da "AURORA" n° 21 (Ottobre - Dicembre 1994)

LE IDEE

Non mollare

Gianni Benvenuti

Il quadro politico che si evidenzia è estremamente confuso, precario, caotico, terribilmente pericoloso. Proprio perché, nonostante le promesse e le apparenze, siamo tornati indietro di vari decenni. Quando sembrava che, con la fine del socialismo reale, fosse finalmente tramontata la fuorviante contrapposizione fra destra e sinistra; così come l'antifascismo e l'anticomunismo sembravano essere del tutto consegnati alla storia, ecco che una serie di circostanze concomitanti e soprattutto un sistema elettorale anomalo e cinico rimettono tutto in discussione. O meglio, vengono artatamente riproposti vecchi steccati e pasticciate dicotomie. Ecco che c'è subito chi si affretta a dichiararsi di destra o di centrodestra, e chi si contrappone autodefinendosi di sinistra. In un balletto tra progressisti e conservatori che sa tanto di vecchio e di stantio. È un film che abbiamo visto già tante, troppe volte. Tanto rumore per nulla. Per non cambiare niente.
Agli italiani, come sempre faciloni e benpensanti, viene detto e imposto che occorre schierarsi o da una parte o dall'altra. Non c'è via di scampo, o destra o sinistra. O con Berlusconi e Fini o con D'Alema e Bertinotti. Da una parte si rispolvera il più becero e pigro antifascismo, dall'altra si tira fuori un patetico e anacronistico anticomunismo. Con una superficialità, una malafede ed un machiavellismo che hanno dell'incredibile. Poiché nessuno di loro è fascista così come quasi nessuno è comunista. 
E gli italiani bevono. Senza rendersi conto che la cosiddetta Seconda Repubblica è la fotocopia esatta della Prima. Con un'aggravante però. E non indifferente. La totale scomparsa di quei valori forti che, bene o male, fascismo e comunismo portavano con loro. Ma se si vuole con una ulteriore aggravante. La inequivocabile vittoria del capitalismo e del libero mercato, con il conseguente affossamento di ogni spinta e rivendicazione sociale. È una caratteristica inconfutabile di quelli che, allo stato attuale, vengono definiti i due Poli.
La logica liberista è un dato di fatto accettato da tutti. Il modello capitalistico ha la strada spianato essendo perfettamente rappresentato da chi attualmente governa, ma anche in larga parte condiviso da coloro che si sono collocati, seconda la logica maggioritaria, all'opposizione.
Questa è la realtà che abbiamo di fronte. Piaccia o non piaccia. Piena zeppa di contraddizioni e di pericoli. Viviamo in un'epoca di abiure, di riciclaggi, di pentimenti, di tradimenti. In un'epoca dove si muovono piccoli e grigi uomini. Si salta il fosso con estrema facilità, proprio perché non ci sono più valori. Non c'è più tensione ideale. Ci si divide soltanto ed esclusivamente sugli interessi, sui particolarismi, sui personalismi. Soprattutto sui falsi problemi. Sulle sparate di qualche ministro sprovveduto. 
La cosiddetta Seconda Repubblica che è, come già detto, funzionale e speculare alla Prima, nasce male. Tremendamente male. E per certi versi è peggiore di quella che l'ha preceduta. Il che è tutto dire. E ciò si badi bene non perché governino Berlusconi e Fini. Se avessero vinto Occhetto, all'epoca, e compagni sarebbe stata la medesima musica. Il tanto declamato nuovo, nel quale chi scrive non ha mai creduto, esiste soltanto nei proclami.
Nella realtà trionfa spocchiosamente il vecchio. Basta guardarsi intorno. Niente è cambiato, nella forma e nella sostanza. Le medesime facce o quasi, i soliti giochetti sottobanco, la vetusta pratica lottizzatrice e spartitoria, le consuete promesse, le abissali incompetenze, gli antichi privilegi.
Fatte rare eccezioni, che poi sono in verità sempre esistite anche nella Prima Repubblica, la scelta, ad esempio, dei ministri ha lasciato molto a desiderare. Niente di nuovo sotto il sole. Assai scadenti. Potremmo fare nomi e cognomi. Non li facciamo per carità di patria, anche se la tentazione è grande.
