da "AURORA" n° 18 (Giugno 1994)

LETTERE

 

Vinovo, 19 maggio 1994

 

Spett. Redazione di Aurora
Se non si vogliono rinnegare i nostri ideali, credo proprio che un'alleanza con le forze di sinistra in genere e con i comunisti in particolare sia improponibile.
Questa mia affermazione alla lettura del "giornale comunista" Liberazione del 13/20 maggio nonché all'inserto programmatico di Rifondazione per le elezioni europee. Non vedo cosa ci sia in comune fra noi e loro quando la loro opposizione al nuovo governo «qualitativamente diverso da tutti quelli che lo hanno preceduto» è dovuta innanzi tutto al fatto che «è il primo governo della Repubblica che non si fonda sulla pregiudiziale antifascista». Dire che il MSI-DN fosse la continuazione del disciolto PNF significa non aver compreso assolutamente nulla né del Partito Fascista né della Destra Nazionale di Almirante. 
Ma dicono i neo-comunisti nostrani: «per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana, esponenti fascisti faranno parte del governo. Viene meno uno dei fondamenti della carta Costituzionale, la pregiudiziale antifascista».
Per costoro, dunque, Alleanza Nazionale è fascista! Siamo al ridicolo.
Per quanto concerne la Costituzione, ritengo essa debba essere modificata e non posso certo far mio l'appello alla sua difesa anche se nella mia attività politica amministrativa ebbi la necessità di leggere alcuni articoli onde garantirmi la possibilità di esprimermi.
Necessità abrogare la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione!
Sulla famiglia i comunisti di Rifondazione definiscono la mozione presentata da Zeffirelli come delirante e di stampo fascista. Cosa scrivono Zeffirelli & C. ? Della necessità di «tutelare la vita di ciascun individuo fin dal concepimento nel grembo della madre (...), aiutare la figura della madre che è portatrice di vita (...) per fare in modo che lo Stato orienti le principali politiche economiche, sociali, fiscali, culturali a sostegno delle famiglie». I compagni comunisti definiscono tutto ciò come «l'intento di attaccare le conquiste del movimento delle donne degli anni '70: la legge sulle lavoratrici madri, quella sui consultori e la riforma sul diritto di famiglia». Conquiste che hanno gettato la famiglia nel degrado educativo e morale che oggi tutti constatano.
Sempre dalle pagine del citato settimanale è evidente come la proposta politica dei comunisti italiani sia in antitesi con le tesi nazionalpopolari in materia di immigrazione. Loro sostengono addirittura che si deve rivendicare «anche istituzionalmente, la tutela di una civile e libera circolazione degli immigrati incominciando a proclamare l'Europa un continente aperto»! Si oppongono ad ogni controllo, alla chiusura delle frontiere, sostengono, ed è il loro programma per le europee del '94: «politiche di accoglienza e di accesso alle abitazioni, facilitazioni nel rilascio e nel rinnovo dei permessi di soggiorno; regolarizzazione immediata per tutti gli stranieri; estensione del godimento di tutti i diritti agli immigrati, da quello al lavoro, all'assistenza sanitaria, fino ai diritti politici di poter partecipare ed essere eletti alle elezioni amministrative; semplificazione delle procedure e dei tempi per ottenere la cittadinanza».
Il richiamo alla lotta all'antisemitismo senza dire nulla invece a favore dell'antisionismo o dell'antigiudaismo sta a dimostrare come la visione antiplutocratica dei comunisti italiani, a differenza di quelli russi, sia molto limitata.
D'altronde nella premessa al programma per le europee '94 gli "amici" di Rifondazione affermano: «anche nel resto dell'Europa emergono segnali e si affermano fenomeni (...) di intolleranza anti-immigrati (...) di neo-fascismo accompagnato da tentativi di revisionismo storico sulle responsabilità dei regimi fascisti e nazisti della prima metà del secolo».
Dopo aver esaminato «l'attacco allo Stato sociale europeo», «la disoccupazione di massa», «la crisi del progetto originario di unificazione», «lo svuotamento dei poteri degli Stati nazionali», «il nuovo ruolo della NATO», analisi che ho ampiamente condiviso perché proprie di una visione rivoluzionaria e nazionale, si giunge alla risposta che «i processi di integrazione sono un fatto reale nel mondo contemporaneo, il problema e come orientarli nella giusta direzione non osteggiandoli pregiudizialmente»!
Si procede successivamente, spiegando i caratteri della proposta comunista per l'Europa, alla necessità di collegamento, per esempio, con i movimenti dell'arcipelago antirazzista, alla volontà della «moltiplicazione delle forze ONU in campo», «del passaggio dei problemi della sicurezza europea all'ONU», dimenticando che quest'ultimo è il braccio amministrativo del mondialismo statunitense che a sua volta dispone di quel braccio armato che tutti conosciamo. Si oppongono ad una forza armata europea, rifiutando ogni tendenza alla professionalizzazione degli eserciti e sono fautori della denuclearizzazione europea che significherebbe rinuncia dell'Europa, Francia in primis, ad un deterrente nucleare lasciato così solo in mano agli USA, cioè ai fautori di quel nuovo ordine internazionale a cui si sono rifatti in maniera esplicita, come obiettivo primario, il cartello dei progressisti nelle elezioni del marzo scorso.
In campo economico, con i comunisti possiamo avere in comune il rifiuto di «una Europa senza regole come semplice area di scambio economico», ma loro rifiutano anche la prospettiva, che non sarebbe assolutamente irrealistica, del ripiegamento continentale autarchico e ciò in quanto il PRC è un partito internazionalista e dunque con il quale non si può avere assolutamente nulla a che fare. Con i vetero marxisti italici non ci si può andare a braccetto, loro sono una realtà completamente diversa dai comunisti russi, loro sì nazionali e antiplutocratici. La situazione in Italia è ben diversa e il futuro non può essere quello di allearsi con i socialprogressisti della sinistra ma sta nel rifiuto delle etichette bisecolari di destra, centro e sinistra, prendendo anche dai comunisti quel poco di buono che dicono per rivalutarlo su posizioni nazionali e rivoluzionarie, sociali e popolari che nulla hanno a che spartire con i partiti oggi imperanti.
Con i militanti della sinistra più intelligenti, pochissimi, in Italia quasi una rarità, ci potrà essere una sintonia dello stesso tipo che è in atto nelle forze nazionalpatriottiche russe dell'ex-URSS. Ma non illudiamoci, in Italia l'antifascismo viscerale di cui i comunisti nostrani sono permeati ha portato tanti guasti, ad iniziare dal loro acume politico. Si noti bene, dopo mezzo secolo di antifascismo militante del regime democristiano, dopo il crollo dello scudocrociato e dei suoi alleati, le sinistre, comuniste e non, reagiscono alla sconfitta elettorale, già netta, ma che poteva essere maggiore, con la mobilitazione antifascista!
E così sia.
Se il Movimento Antagonista vorrà essere realmente tale dovrà rinunciare ad etichettarsi e rinunciare ad allearsi con altre forze politiche, tenendo aperto il dialogo sulla base del proprio programma.

