da "AURORA" n° 19 (Luglio - Agosto 1994)

L'ANALISI

Giro d'orizzonte

Giorgio Vitali

Le recenti vicende legate all'iter del Decreto governativo che tentava di imporre una legislazione garantista, con tutti gli annessi e connessi sui quali a lungo si sono espressi i commentatori della vita politica italiana, ci permettono di sottolineare alcuni elementi chiave che nessuno finora ha posto all'attenzione dei lettori.
Il primo riguarda la collocazione dell'Italia all'interno delle alleanze e del mondo circostante. È evidente che l'Italia non è un'isola felice della Polinesia, (hanno anch'esse valore strategico), ma un punto chiave della geopolitica e della Storia del Mondo. L'Italia è al centro del Mediterraneo ed è un «ponte» fra l'Europa e l'Africa.
L'Italia non è, ne può essere, estranea a qualsiasi evento di rilevanza internazionale.
Lo può essere come comprimaria; oppure, e questo è il caso attuale, come nazione apparentemente indipendente barcamenantesi tra questo e quel colosso; ma lo può essere anche come elemento ancor più marginale, privo di autonomia e di sovranità, esposto a pressioni provenienti da ogni vera ed autentica «forza» operante a livello mondiale, pura espressione geografica, come è stato per alcuni secoli, fino alla fine dell'800. Nel caso specifico, occorre inoltre sottolineare che esiste, oltre alle Potenze già citate ed alle grandi Organizzazioni di tipo massonico, una Internazionale democristiana, di cui è Magna Pars Forlani, esiste una Internazionale socialista, esiste un Gruppo parlamentare europeo democristiano ed esiste un Gruppo parlamentare europeo socialista, il quale ha ancora una forza tale da riuscire ad imporre un proprio membro come presidente del Parlamento Europeo, il quale, a sua volta e malgrado le apparenze, conta sicuramente molto di più, oggi, dei singoli parlamenti nazionali, per una serie di ragioni che è inutile, per ora, elencare.
Scrivere pertanto, che il decreto «salva tangentisti» sia stato varato in fretta e furia per difendere posizioni Fininvest a rischio, è il modo riduttivo con il quale per 50 anni si è cercato di far credere agli italiani che il Paese nel quale vivono e lavorano sia una Nazione a sovranità piena e che le decisioni prese dagli uomini politici italiani, relative agli assetti politico-amministrativi che riguardano l'intera popolazione, siano prese in piena libertà di coscienza e in autonomia di giudizio, nonché operativa.
Secondo punto emergente: il ruolo della "Guardia di Finanza"; che buona parte di questa istituzione fosse corrotta lo sapevano tutti gli italiani. Forse la cosiddetta «opinione pubblica» non riusciva a «saldare» fra loro alcune informazioni per cui non si riusciva a comprendere che il sistema della corruzione era un «Sistema» ampiamente diffuso e ben distribuito e tale da rappresentare una «tassazione suppletiva» a favore di un buon numero di esponenti del «Corpo». Il sistema era così ben congegnato che difficilmente l'onesto, una volta entrato nell'ingranaggio, avrebbe potuto uscirne impunemente.
Ne consegue una considerazione banale: un Sistema politico inchiavardato entro una tenaglia di questo tipo si configura come sistema politico bloccato, fermo a qualsiasi evoluzione dialettica, nel quale i giochi sono da tempo già fatti, perché il referente «è altrove». L'impunità della Guardia di Finanza, come l'impunità dei vertici di «Cosa Nostra» (versante italiano), non è dovuta pertanto a connivenze o complicità, ma a «protezioni» che trovano la loro prima ragione negli assetti politici del Mediterraneo. Per capire, basta esaminare quanto sta avvenendo in America Centrale. Basta ragionare su ciò che sta accadendo in Colombia. Su quanto accaduto a Noriega. Su Haiti. Chi sta col padrone vive tranquillo e lucra su un ampio giro d'affari, fermo restando che il mercato della droga è utile al controllo mondiale della gioventù, chi invece per una ragione o per l'altra si mette contro, corre grossi rischi ...a meno che non cada un qualche Muro di Berlino e non emerga la necessità di ricreare nuovi equilibri con altre persone ai vertici.