Ma torniamo all'essenziale; la scomparsa di ogni ideale e il conseguente farsi avanti di un qualunquismo beota ed esasperato e, come sempre, funzionale a chi detiene il potere, cioè alle lobbies e alle multinazionali. A cui va aggiunta la più totale accettazione, nessuno escluso, di quello che da tempo definiamo sfrenato americanismo e selvaggio capitalismo. Da qui la necessità di non appiattirsi e farsi affascinare dai due Poli. Di non farsi irretire in strumentali diatribe che hanno l'unico scopo di tirare acqua al mulino della più squallida ed ottusa conservazione.
Da sempre abbiamo l'orgoglio di rappresentare certi valori. Li abbiamo difesi ostinatamente. Cocciutamente. Mai, nemmeno per un attimo, abbiamo pensato di cedere o saltare il fosso. Di adeguarci. Abbiamo sempre scelto le strade più difficili. Comunque controcorrente. Infischiandocene di prebende, poltrone e poltroncine. Abbiamo sempre scelto di essere uomini con il coraggio delle proprie idee. Quelle idee che ancora oggi riteniamo valide ed attuali. La socialità. La partecipazione. La solidarietà. La persona. La famiglia. Il lavoro. La terra dove siamo nati. La comunità dove viviamo. In sintesi un particolare tipo di socialismo nazionale, in nome del quale per anni ed anni abbiamo lottato e sofferto. Avendo come punti di riferimento il primo e l'ultimo fascismo, ed il socialismo d'inizio secolo. 
Oggi che questi valori vengono calpestati o ripudiati o messi in soffitta, restiamo al nostro posto. Per il momento sparuto drappello. Ma convinti più che mai di adempiere ad un compito al quale nessuno potrà imporci di rinunciare. Lontani da ogni nostalgia priva di senso, ma altrettanto lontani dal rinnegare ed abiurare un patrimonio sociale, morale e culturale che mai ha smesso di appartenerci. E sulla cui validità ed attualità giochiamo la grande scommessa dei prossimi dieci anni.
Altro che fascismo e socialismo consegnati alla storia! Per niente intimoriti da coloro che continueranno a definirci, in questo caso a ragione, «fascisti». Perché tali eravamo e continuiamo ad essere.
È un termine che non ci fa affatto paura. Magari ci fa tremendamente arrabbiare quando viene usato impropriamente ed ignorantemente affibbiato a chi non lo è e neppure lo merita. Noi sappiamo benissimo cosa significhi essere «fascisti» alle soglie del Duemila. Significa difendere quei valori a cui sopra si accennava, contrapporsi radicalmente al tipo di società esistente, contrastare la marcia trionfante di un micidiale consumismo, di uno spudorato liberismo, di un arrogante capitalismo.
Difendere strenuamente la socialità. Non cadere inesorabilmente tra le braccia ipocrite di un qualsiasi D'Alema. 
Per non cadere dalla padella nelle brace. Scongiurando così un pericolo che già da oggi si evidenzia, proprio in virtù di un maledetto meccanismo elettorale che si è voluto mettere in moto. Per non lasciare altresì campo libero a quei falsi profeti della giustizia sociale che l'attuale sistema accredita come unici oppositori del terzetto liberalconservatore Fini-Berlusconi-Bossi. Per questo non mollare diventa un imperativo categorico e imprescindibile. Restiamo nella trincea che tanti e tanti anni orsono molti di noi scelsero con convinzione, in buona fede e disinteressatamente.
Senza retorica e senza facili e inutili trionfalismi. Con la consapevolezza di combattere una battaglia giusta e indispensabile, ed il convincimento di volere e potere fare il proprio dovere fino in fondo. 
C'è nell'aria una gran voglia di cambiare veramente. Gli italiani devono sapere che noi siamo, come sempre, al nostro posto.
Lontani anni luce da Berlusconi, Fini, D'Alema e Buttiglione.

Gianni Benvenuti

 

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