'apparentemente inerme Grecia...».
Sono frasi molto superficiali! e non è certamente il caso di esibire la documentazione idonea. A tal proposito sarebbe utile riflettere un attimo se sia stato Mussolini a tradire la Francia e non la Francia a tradire Mussolini crollando in un battibaleno, quando pochi mesi prima dell'inizio del conflitto lo stesso Churchill aveva dichiarato essere, quello francese, l'esercito più forte del mondo!
«Perché avevamo pugnalato alle spalle l'alleato tedesco».
È una frase storicamente priva di senso. Un popolo non è una persona individuale, per cui un gesto è determinato e qualifica moralmente chi lo compie. Si può tradire un alleato di guerra in molti modi, spesso quello plateale della resa alla cialtrona è meno grave di altri.
Prima di parlare di tradimento italiano occorre sapere quali erano stati i rapporti fra Italia e Germania dal '40 al '43.
In ogni caso furono i tedeschi a tradire Mussolini e la RSI, provocando di fatto la morte proprio di quelli che non li avevano traditi, quando firmarono la resa delle truppe in Italia all'insaputa delle Autorità repubblicane.
In identiche condizioni, tutti gli alleati della Germania, e ripeto tutti, tradirono i tedeschi, senza per questo suscitare la riprovazione di Fini o di chi per lui.
«In questo modo Mussolini pone le basi per la guerra civile».
Su questo argomento sono corsi fumi di inchiostro.
C'è comunque un atteggiamento di dipendenza psicologica che funziona ancor oggi nei confronti di Mussolini, atteggiamento detto di «contro-dipendenza» che fa il paio con quello di assoluta dedizione-dipendenza di tanti italiani fino al '45. La colpa e la ragione sono sempre e solo di Mussolini. Basti qui sottolineare che in identiche situazioni, e sempre durante la fase finale della 2ª guerra mondiale, in altri paesi europei, per il tradimento dei responsabili governativi, che avevano tentato una resa al nemico, andarono al potere forze politicamente affini al fascismo, senza con ciò dar vita alla guerra civile. Evidentemente occorre distinguere fra il fenomeno degli imboscati, dei renitenti alla leva, ed i terroristi, quasi tutti comunisti, che uccidevano alle spalle i singoli fascisti. Questo fenomeno è tale da chiarire i veri fini della guerra civile... non bisogna mai dimenticare che gli eventi storici si capiscono soltanto guardando la carta geografica. È questa che dovrebbe far riflettere su ciò che è avvenuto e che sta avvenendo in Italia.
«Da questo momento alcuni italiani si danno alla macchia ed alla lotta partigiana per combattere il nazi-fascismo e per riscattare armi in pugno il plebiscitario consenso che i loro connazionali e forse anche essi stessi avevano dato al fascismo».
Ma che bella frase! Ma che ansia di riscatto, che fregola di redenzione colpì tante persone appena gli alleati arrivarono a Roma! 
«Altri italiani accorsero invece sotto le bandiere di Salò per un proprio diverso e forse malinteso senso dell'onore»
Forse malinteso!
Qui casca l'asino! Prima Fini ha scritto che abbiamo ignobilmente tradito l'alleato; poi chi, reagendo all'ignominia, continua a combattere col perdente, avrebbe un malinteso senso dell'onore! Che coerenza logica possiede Massimo Fini! Infatti, secondo l'estensore dell'articolo, chi con gli americani in casa si schiera coi medesimi, si vuole riscattare dal fascismo.
(Ma quale riscatto poi? In riferimento a chi e cosa si doveva riscattare? Era stato il fascismo un regime apertamente corrotto che aveva sistematicamente derubato gli italiani come quello testè defunto? Avevamo noi italiani, in quanto fascisti qualcosa da spingerci a stracciarci le vesti di fronte ad inglesi, americani, francesi russi, brasiliani, algerini, tunisini, indiani, canadesi, neozelandesi, sudafricani, australiani, polacchi, centrafricani, etc...?)
E Fini pensa che nel '44 ci fosse qualcuno veramente disposto a riscattarsi dal fascismo tra quelli che molto ragionevolmente si apprestavano a salire sul carro del vincitore? Crede il Fini che il regime fascista fosse stato quello che in 50 anni di lavaggio del cervello sono riusciti ad imprimere acriticamente ai giovani? Per Fini, poi, chi, sapendo perfettamente di perdere, perché è assurdo pensare che qualcuno immaginasse che la guerra fosse ancora aggiustabile, si era schierato col perdente contro la più mostruosa coalizione di potenza militare, numerica, economica, finanziaria mai esistita, quello aveva un opinabile senso dell'Onore! Bella concezione dell'Onore ha Fini, invero!