Tra parentesi, è evidente il fatto di non far percepire agli italiani la loro collocazione reale nel contesto geopolitico del Mediterraneo, che serve a darci l'illusione di essere liberi, avallando il ruolo di «liberatori» che gli Angloamericani si sono assegnati nell'ultimo conflitto.
Altri due punti fondamentali sono il ruolo dei Media e quello della Magistratura. C'è chi grida allo scandalo perché i magistrati hanno sempre svolto un ruolo politico e si sono accorti che esisteva un fenomeno tangenti solo all'ultimo minuto (quando cioè la Lega stava prendendo in mano tutto il Nord-Italia). In realtà, che la Magistratura sia coerente col sistema politico in auge, è un luogo comune storicamente dimostrato in tutti i paesi del mondo. La Magistratura, come le Forze Armate, come i Servizi Segreti, come, soprattutto, la Scuola, sono istituzioni che difficilmente sfuggono al controllo di chi governa. Se sfuggissero, non vi sarebbe una classe dirigente politica; sia che essa si proclami «democratica» sia che faccia sfoggio di «totalitarismo».
Ma questa coerenza non si basa soltanto sul «far orecchie da mercante» verso «certe» ingiustizie. Tutto ciò è un aspetto marginale.
Il vero sistema di controllo della popolazione italiana in un'apparente situazione di piena «legalità e legittimità democratiche» è costituito dalle lungaggini dei processi. È questo il vero sistema di controllo totalitario della popolazione, insieme a quello dei tassi bancari e del «sistema creditizio». È evidente che, se una causa per il risarcimento di un danno dura decine d'anni, con spese ingentissime da parte di colui che il danno l'ha subito, questi cercherà di chiudere la faccenda al più presto, con vantaggio della società assicuratrice (cioè per l'Alta finanza internazionale), oppure rinuncerà per principio a chiedere «giustizia». Questa è la ragione per cui nei Paesi sovrani le cause giudiziarie si concludono nel giro di un mese.
In Italia il numero dei magistrati è molto maggiore di quello dei loro colleghi francesi, i quali hanno anche stipendi nettamente inferiori. L'Italia inoltre, è regolarmente accusata da Amnesty International, dalla Corte dell'Aja, dal Parlamento di Strasburgo di non rispettare le regole elementari della Civiltà giuridica, peraltro nate qui, col Magistero di Roma e col Beccaria (il Referendum sulla responsabilità civile dei magistrati fu vinto, non a caso, con una percentuale altissima).
In una causa di lavoro è vero che spesso -ed a ragione- vince il lavoratore, ma durante il periodo impiegato per il processo il lavoratore cosa mangia? Ed allora ecco il lavoratore accettare qualsiasi imposizione che gli venga dall'azienda per cui lavora (spesso una Multinazionale), quindi dal Capitale senza frontiere, per cui decade il significato stesso di Sindacalismo. In compenso però si concede ad alcuni «sfaticati» di far vita facile (ma ciò può avvenire proprio perché, col loro comportamento, essi non vanno a scalfire il principio di fondo, cioè il dominio del Capitale sul Lavoro).
Le carceri italiane sono piene di persone in attesa di giudizio. Molte persone sono colpevoli. Ma moltissime sono innocenti. È chiaro che il sistema di controllo «politico» della popolazione si basa sul «terrore» di essere incarcerato pur essendo innocente. È lo stesso sistema di terrorismo ideologico adottato per secoli dalle varie Inquisizioni (cattolica, protestante, etc.), per cui non faremo qui del moralismo, né esalteremo, le buone maniere (veder transitare per le strade un individuo incatenato e ridotto allo stremo per le torture subite e vederlo finire bruciato vivo, non è lo stimolo migliore per lo sviluppo di un pensiero «creativo», tanto in tema di religione -come potrebbe sembrare per i condannati dalle inquisizioni- quanto in quello più prosaico della filosofia e della scienza).
