da "AURORA" n° 19 (Luglio - Agosto 1994)

IL DIBATTITO

 

Paletta e secchiello

(incisività, concretezza e comunicazione)

Ivano Boselli

 

Vorrei, proprio su "Aurora", aprire un dibattito su quali strumenti siano più idonei e quindi da usare per intervenire in maniera antagonista nel tessuto sociale.
Decifrare le ragioni di un movimento antagonista è certo il primo passo per avviarne la concretezza nell'agire, ma senza strumenti idonei ed omogenei oppure usando questi in maniera impropria, un movimento antagonista è destinato, dopo aver esaurito la propria capacità di contenimento, al ristagno ed evaporazione dei propri contenuti siano essi idee o energie, dove per capacità di contenimento s'intende l'insieme delle personalità aggregatesi e la loro capacità di gestire e coinvolgere, dove ristagno è l'insinuarsi di formalismi e l'irrigidimento delle gerarchie venutesi a fondare e dove evaporizzazione sta per l'inevitabile re-immissione nell'atmosfera del dissenso delle particelle antagoniste, sempre pronte, questo si, a riaggregarsi ma sempre meno aggreganti. Beninteso, lo scopo di un movimento antagonista non può essere l'aggregazione ma ne è comunque un passaggio fisiologico ed indispensabile.
L'incisività di un progetto alternativo al sistema dominante è legata alla scelta ed all'uso degli strumenti politici e logistici che questo progetto, disponendone, pone in essere. Non può un movimento antagonista usare i metodi convenzionali già usati dalle minoranze politiche allo scopo di diventare maggioritarie e nemmeno competere sul terreno strutturale organizzativo con un sistema consolidato ed internazionale, usando strumenti dallo stesso sistema fabbricati e da esso ben conosciuti e manipolabili.
Gli specialisti della pubblicità hanno scoperto, con vere e proprie indagini scientifiche che sarebbe uno sbaglio cercare di convincere il pubblico con argomenti razionali. È assai più redditizio rivolgersi agli strati più profondi, emotivi e perfino inconsci dell'animo umano; un atteggiamento didattico-scientifico non sarebbe per nulla efficace. Il professionista della pubblicità ha successo se è capace di manipolare gli istinti e le emozioni, chi vuole conquistare grandi masse di uomini si serve della chiave che apre il loro cuore o il loro subconscio come la paura, la sessualità, il bisogno di gerarchia e via discorrendo. Ma è fondamentale che l'individuo al quale ci si rivolge non si renda conto di trovarsi di fronte soltanto dei simboli invece della realizzazione dei suoi desideri e questo oggi si usa non solo per vendere carta igienica profumata ma anche per accaparrarsi democraticamente il consenso a governare.
Questo è un esempio di strumento inutilizzabile da un movimento antagonista perché improprio ed effimero per qualcosa che deve crescere e perdurare, infatti ad un mercante, vendere una sola volta il suo prodotto a moltitudini di gente o ad un politico ottenere il consenso una sola volta può bastare per perpetuare il proprio potere con mezzi sempre più potenti, ma per un movimento antagonista formato per lo più da individui coscienti sarebbe deleterio per la propria crescita l'uso di strumenti per gente da usare e gettare, in altre parole, un movimento alternativo -il movimento antagonista- deve puntare sulla bontà del progetto più che della sua presentabilità, e ancora, è indispensabile che ogni membro-energia sia capace di usare lo strumento a disposizione contemporaneamente in maniera omogenea ed appropriata al lavoro da svolgere ma senza ignorarne lo scopo finale, quindi ognuno operante e progettista dell'opera.
Per far questo, senza perdere concretezza bisogna muoversi nel conosciuto.
Bisogna agire nella propria nicchia di appartenenza occupandosi di risolvere quei piccoli problemi troppo spesso trascurati. Applicarsi in maniera costante alla risoluzione delle storture locali provocate dalle grandi scelte internazionali.
Per far conoscere il progetto antagonista quale strumento è da usare se non la presenza continua dei suoi ingegneri-operai nella miriade ai cantieri locali per lo più allestiti a causa di forza maggiore dai cittadini (chiusura ospedali, scarsità d'acqua o suo inquinamento, mancanza di strutture atte ad incontrarsi).
E dove trovare l'opportunità di incontrarsi-scontrarsi con la maggioranza della gente intontita-plagiata se non nelle vie che conosciamo, nei palazzi che abitiamo, nei locali che frequentiamo? Non per adeguarsi ai luoghi comuni mimetizzandoci nel marasma degli scontenti ma per affermare la possibilità di svolte nei meccanismi sociali, per disabituare la gente a delegare per la risoluzione dei problemi, per concretizzare con obiettivi raggiunti -sia pur minimi- la possibilità di riuscire, nel ribadire la necessità antagonista in alternativa all'arrivismo, al qualunquismo, al corporativismo.