«Il 25 aprile Milano insorge» 
Il 25 aprile, invece, a Milano non succede nulla. Sia perché non c'era nulla che potesse accadere, sia perché Milano era zeppa di caserme di uomini in divisa (compresa la Milizia Francese) e non c'era barba di eroe della resistenza che pensasse di andare a rompere i coglioni a quelle persone... tra l'altro si narrano episodi molto esilaranti sul comportamento di questi riscattati a fronte di gente in divisa che non aveva certamente voglia di perdere il tempo con i bambocci. Sappiamo anche, e lo dovrebbe sapere anche il Fini, che le poche fotografie esistenti di questa insurrezione furono scattate molti giorni dopo, a cose avvenute, e mentre era in corso la caccia al fascista isolato, da un noto fotografo che ne narrò tutta la storia qualche anno fa in una rivista, appunto, di storia. L'unico avvenimento fu questo: Mussolini, saputo del tradimento tedesco, e che quindi l'esercito alleato stava dilagando per la pianura padana, tenta di lasciare l'eredità della RSI al Partito Socialista, con l'intermediazione della Chiesa e di alcuni elementi socialisti di alta levatura morale, fra cui Carlo Silvestri. L'operazione fallisce per la ben nota ottusità congenita dei socialisti.
A quel punto Mussolini tenta l'ultima carta, cercando di mettersi direttamente in contatto con gli americani. Fallita quest'ultima carta, tenta di raggiungere Hitler, ma viene ritradito dai tedeschi che lo dovevano trasportare.
Qui infatti non c'è l'eroismo di alcun Pedro o altri peones. Infatti i tedeschi avevano libertà di movimento e di transito, in quanto il trattato di resa prevedeva il loro libero allontanamento dall'Italia, per raggiungere la Germania minacciata dall'invasione russa. Quindi le cose si sono svolte nel modo che chiunque può immaginare, conoscendo i fatti.
Mussolini in fuga? È un nonsenso storico. Mussolini non era un piccolo gerarchetto che avrebbe potuto stare nascosto qualche tempo e poi dileguarsi fra la folla. Né avrebbe potuto nascondersi in una Spagna qualsiasi come figure di secondo ordine tipo Ante Pavelic. Eppoi Mussolini aveva la possibilità di trattare la pace, avendo svolto, prima e durante la guerra, una continua azione di mediazione fra le parti.
Mi sembra che tutto quanto sta uscendo in questi ultimi tempi sull'argomento (non pochi libri ben documentati) verta proprio su queste probabili ipotesi. È evidente che chi ha poi, ucciso Mussolini lo ha fatto per evitare che il medesimo potesse in qualche modo gestire la situazione da par suo.
Ed a ciò secondo il sottoscritto, si deve il successivo massacro di fascisti, ormai arresisi, in obbedienza agli ordini del maresciallo Graziani.
Ma siamo a maggio inoltrato!
«Sulla propria incommensurabile viltà, che il coraggio dei pochi, dei pochissimi, non riscatta»
Evidentemente, Massimo Fini che è giovane, sa poco della guerra per esperienza personale, ed ha letto poco sull'argomento.
Si renderà conto, se leggerà i molti libri ancora disponibili in merito, che gli Italiani, sia pure in subordine ai tedeschi, hanno fatto una grande guerra in termini personali. E non mi riferisco ai soliti paracadutisti di El Alamein ed agli alpini in Russia (unici invitti in quella campagna fra gli invasori!). Un conto è sottolineare lo scarso peso bellico in favore dell'alleato (ma era poi un alleato?) un conto è offendere gratuitamente le centinaia di migliaia di connazionali che si sono battuti, per lunghissimi 5 anni, su tutti i fronti, compresi i campi di concentramento dell'una e dell'altra parte, con vero spirito di abnegazione, in condizioni obiettivamente difficilissime. 
È veramente urtante, dà un profondo senso di disgusto, per chi ha vissuto quegli anni, sentire che a soli 50 anni di distanza c'è chi può offendere gratuitamente uomini che hanno molto sofferto e che hanno moltissimo dato! Ed il tutto palesemente contro la Storia!
Non si può tacciare gli altri di buffoneria quando, con estrema superficialità ed incompetenza si sparano giudizi privi, sicuramente, di contenuti logici. A meno che non si abbia, della guerra, una immagine cinematografica di tipo americano, coi marines che uccidono 100.000 giapponesi a uno!