È da queste lungaggini della «Giustizia» che nasce, in parte della cittadinanza, uno scetticismo totale nei confronti della Magistratura, e quindi della possibilità di una convivenza egualitaria fra italiani, scetticismo corretto da «Sacro terrore» (come al tempo della Roma dei Papi); ed in una minoranza più aggressiva il desiderio di farsi giustizia da sé. Ne consegue il ruolo sempre più importante dei Media nell'indirizzare le tensioni aggressive di questa parte della popolazione verso questo o quel «capro espiatorio». Ne consegue che il famigerato «avviso di garanzia» è uno strumento ineffabile per la gestione del «potere» perché utilizzato dai Media, che ne sono prontamente informati, per gettare discredito su questo o quell'uomo politico, indipendentemente dalla sua colpevolezza. E sorvolando, per ora, sugli aspetti ricattatori che una situazione di questo genere viene a porre in essere come elemento essenziale nella lotta politica.
Questa è la ragione vera che fa scattare la necessità delle rincorrenti amnistie, che rimettono periodicamente in libertà fior di delinquenti comuni, con le conseguenze che conosciamo. È una ragione che non si può rimuovere a fondo a causa del suo essere parte integrante del sistema di governo di questa «democrazia».
Posto così il problema, come si potrebbe fare diversamente, volendo dare un'interpretazione squisitamente «politica» dell'evento politico in esame, è chiaro che di tutto quanto detto in questi giorni da uomini politici e mass mediatori, nulla ha a che vedere con la «realtà politica» che viviamo, ma potrebbe essere una splendida ragione di intervento per una forza politica attiva, realmente nuova e capace di incunearsi nei fatti per sfruttarli ai propri fini.
Infatti, chi studia la Storia sa bene che nelle fasi di cambiamento «apparente» vengono allo scoperto delle realtà significative che rappresentano il sistema di potere precedente. (Nel nostro caso, come illustrato prima, il potere «vero» della Magistratura e della Guardia di Finanza). Ma, in un polverone appositamente creato, dove alcuni «portavoce» ufficiali e ufficiosi sbraitano e scaracchiano le loro imprecazioni verbali, il tutto viene prontamente ricoperto da un velo di finta dialettica democratica, rimanendo tutto esattamente come prima. A meno che ...
Pochi finora hanno riflettuto che buona parte dei componenti il coro di ranocchie che giornalmente gracidano per l'etere o sulla carta stampata proviene da una precisa scuola: si tratta, come ho già altre volte tentato di sottolineare, di individui educati alla scuola del cosiddetto «Darwinismo sociale», impostata sul marx-freudismo, ovvero sulla convinzione dogmatica che sia possibile e doveroso instradare le Masse verso le finalità volute, utilizzando precise tecniche di condizionamento psicologico, facilmente applicabili con i sofisticati strumenti di comunicazione oggi presenti sulla piazza. (Beninteso qui non si vuole criticare moralisticamente l'uso del potere da parte di chi lo detiene. Sarebbe un esercizio sterile, ma si vuole evidenziare, per combatterlo in un'ottica profondamente e autenticamente rivoluzionaria, il totalitarismo ideologico su cui si basa «questo modello di democrazia», secondo cui è giusto utilizzare ogni strumento che la Scienza e la tecnologia abbiano messo a disposizione dei «potenti», per manipolare le Masse appiattendole in una dimensione microbica, nella quale il fine non è più nemmeno l'induzione al consumo o il piacere del «dominio», ma il meccanismo interattivo stesso al quale nessuno più riesce a sottrarsi, come ammaliato da una magia sub-personale e massificante).