Stati Uniti: milioni di persone senza casa. Scandinavia: continuo stillicidio di suicidi giovanili. Cambogia: continui massacri e profughi. Israele: inosservanza delle regole internazionali. Somalia: disgregazione sociale, figlia del colonialismo. Colombia: operosi contadini primo anello dell'arricchimento di gente senza scrupoli. Svizzera: cassaforte superprotetta dei veri protettori internazionali. Georgia, Uzbekistan, Armenia, Turkmenistan: uccisioni quotidiane nella ricerca di identità etnica. Italia: paese industrializzato con il più alto numero di tasse ma con un debito inestinguibile. Brasile: letteralmente prigioniero degli usurai internazionali. Kenya: 80% della popolazione destinata a spegnersi a causa di AIDS. Afghanistan: si continua a saltare in aria a causa di mine giocattolo italiane, soprattutto bimbi. Mar Mediterraneo: pozzo nero del condominio sud-europeo. Tibet: non esiste.
Mi fermo. Di tutto questo posso farmi una opinione «corretta e obiettiva» standomene comodamente seduto nel salotto di casa accarezzando il mio gatto e con un occhio al forno perché l'arrosto non bruci. Spiegando a mio figlio, di come, in quei paesi, nonostante un clima favorevole alla crescita di ogni ben di dio, a causa dell'indolenza e ignoranza di quei popoli ci sia penuria di cibo. Grosso problema questo dell'informazione, da risolvere in maniera antagonista.
Da un lato c'è l'estrema facilità ad essere informati di quello che accade dai professionisti della comunicazione che per lo più ci propinano informazioni-opinioni liofilizzate e pre-digerite, dove l'inviato dai Balcani, che considera il 25 aprile come vittoria degli Italiani e l'8 settembre come tracollo dei fascisti, ci informa dei vari fascismi iugoslavi; dove l'opinionista televisivo, che ormai sa della sfericità della Terra grazie alla illuminante rettifica pontificia riguardo al lavoro di Galilei, ci mostra con sarcasmo la disperazione del popolo coreano orfano del proprio Dio-Sovrano.
Dall'altro lato c'è invece la difficoltà a procurarsi altrimenti le informazioni, a causa dell'inesistente comunicazione tra i vari movimenti antagonisti sparsi nel mondo e della poca considerazione che hanno questi ultimi riguardo a creare dei centri di documentazione aggiornati ed alternativi.
Ecco dunque un'altro strumento indispensabile per l'efficacia antagonista: la raccolta di informazioni. Sono convinto che è più incisivo conoscere e far conoscere il bilancio del proprio Comune ai cittadini che l'opinione che si ha sul disastrato bilancio nazionale. Bisogna andarsi a cercare le informazioni a livello locale perché più accessibili, ma contenenti le identiche problematiche di quelle globali: il piccolo torrente è inquinato dalle medesime sostanze-killer del Mediterraneo, le spartizioni degli incarichi dirigenziali nelle piccole comunità montane sono simili a quelle attuate per IRI, ENI, ecc.
Quindi massimo sforzo nella ricerca di informazioni corrette che non devono poi andare disperse ma immagazzinate e fatte conoscere per tramutare l'istinto antagonista in coscienza antagonista.
Questi sono a mio avviso due degli strumenti di cui si deve dotare un movimento antagonista: presenza massiccia nella vita sociale, impegno nella ricerca e diffusione di informazioni. Nonostante i gravi problemi da risolvere non si può avere fretta, bisogna pazientemente lavorare con la gente che conosciamo e ci conosce per affermare la necessità del cambiamento, anche perché un apparato di dominio basato su di un sistema di dottrine, se sopravvive per un certo periodo sviluppa sempre dei meccanismi diretti a soffocare ogni forma di eresia.
Ogni reazione umana di fedeltà, lealtà, entusiasmo viene consapevolmente utilizzata e canalizzata per stigmatizzare i dissidenti come esseri sciocchi e cattivi, come dei traditori, oppure per dichiararli malati di mente, giochetto che non funziona se ci si occupa di questioni locali e conosciute dove il dato è a portata di mano ed inconfutabile anche se ad esibirlo è un dissidente dichiarato. Certo agendo in questo modo il pericolo è, disperdersi, non essere movimento, occuparsi prevalentemente del proprio orticello, confondere effetti e cause: diventa indispensabile lo strumento della comunicazione tra antagonisti.
Non è semplice con i mezzi a nostra disposizione, abbisogna di un grosso impegno organizzativo e duraturo, con risultati non immediati, nella concezione di movimento antagonista diseducatore delle masse, educatore dell'individuo.
Spero vivamente in una riflessione su queste questioni da parte dei lettori di "Aurora", alla ricerca d'incisività, concretezza e comunicazione.

 

Ivano Boselli

 

 

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