Se l'autore dell'articolo vuole ignorare che ci si stava battendo contro la più grande coalizione che il Globo terracqueo abbia mai messo in piedi, può farlo. 
Ma non per questo può nascondere la verità!
Spiace che cose di questo genere siano state scritte non da uno dei tanti personaggi che, nulla avendo da difendere, nessun retaggio avendo da tutelare se non il proprio utile, difendono le proprie ruberie offendendo i combattenti e tutti coloro che han fatto il proprio dovere. Ma che sia proprio l'autore di un libro che, rivendicando contro la retorica pacifista il ruolo della guerra, non sia poi in condizione di capire coloro che la guerra l'hanno fatta! Nessuno nega il valore e la tenuta del popolo inglese, ma va anche ricordato che nel '40 tale popolo era di fatto il padrone del mondo (Canada, Australia, Nuova Zelanda, India, 3/4 dell'Africa, buona parte del Medio Oriente... non sono bazzecole). 
Si legga Massimo Fini cosa scrive la rivista francese "Hommes de guerre" nel suo fascicolo del febbraio '89 sui nostri soldati nella campagna di Tunisia! (Ed i Francesi non sono certamente teneri con noi Italiani). Fra qualche decennio, chi studierà la storia, leggerà che la piccola Italia, appena arrivata alla Unità Nazionale, osò sfidare la potentissima ed onnipervadente Inghilterra. E tutto ciò non potrà accreditare l'idea degli Italiani tutti vigliacchi. Anzi, la Storia dovrà registrare, ce ne dispiace per i laudatores del grande statista Churchill, che proprio a seguito dell'immane conflitto, l'Inghilterra perse il suo enorme Impero. (Alla faccia del grande popolo). Ma, poiché il vero coraggio non è quello di colui che si butta urlando sul nemico, ma quello di coloro che con determinazione, costanza, umiltà, senso di dedizione alla propria causa, per smentire le tesi di Fini, basterebbe ricordare, e finora non l'ha fatto nessuno, i tanti funzionari del Partito Fascista Repubblicano, i Segretari delle piccole e delle grandi Sezioni locali, gli esponenti fascisti non in divisa, ma ben conosciuti nei piccoli paesi, nei borghi, nelle cittadine di provincia. Coloro che rappresentavano l'ossatura del partito che, senza usufruire delle scorte alle quali ci hanno abituato i Satrapi Orientali della classe politica post-fascista, affrontavano 24 ore su 24, la pistola assassina dell'eroico partigiano di turno, che spesso aveva già assassinato il segretario del fascio locale precedentemente in carica? Tutte queste persone, diverse migliaia in Italia, sapevano bene a quale destino andavano incontro. Anche perché, da Rado Bari, gestita dall'antifascismo, cioè da autentici galantuomini, veniva stilato giornalmente l'elenco nominativo (familiari compresi) delle persone che dovevano essere abbattute. 
Penso che Massimo Fini possa immaginare quanto sia divertente sentirsi citare giornalmente in questo rosario autenticamente liberatorio!
E penso anche che, per Fini, l'impostazione della lotta in questi termini sia proprio un «beninteso senso dell'Onore!». Ciononostante, costoro mantenevano serenamente la loro attività lavorativa, così come ai giorni nostri i giudici e gli uomini di Legge minacciati dalla Mafia che, giustamente, chiamiamo Eroi.
Né alcuni di loro, come ampiamente dimostrato nel dopoguerra, avevano ricchezze mal accumulate da difendere!
Il coraggio di un popolo si vede da questi esempi.
Allora ho l'impressione che qui ci sia una sottile e perversa volontà di tenere l'italiano ad un basso livello di autostima, per tornare ad essere gli eterni lustrascarpe, gelatieri, suonatori d'organetto, danzatori di tarantella, venditori di statuette, manovali addetti agli infimi lavori, come ci vedevano i "Signori" del mondo e come vorrebbero ancora continuare a considerarci. E come, in modo appropriato, stanno a codesti signori dimostrando in questi giorni, i nostri intellettuali organici, tramite la loro grave incapacità a capire le ragioni degli altri, dimostrando così che coloro che dovrebbero gestire l'opinione degli italiani sono vittime della prevalenza di interessi egoistici, individualisti o di casta, di gruppo, di ideologia contro l'interesse globale di una intera nazione. 
Il tutto affinché l'Italia resti, come evidentemente si vuole nelle alte sfere del Governo Mondiale, una espressione geografica.

Giorgio Vitali

 

 

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