Giuseppe Candelo

Le affermazioni dell'amico Candelo, condivisibili in alcuni punti, si comprendono appieno solo in una logica interna al Fascismo, quindi, in un riferimento meccanico a questa esperienza storica, che non è più la nostra.
Su questo punto occorre sgombrare il campo da dubbi residui. Va ribadito che la Sinistra Nazionale nasce dall'aggregazione di uomini e gruppi di diversa astrazione ideologica e politica. Il fatto che la parte più consistente dei nostri quadri provenga da un'organica esperienza di Fascismo nazionalpopolare non qualifica affatto il nostro Movimento come una variante di sinistra del Fascismo. Questi uomini hanno rotto dialetticamente con le logiche e le forme neo-fasciste, riconoscendone l'esaurimento storico e l'inadeguatezza ad esprimere i propri valori ed ideali socialisti e nazionali. Il cammino politico da loro compiuto è rivolto a liberare dal fascismo storico, che si è retto e sviluppato su logiche di Destra, i contenuti socialisti che ne contraddistinguevano una delle sue componenti interne. Questi contenuti socialisti, debitamente depurati da logiche e forme storicamente datate e opprimenti, sono stati collocati nel loro alveo politico naturale: la Sinistra nazionale, rivoluzionaria e sociale.
In base a queste riflessioni autocritiche -che, come si può ben immaginare, sono costate molto sotto tutti i punti di vista, soprattutto sotto il profilo emotivo- è stato possibile trovare intese con gruppi di estrazione socialista e socialdemocratica non coinvolti nel sistema tangentocratico, e con singole personalità di formazione comunista. Del resto, se il socialismo nazionale fu indubbiamente una componente -rilevante- del Fascismo storico, si deve avere anche il coraggio di riconoscere che, nello sviluppo politico delle varie esperienze fasciste o fascistoidi, è stata proprio questa componente ad essere la più marginalizzata, perseguitata e massacrata fisicamente, come in Germania, dal nazionalsocialismo al potere.
Singolare destino, quello di questi uomini che riuscirono ad essere invisi alla Destra e alla Sinistra! Sinistra potenziale imprigionata a Destra! Come tale impossibilitata a trovare un seguito di massa tra i ceti produttivi, ridotto ad una sparuta pattuglia intellettuale rissosi e incapace di organizzarsi, di darsi una disciplina ed un metodo d'azione, sovente anche chiusa in una sua visione trasognata e irreale del Fascismo al quale si ostinava a richiamarsi (non però Otto Strasser, che vide tutto sin dal 1930, scappò all'estero e salvo la pelle!).
 

