da "AURORA" n° 19 (Luglio - Agosto 1994)

OLTRECONFINE

Altri tempi, altri martiri da immolare

Amedeo Canale

Ancora una volta siamo attaccati; ancora una volta siamo incolpevoli; ancora una volta gli «infedeli» ci colpiscono senza alcun motivo se non quello dettato da pura, semplice e loro congenita barbarie.
Ancora una volta, i sette marinai uccisi in Algeria sono nient'altro che la legittimazione di una dittatura che l'Occidente impone al mondo intero e dalla quale a nessuno è permesso di liberarsi.
Sono nient'altro che vittime di quel grosso «orco cattivo» che, costruito sapientemente dai grandi registi del Nuovo Ordine Mondiale, ora sostituisce la defunta bestia comunista.
Quest'immondo animale prende il nome di integralismo islamico.
Esso verrà abbattuto dal supereroe di turno che, con la sua tuta a stelle e strisce, si lancerà impavido per la vittoria del bene e per la sicurezza dei suoi fedeli.
L'Italia che fra questi ultimi ci sta di diritto, continuerà a vivere di rendita e si fregerà ancora una volta d'essere terra d'eroi, di martiri e, possibilmente, di artisti; essa si unirà al volere del suo capo e, tutti insieme, si riuniranno in simposio per dare ai «barbari» lezioni di democrazia.
Spiegheranno agli umili fellah -matematici e grandissimi artisti in secoli lontani, ma oggi, ahimè, economicamente sottosviluppati- quali siano i loro concetti, incontestabili, di bene e di male, ricorderanno come si sono dilettati a chiamarli diversamente negli anni a seconda aggradasse loro più il nero o più il rosso; gli renderanno chiaro l'assioma che si identifica nel loro assoluto, inconvertibile, supremo volere.
Faranno loro un bel grafico e gli diranno di scegliere fra il fast food, costoso e solo per «fegati duri», e le loro care e genuine locande; fra le loro fresche e inebrianti bevande e la coca cola che fa sempre sorridere; gli «imporranno» di «scegliere» fra il loro modo naturale di essere e l'occidentale ed illuminata omologazione che, però, resta comunque e non si sa per quale divina alchimia, sempre rispettosa delle pluralità.
Imporranno loro, insomma, di scegliere fra la propria libertà di pensiero, di vita e di religione, e l'altrui benessere.
Non potranno però spiegar loro, menti così poco capaci di cogliere l'essenza della civiltà ed ormai stremate dall'assimilazione di cotante difficili rivelazioni, che in fondo vengono spudoratamente presi per il deretano.
Che essi sono e resteranno sempre pozzi ai quali attingere per far muovere le Limousine clintoniane o le Rolls Roices dei Windtsor; che saranno il carbone, ancora per decenni, che farà muovere quella rudimentale, ma sempre attuale, macchina «a scoppio» che si chiama demagogia; che sono, et in secula seculorum saranno, i fogli bianchi -si fa per dire- su cui i «geni» occidentali faranno i loro abbietti esercizi.
Che dura realtà!
Ma poi scompare tutto, quando i grandi del mondo, rappresentanti della liberaldemocrazia come unica forma di essere e d'apparire, si ritrovano sorridenti all'ombra di quel Vesuvio che molti secoli fa invase di lava Pompei lasciandola ai soli ricordi e che ora, dormiente da tempo immemorabile, non si degna di recar loro, e solo a loro, un omaggio a noi sicuramente gradito.
Scompare anche il paradosso che vede la Democrazia, con la "d" maiuscola poiché fornita di atomica, schiacciare la democrazia con la "d" minuscola.
Che vede sostituire ad un governo formatosi regolarmente e secondo i dettami elettorali democratici, un altro già esistente; consolidatosi con metodi stalinisti e che si permette di compiere pubblicamente ed impunemente epurazioni mortali con munizioni ed armi democratiche, occidentali e, magari, italiane.
Che vede scegliere, e mai verbo fu usato in uno scritto più spesso e più ironicamente, coloro che stanno a migliaia di chilometri di distanza e che magari, Francia docet, in quelle lande arse dal sole hanno lasciato qualche «democratico» ricordino, fra la religione di un popolo -la cui estremizzazione non mi sento di condividere- e quelle di una moneta che, mi si conceda, non differisce molto nel colore dalla faccia di quelli che quotidianamente la usano.
Ma scendiamo più nello specifico ed analizziamo per un attimo quello che, senza nessuno sforzo, dal 1945 continuiamo a veder ripetersi.
Analizziamo in pratica da cosa provenga tanta barbarie capace di togliere la vita a sette uomini inermi «venuti a portar cibo e speranza»; da quale paese, da quale cultura.
Ma soprattutto cerchiamo di comprendere se essa sia frutto di un gratuito istinto fanatico e omicida o se piuttosto non costituisca uno sfogo ed una risposta, forse l'unica e l'ultima e comunque deprecabile, ad una imposizione opprimente per un intero popolo e ancor di più un'intera cultura.
Poco meno di tre anni or sono, in Algeria, il Fronte di Salvezza Islamico vinse in maniera plebiscitaria le prime elezioni libere dalla presa del potere dell'attuale democratico governo sponsorizzato dai guru occidentali e da qualche boia del KGB ancora in attività.
Di fronte alla sconfitta, questi ultimi, non disposti a lasciare ad altri le redini di un paese che «governano» da trent'anni, invalidarono le elezioni per paura che un'altra dittatura -questa volta, però, creata e voluta dal popolo stesso- si sostituisse a quella allora vigente; la loro.
Forti della «casuale cecità occidentale» iniziarono a perseguire i loro avversari costruendo, e ciò è indefinibilmente grottesco, su morti e stragi, la loro figura di paladini del rispetto dei dettami occidentali.
Ma, a questo proposito, io mi chiedo: chiarito una volta per tutte questo strabenedetto concetto di Occidente, nessuno si è accorto che, in fondo l'Algeria non è mai stata occidentale e che quindi non si può pretendere di imporle, ad essa come a tutti gli altri popoli che dovrebbero essere liberi, un «modus vivendi» che non gli appartiene?
Sicuro che a questa mia «articolatissima» domanda non seguirà nemmeno una «semplicissima» risposta, mi arrogo il lusso di mandare un messaggio soprattutto a coloro che, segretamente, adorano i «nuovi» (Clinton, Berlusconi, Mitterand, Major) o hanno nostalgia di quelli un po' più vecchi (Stalin, Mao, Nixon o la Thatcher): state bene attenti!
È molto pericoloso prevaricare colui che spiritualmente è molto più motivato di noi. La religione islamica, che non mi appartiene, appare ai miei occhi come l'esatto opposto della mollezza interiore che ci caratterizza e se, per qualche scherzetto della storia, questa volta gli Unni, i Longobardi o i Visigoti avranno la pelle scura e verranno dal Sud, ci ritroveremo ad essere repentinamente scaraventati, come decine di secoli fa, nelle condizioni di dominati e non più di dominatori e dovremo ascoltare, e per molto tempo, lezioni di democrazia.
Ma questa volta, ahimè, sarà la loro!

Amedeo Canale

 

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