da "AURORA" n° 20 (Settembre 1994)

RECENSIONI

 

Annamaria Bombacci

Nicola Bombacci rivoluzionario (1910-1921)

Santerno Edizioni, Imola '83    pp. 143   £. 10.000

 

Tra i tanti meriti del compianto Beppe Niccolai, quello del convegno organizzato a Forlì, il 14 maggio '88, su Nicolino Bombacci, è, a nostro modo di vedere, uno dei più ragguardevoli. Con quel convegno veniva, infatti, infranta, per la prima volta, quella cortina di silenzio che neo-fascismo e antifascismo avevano eretto attorno al rivoluzionario di Meldola.
D'altro canto, la vicenda umana e politica di Bombacci è talmente estranea ai canoni «ideologici» in auge nel dopoguerra, da sfuggire ad ogni possibile catalogazione.
Per gli antifascisti era impossibile comprendere come un amico personale di Lenin, dirigente sindacale di prestigio, fondatore, a Livorno, nel gennaio '21, del Partito Comunista d'Italia, potesse aver aderito alla famigerata Repubblica di Mussolini, organizzando il consenso delle masse operaie della RSI e divenendo uno dei teorici della "Socializzazione delle Imprese".
Ai neo-fascisti che, sin dai primi anni Cinquanta, tentarono di ritagliarsi, tra gli schieramenti politici, il ruolo di partito «d'ordine», conservatore e di destra, un «comunista» non pentito interessava proprio poco. In fondo la "Socializzazione" era considerata da qualche gerarca sopravvissuto «solo una trovata propagandistica di Mussolini», e un Bombacci, che poco prima di essere colpito dal piombo dei partigiani, gridava «Viva l'Italia, viva il Socialismo» era davvero poco utile al partito della «maggioranza silenziosa» e del doppiopetto.
Queste pagine di Annamaria Bombacci, nipote di Nicolino, indagano il periodo della giovinezza e quindi della «formazione» politica dell'Eretico romagnolo; soffermandosi a lungo sulle prime esperienze di dirigente socialista (Federazione di Cesena) e sindacale (Camera del Lavoro di Modena), sulla sua professione di educatore.
Scritto e dato alle stampe in un periodo in cui la «virulenza» dello scontro politico (specie nella rossa Romagna) era tale da impedire una adeguata diffusione di questo prezioso volumetto, che è un notevole contributo per meglio capire alcuni aspetti di questa straordinaria figura di rivoluzionario.
Ci auguriamo che l'autrice, anche con l'ausilio dell'archivio di famiglia, voglia ritornare sull'argomento, scrivendo la seconda parte della avventurosa vita di Nicola Bombacci; quella che inizia col Congresso di Livorno e che ebbe il suo tragico epilogo a Piazzale Loreto.

 


 

Ernst von Salomon

I proscritti

Ed. all'Insegna del Veltro, Parma     £. 30.000
Nuova Ed: Baldini & Castoldi, Milano '94   £. 34.000

 

La nuova edizione de "I Proscritti", accompagnata dalla postfazione di un noto cacciatore di streghe del settore culturale dell'Inquisizione antifascista, è un evento che non è passato sotto silenzio: recensioni a tutta pagina sono apparse sui maggiori quotidiani italiani. Dalla "Stampa", che in un articolo di Pierluigi Battista fa la storia del testo, a "Repubblica", che ne fa... la psicanalisi, ritrovandovi un «universo autoerotico», una «libidine guerriera», un simbolismo della «penetrazione», una contrapposizione del celodurismo dei «proscritti» («immagine erettiva delle armi») all'umanitarismo dei marinai «rossi» («che il fucile lo portano all'ingiù, a penzoloni nel fango». Autore di questa originale esegesi è Roberto Cazzola. Nomen omen.
Forse, tra coloro che hanno parlato de "I Proscritti", chi ha sfiorato il motivo per cui questo «meraviglioso romanzo» ha affascinato generazioni di lettori è stato Massimo Cacciari, il quale vi ha ritrovato «una continua commistione tra elementi che vengono dall'estremismo nazionalistico rivoluzionario e da estremismi opposti» ("Il Settimanale", 17 giugno '80).
"I Proscritti", com'è noto, è un romanzo che narra le vicende precedenti e successive all'eliminazione di Rathenau, il ministro degli Esteri della Repubblica di Weimar che aveva dichiarato che l'Europa era governata da 300 uomini, i quali si conoscevano bene tra loro e sceglievano i successori tra i loro seguaci. 
Ebreo, figlio del magnate dell'elettricità, esponente di una generazione di ebrei che aveva dato alla Germania banchieri e speculatori tristemente noti, Rathenau fu l'obiettivo emblematico ed illustre di un attentato al quale partecipò, giovanissimo, lo stesso von Salomon.
Dato il contesto storico che costituisce lo sfondo all'azione e data la qualità non meramente letteraria dell'Autore (che fu uno dei principali esponenti della "rivoluzione conservatrice" tedesca), "I Proscritti" hanno veramente il valore di fonte primaria per la conoscenza della storia europea tra le due guerre. A buon diritto De Felice ha potuto dire che «se uno vuole capire che cosa è veramente accaduto in Germania dopo la prima guerra mondiale e come è nato il nazismo, deve leggere "I Proscritti" di Ernst von Salomon.

