da "AURORA" n° 19 (Luglio - Agosto 1994)

DICONO DI NOI

Un laboratorio politico

Ad Arezzo la Giunta si è ricompattata attorno ad un consigliere trasmigrato da tempo dal MSI-DN alla Sinistra Nazionale. È un esempio di come la "destra" possa essere battuta.
A condizione che il PDS rinunci all'egemonia.

Giuseppe Spezzaferro

Arezzo, laboratorio politico? È probabile che quanto è accaduto in quella amministrazione comunale divenga punto di riferimento per parecchi altri comuni italiani. Dell'esplosione dei vecchi schemi, che sono saltati a livello nazionale, sono state proiettate schegge dirompenti anche in periferia.
Nelle amministrazioni locali la politica d'immagine funziona meno, a tutto vantaggio della politica delle cose concrete. E Arezzo è un esempio lampante che illumina uno stato di fatto con il quale i "governativi" dovranno presto fare i conti.
Qui tralasciando un pur interessante riferimento alle recenti elezioni amministrative.
Ad Arezzo, e facciamo un po' di storia, operava una Giunta sostenuta dai socialisti, dai repubblicani, dai pidiessini e dagli irrequieti verdi. Disponeva il sindaco -e parliamo del socialista Vannucci- di una maggioranza di 24 consiglieri su 40. Poi prevale la prassi oramai classica nei nostri municipi: incomprensioni, rivendicazioni, personalismi. Risultato: crisi a raffica. E rimpasti. Una sceneggiata: dimissioni, contrasti, spaccature.
Poi il miracolo. Il fronte delle opposizioni, sempre piuttosto sgangherato, si compatta e passa all'attacco. Gli uomini di Gianfranco Fininvest e i portatori d'acqua forzisti, eccitati dalle napoleoniche avanzate di «rullo compressore» Berlusconi agitano la piazza (come si diceva una volta) per imporre una crisi definitiva e arrivare a nuove elezioni. Non ci vuole un'arca di scienza per prevedere il finale della telenovela aretina. Gli elettori -si vantano gli oppositori resuscitati da Sua Emittenza- premieranno i nostri sforzi e puniranno una classe politica che non riesce a fare di meglio che proporre vecchie e squallide beghe. La maggioranza in Comune non ha più i numeri per governare. Lo scioglimento ed il ricorso anticipato alle urne diventano passi obbligati.
In Comune, però, c'è un consigliere anomalo, si chiama Antonella Bellucci ed è stata eletta la prima volta nel 1980, nelle file del Movimento Sociale.
Non condividendo la svolta liberaldemocratica, la Bellucci, circa due anni fa, mollò quel partito e continuò a sedere nei banchi consiliari da indipendente, per poi passare al Movimento della Sinistra Nazionale. Il taglio del cordone ombelicale fu definitivo e la Bellucci cominciò ad appoggiare dall'esterno la Giunta di sinistra.
In effetti, per il consigliere della Sinistra Nazionale, da sempre il "sociale" veniva al primo posto, ed a maggior ragione questa convinzione è stata rafforzata dalle posizioni assunte dalla "fiamma", da quando questa ha deciso di scaldare il minestrone neo-liberista che piace tanto, soprattutto, a Wall Street.
Siamo arrivati alle ultime settimane. 
La Bellucci propone alla moribonda Giunta di sostenerla con il proprio voto di fiducia.
Attimi di panico. Chi è stato iscritto al partito post-fascista ha contratto un male terribile. C'è rischio di contagio. Accettare quel voto avrebbe costituito un brutto precedente.
Quand'ecco manifestarsi il miracolo al quale abbiamo accennato.
La politica delle cose concrete prende il sopravvento. Se c'è accordo sul programma e sui progetti da realizzare, poco conta da quali spiagge si è salpati. Essenziale è a quali spiagge si vuole approdare. La Giunta resta al proprio posto. La Bellucci si rifiuta di partecipare alla spartizione degli assessorati. Chiede una cosa solamente; che venga costituita una Commissione ad hoc per il problema dei celebrolesi.
È la prima volta in Italia. L'anomala consigliera è da anni impegnata sul fronte dell'assistenza a favore di questi malati. È naturale che a lei venga affidata -nonostante l'opposizione di medici e funzionari USL che non vogliono ingerenze pericolose- la presidenza della Commissione.
La macchina comunale si rimette in moto e taglia felicemente i primi traguardi. Passa il Piano regolatore generale e passa il Piano poliennale d'attuazione. I problemi abitativi sono impellenti, e richiedono interventi d'urgenza, come nella maggioranza dei municipi.
Quale rappresentante della "Sinistra Nazionale", la Bellucci propone un modo concreto di essere a sinistra. E forse questo dipende proprio dalle sue origini sociali.
Ma se è stata accettata (majora praemunt) dai post-comunisti, dall'altra parte politica partono accuse di tradimento e di opportunismo.
Lei aspetta che la canea si calmi. È sull'amministrazione della cosa pubblica che vuole essere giudicata.
Intanto Arezzo continua l'esperimento. È -fino a questo momento- la prova che la forza a sinistra c'è. Ma soltanto quando nessuno pretende di comprimere le altrui specificità. Se riemerge il vizio dell'egemonia, per i governativi non ci saranno più ostacoli.

Tra i tanti articoli apparsi sulla stampa nazionale e locale, a commento dell'ingresso di Antonella Bellucci nella Giunta comunale di Arezzo, abbiamo scelto di pubblicare quello apparso sulle colonne de "L'Umanità", sabato 2 luglio. 
Ci pare quello più preciso e articolato.
A margine della vicenda di Arezzo è doveroso, da parte nostra, precisarne alcuni aspetti.
Quella di Antonella è una scelta preventivamente concordata e approvata dalla Sinistra Nazionale. Si tratta quindi di una decisione collegiale in sintonia con la linea politica del movimento. Il concorso della Sinistra Nazionale all'amministrazione di un grosso comune come Arezzo costituisce un banco di prova per analoghe iniziative in futuro. 
Non possiamo che esprimere alla Bellucci il nostro apprezzamento per il difficile compito di cui si è fatta carico.

Giuseppe Spezzaferro

 

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