Il Mezzo che, come intuiva Mac Luhan, diventa «messaggio».
Due riflessione a questo proposito:
1) la facilità con cui l'«opposizione» ha concesso a Berlusconi di fare uno show nella mezzora televisivamente più propizia, e il formidabile escamotage che, sostituendo il giorno dopo, su Rete 4 lo show berlusconiano a "Sentieri", ha decuplicato l'«audience» della serata precedente;
2) la facilità con cui i «rivoluzionari» sessantottini di provenienza marx-freudiana si sono posti al servizio del potere nella sua manifestazione più evidente di «vuotezza» di Contenuti ideali.
Tutto ciò fu, con grande acutezza, preannunciato da Del Noce che, giustamente, può essere considerato il pensatore più lucido di questo scorcio del XX secolo, quando sottolineò i guasti intrinsechi alla società della Secolarizzazione.
In ultimo, occorre analizzare in termini comunicativi, il fenomeno apparso con l'evento in esame: il «decreto».
Nella convinzione di possedere la chiave del controllo dell'opinione pubblica attraverso i media e i sondaggi (elementi tipici del marketing), agguantata l'occasione dell'obnubilazione mentale provocata dallo shock dei mondiali di calcio, i Signori della videocrazia hanno sferrato l'attacco.
Ma costoro che conoscono la metodologia mediale, ma sono sostanzialmente privi di una cultura profonda, come peraltro quasi tutti gli uomini del marketing italiano, selezionati a tal fine dalle Multinazionali proprio per imporre acriticamente ed «innocentemente» schemi di manipolazione mentale e psicologica ai consumatori, non sapevano che esiste sempre un limite alla capacità di manipolazione.
Ed il limite è dato, in questo caso, dalla somma di risentimenti individuali, che a stento possono essere placati col sistema psicologicamente ben congegnato dei condoni (ad iniziare da quello edilizio, che accontenta un'infinità di piccoli abusivi).
Inoltre, come ampiamente illustrato nel fondamentale testo di Toffler "Powershift, la Dinamica del Potere" (ed. Sperling & Kufer, 1991), il sistema di potere basato sulla comunicazione, che di necessità ha «due terminali», può mettere l'avversario in condizione di controbattere efficacemente il messaggio con un contromessaggio di intensità ed efficacia pari, se non superiore. Così è stato con il «feed back» di Di Pietro e degli altri giudici del Pool, che hanno utilizzato alla perfezione il media televisivo per controbattere specularmente il messaggio governativo, aggravando però sapientemente, con toni di eccezionale drammaticità e tali da colpire profondamente la psiche degli italiani; ferendo a fondo il Governo e in maniera tale da indurre, in un Ministro dell'Interno, il riflesso di fuga.
La significatività dell'evento è stata colta nel suo senso più profondo da Giuliano Ferrara, non a caso proveniente da un'esperienza trentennale di analisi marxiana della realtà sociale, ed in questa veste approdato come comprimario nel mondo virtuale che attualmente stiamo vivendo. Che lezione trarne?
La prima è la fine del comunismo italiano. Il PDS infatti non ha potuto reagire al Decreto. Non ne ha avuto la forza, perché non è in condizione di affrontare la Videocrazia. I suoi orizzonti sono troppo limitati e buon gioco ha avuto Berlusconi ad incastrare il Comunismo come potere basato sui processi e sul controllo della magistratura, in assenza di qualsiasi garantismo (come se in Italia, oggi come ieri, esistessero vere garanzie civili!).
La seconda è la possibilità di combattere il Sistema in questa sua proteinforme fase finale, riferendosi ad una tradizione di pensiero che questi elementi del mondo attuale ha da tempo capito, paventato, affrontato a viso aperto e anche ampiamente e aspramente combattuto.

Giorgio Vitali

 

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