Vogliamo continuare a rimanere in un ghetto sempre più piccolo?
Misconosciuti dalla Sinistra, alla quale si vorrebbero rivolgere palingenetici quanto demagogici e inascoltati richiami? Schiacciati sulla Destra reazionaria, come capitò a Mussolini stesso (si leggano attentamente, sulla questione i "Taccuini Mussoliniani" di De Begnac) nel 1921?
L'idea che il Fascismo autentico sia quello nazionalpopolare di sinistra, come ogni tanto si continua a leggere anche su "Aurora", è a volte solo la trascrizione dei propri sogni e desideri, e non regge ad una seria analisi storiografica. A chi ancora né è convinto consigliamo la meticolosa lettura di tutto il Mussolini di De Felice, e con esso dei diari di Cianetti, dai quali emerge la tragedia di un sindacalista vero, costretto sempre a lavorare in difesa, sperando che un giorno o l'altro Mussolini spezzi l'accerchiamento e si decida a liberare la mano al Fascismo nazionalpopolare. Cianetti, come altri, finì nell'ingranaggio del 25 luglio, fu emarginato dai seguaci di Grandi, messo in galera durante la RSI, costretto all'esilio dalla Repubblica antifascista!
Vogliamo continuare su questa strada? Per quanto riguarda il socialismo nazionale in sé, nelle sue linee ideologiche, riaffermiamo che ci troviamo di fronte ad una corrente di pensiero che non ha mai trovato una espressione politica e organizzativa autonoma. Si è sviluppato dentro il Fascismo, fuori dal Fascismo e anche contro il Fascismo stesso (basti il nome di Alceste De Ambris, che passò dal movimento delle Camicie Nere all'antifascismo, e agli Arditi del Popolo. Per non parlare di Pietro Nenni). È penetrata profondamente in alcuni movimenti comunisti nel dopoguerra, a cominciare dal Viet-Min sino al castrismo. Forse la più coerente espressione del socialismo nazionale fu la Sinistra Peronista dei Montoneros, sanguinosamente liquidata dalla giunta militare di Videla (con l'entusiastico applauso dei missini di Almirante. Vogliamo dimenticare anche questo?).
Il nostro strappo nitido con le logiche destrorse non significa però condividere l'antifascismo strategico della sinistra istituzionale. Non si tratta solo di difendere la RSI, i cui programmi sociali pur elaborati nel momento della disperazione (anche se non sono tali da invertire la natura globalmente reazionaria del Ventennio), certo rappresentano un ritorno alle origini socialiste di Mussolini, quindi il prevalere della componente socialista e nazionale in seno al Fascismo. Quello che a noi in questo momento preme, dal punto di vista politico, è mettere in luce il carattere nuovo, non fascista, ma liberista e filo-americano della nuova Destra di Fini e Berlusconi, contro la quale anche la Sinistra istituzionale deve andare oltre la logica dell'antifascismo.
Per quanto concerne altre tematiche sollevate nella lettera, osserviamo solamente che la Sinistra comunista occorre accettarla per quello che è diventata: una sinistra corrosa dalle forme ideologiche borghesi, asservita all'Azionismo di ritorno ben rappresentato da Cuccia, Scalfari e De Benedetti, ormai lontana dai valori etici, sociali e morali dell'idea socialista. Epperò con questa Sinistra corrotta e corrosa dai valori liberali e individualistici che occorre dialogare. Non possiamo inventarcene un'altra! Noi siamo convinti che con uomini come Ingrao e Bertinotti si può trovare, nel terreno delle lotte sociali, un'intesa.
Certamente non potremmo dialogare su femministe e froci! Né vogliamo chiudere la prospettiva del dialogo con tutte le altre forze della Sinistra socialista e cattolica. Quello che in questo momento è il vero problema politico è dare un segnale preciso sulla nostra coerente collocazione a Sinistra! Senza pretendere che Cossutta e Bertinotti scoprano che, in quanto c'è stata la RSI e la "socializzazione", il Fascismo è un movimento socialista! 
Avrebbe dovuto dimostrarglielo Rauti nel '90, ed era l'ultima possibilità storica per farlo! Ora è tardi!
Per quanto riguarda l'immigrazione. Si possono studiare tanti provvedimenti per disciplinare ed attutire questo flusso, che rischia di aprire dolorose ferite razziste e guerre tra poveri, com'è avvenuto in alcune zone del Paese anche in tempi recenti. Ma su un punto intendiamo essere chiari (come chiarissimi siamo stati nella piattaforma programmatica della Sinistra Nazionale); gli immigrati sono proletariato sfruttato e alleato potenziale nella lotta al capitalismo imperialista, su cui ricade tutta intera la responsabilità di questo tragico flusso immigratorio!
Sulle vecchie storie del complotto "giudaico-massonico", contaminazioni razziali e di tutto il ciarpame, proprio della Destra Radicale, non ne vogliamo più sentire neanche parlare. Un conto sono gli Ebrei e un conto la politica razzista e sionista dello Stato d'Israele e del suo alleato; gli Stati Uniti.
Per concludere il Movimento Antagonista - Sinistra Nazionale pone alla base del suo agire politico il proprio programma. 
Ma non chiarire le proprie posizioni, rifiutare aprioristicamente qualsiasi confronto con la sinistra tradizionale equivale a vegetare nel limbo di un extraparlamentarismo inconcludente, senza sbocchi, e senza collegamenti sociali.