 


 

Giuliano Augusto

Epistole

Ed. all'insegna del Veltro, Parma '80   pp. XXIX 41   £. 10.000

In un'intervista rilasciata qualche anno fa da un accademico della Sorbona ad un collaboratore di "Panorama", Sandro Ottolenghi, l'Imperatore Giuliano veniva paragonato, volta a volta, ai tre grandi malvagi del nostro secolo: a Hitler, a Stalin, a Khomeyni.
Soprattutto a quest'ultimo: «per il fanatismo, per il sentirsi investito da un ruolo divino, per il fatto di considerarsi un dio». Parole testuali del professore parigino che non fanno certamente una buona "réclame" alla serietà dell'ateneo francese.
Per chi volesse farsi un'idea un po' più circostanziata dell'«imperatore khomeynista», consigliamo la lettura di queste "Espistole", che, pubblicate per la prima volta in traduzione italiana e corredate di un ampio commento, proseguono la collana in cui sono apparsi i "Discorsi contro i Galilei" dello stesso Giuliano e gli scritti polemici di altri autori «pagani» dei primi secoli dell'era volgare.
Tra i destinatari delle epistole di Giuliano troviamo individui privati e personalità pubbliche, nonché intere collettività cittadine. A tutti l'Imperatore si rivolge illustrando il proprio progetto di restaurazione religiosa e dichiarando un'incrollabile fiducia nell'aiuto divino.
Oltre alle epistole vere e proprie, troviamo nel volumetto anche il celebre rescritto concernente gli insegnamenti cristiani, che mirò ad estromettere dalle scuole quei docenti che non si riconoscevano nella dottrina paideutica della tradizione ellenica.
Il ritratto che se ne ricava, è quello di un uomo animato da una costante tensione verso il Divino e profondamente compenetrato della coscienza della funzione imperiale; un uomo che costituì un vero e proprio modello di sobrietà e di ascetismo, in un secolo in cui le città dell'impero emulavano quelle bibliche di Sodoma e Gomorra.
Attualità di un inattuale.

 


 

Corneliu Zelea Codreanu

Circolari e manifesti

Ed. all'insegna del Veltro, Parma '80    pp. 231    £. 25.000

La "Guardia di Ferro", ovvero "Legione dell'Arcangelo Michele", fu nella Romania tra le due guerre mondiali un movimento popolare animato da altissima tensione spirituale, fornito di potenzialità dinamiche e rivoluzionarie e al tempo stesso profondamente radicato nella tradizione e nella cultura specifiche del paese carpatico-danubiano, come è mostrato dall'adesione che il movimento legionario ricevette sia da parte del contadinato, sia da parte dell'intellettualità (basti citare il nome di Mircea Eliade), sia da parte dei ceti operai.
Data la fondamentale caratteristica antipopolare e antinazionale di una sinistra marxista che era dichiaratamente legata ad ambienti ebraici, l'unica opposizione politica in grado di mobilitare le masse fu, nella Romania interbellica, quella rappresentata dal movimento legionario. Gli interessi affaristici difesi dall'oligarchia capeggiata da Carol II trovarono i loro antagonisti più irriducibili proprio nelle «camicie verdi», che con l'insurrezione del settembre '40 costrinsero il Re ad una fuga ignominiosa.
Queste "Circolari" costituiscono una miniera di dati sulle attività della Legione, alcune della quali (cooperative di commercio, iniziative professionali, campi e cantieri di lavoro, etc.) sono plasticamente rappresentate dalle direttive di Corneliu Codreanu.
Accanto al valore documentario dei testi, emergono in queste pagine uno stile e una mentalità che sono direttamente collegati a quell'ideale di «rivoluzione interiore» e a quel tentativo di creare «l'uomo nuovo» che trovarono una profonda rispondenza nel popolo romeno.
Tant'è vero che lo stesso regime socialista post-bellico, quando vorrà incontrare il consenso popolare si troverà a riprendere il tema dell'«uomo nuovo», così come cercherà, in molti casi, di toccare alcune di quelle corde che il movimento legionario aveva fatto vibrare per circa un ventennio.

 

 

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