da "AURORA" n° 20 (Settembre 1994)

OLTRECONFINE

 

Coro di proteste contro l'ONU

Aggressione legalizzata

Claudio Mutti

 

Mentre stringono i tempi per l'invasione di Haiti, voluta dagli Stati Uniti per riportare ovviamente la democrazia nell'isola caraibica, la Conferenza Episcopale haitiana, che raggruppa una decina tra vescovi ed arcivescovi, ha assunto una ferma e vigorosa posizione contro l'aggressione statunitense.
In un documento che è stato stilato circa un mese fa e che ha ricevuto ampia diffusione tra i fedeli, la Conferenza Episcopale ricorda di aver levato già alla fine dello scorso maggio il proprio grido d'allarme, «davanti alla minaccia dell'intervento straniero armato e al rischio di perdere la nostra sovranità». Il messaggio fa notare come la minaccia d'aggressione sia diventata, con la decisione presa dall'ONU il 29 luglio, «una delibera che riveste di legalità formale il disegno dell'aggressore».
Viene poi rievocata l'aggressione che l'isola dovette subire già nel 1915 da parte degli Stati Uniti, «Questa decisione di intervento armato ci fa fremere di indignazione, perché pensiamo agli orrori dell'occupazione statunitense del 1915, orrori che ci sono stati raccontati dai nostri vecchi, ci sono stati narrati per iscritto e sono conservati nella memoria collettiva: umiliazioni d'ogni genere, massacri d'innocenti, lavori forzati, bastonate, torture, repressione, stupri, maltrattamenti, ecc».
Dal punto di vista giuridico, osserva la Conferenza Episcopale, la risoluzione 940 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU è destituita di ogni fondamento reale, «perché Haiti non costituisce una minaccia per la pace e la sicurezza nella regione». Haiti, come aveva già affermato la Conferenza Episcopale il 24 aprile scorso, «non è in guerra contro nessuno».
La risoluzione dell'ONU viene perciò qualificata come «scandalosa e immorale». Parimenti inaudito è il fatto che «tante nazioni al mondo si siano coalizzate per annientare questo paese e questo popolo privo di difesa. Quello che è in gioco, non è l'interesse del popolo haitiano né la difesa della democrazia; ad essere in gioco sono interessi particolari, non gli interessi del popolo haitiano».
Secondo i vescovi, un intervento militare contro Haiti aprirà «il ciclo infernale della violenza istituzionalizzata e programmata. Questo intervento armato provocherà lo sgretolamento delle istituzioni statali, familiari, religiose, sociali, economiche, politiche, ecc. Un'occupazione del paese provocherà nel popolo un sentimento di paura, di insicurezza, di rivolta interiore davanti al ritorno di uno stato di schiavitù che si credeva scomparso per sempre».
Il documento si conclude con un'esortazione a vigilare e a pregare.

 

Claudio Mutti

 

 

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