 

"Aurora"

 


 

Empoli 19 giugno '94

 

Questa lettera è un contributo di un gruppo di socialisti empolesi che intendono aprire con la Sinistra Nazionale un dibattito sul "Socialismo possibile".
Qual'è il punto d'arrivo di una società avanzata come quella italiana?
Bastano la produttività, la tecnologia, la razionale organizzazione del lavoro, per definire civile la nostra società?
La società odierna è contraddistinta da un alto grado di produttività, di immissione nel mercato di un gran numero di beni di consumo. Nello stesso tempo osserviamo che una larga parte dei nostri connazionali continuano a dibattersi nel bisogno, generato da una disoccupazione che impedisce ad un gran numero di individui di accedere alle merci esuberanti, che la macchina economica produce. 
Questa è secondo noi la grande contraddizione della economia moderna; generare un rapporto sociale sempre più ingiusto, fondato sulla sudditanza dei ceti deboli a quelli forti.
L'anarchismo liberista, che è alla base del modello di sviluppo capitalistico, va corretto con l'immissione di elementi di socialismo per determinare un maggiore equilibrio sociale.
Quale Socialismo?
Non certo il "socialismo reale" del quale abbiamo constatato il fallimento, un socialismo totalitario, soffocante, inadeguato, incapace di rispondere alle esigenze di una società che oltreché giusta voglia essere libera e civile. Il "Socialismo reale" ha soffocato le idee, annullato la creatività dei singoli, ha reso gli uomini sudditi della burocrazia totalitaria.
Il Socialismo che noi auspichiamo deve essere basato sulla concertazione delle forze produttive (capitale-lavoro) che, pur rispettando le regole del mercato -competitività e qualità-, riesca ad armonizzare gli interessi contrapposti dei soggetti sociali.
Riteniamo che l'attuale crisi nazionale ed internazionale possa essere superata con l'introduzione, almeno nei paesi più avanzati, della concertazione e con la riduzione dell'orario di lavoro in modo da immettere nel mondo produttivo quelle forze oggi considerate esuberanti.
Questa sarà anche una proposta "moderatamente" rivoluzionaria, ma ci consente di distribuire meglio l'impatto della crisi salvaguardando nello stesso tempo il diritto alla proprietà e alla libertà individuale, principi intangibili della cristianità e del socialismo.


Socialisti di Base

 

 

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