da "AURORA" n° 21 (Ottobre - Dicembre 1994)

L'INTERVENTO

 

In difesa di Moreno Marchi
(e di Céline)

Babeuf

L'ostruzionismo culturale tipico dei bonzi dell'accademismo subalpino ha colpito ancora, con uno stile degno della migliore Santa Inquisizione di Sua Maestà Cattolica (con buona pace di questi mostri sacri del laicismo, della tolleranza e della democrazia, che magari tuonano tanto contro la Pivetti e non si accorgono di essere solo a due centimetri dal suo bel ...).
Alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Torino è stato concesso, e subito dopo negato, allo studioso Moreno Marchi, di tenere un seminario sugli inediti di Louis Ferdinand Céline.
Non è certo mia intenzione difendere i neo-fascisti del FUAN che l'hanno organizzato e che si sono rivolti al Marchi in quanto è egli attualmente, in Italia, lo studioso più preparato in materia degli scrittori "collabos" francesi , ma più semplicemente fare alcune considerazioni.
Caso mai il seminario avrebbe potuto essere un'ottima occasione per chiedere ai fascisti che diavolo c'entrasse un grande critico della morale borghese, del "moralismo delle puttane", dell' alta finanza e dell'usura (verso la quale, in questi ultimi tempi, un'applicazione pratica del pensiero di Céline non guasterebbe), con l'immondizia del loro partito che appoggia un governo come quello berlusconiano che, tra le altre porcate, difende l'usura stessa.
Il fatto è che la sigla FUAN è stata solo il pretesto che maschera l'odio viscerale dei docenti (per lo più provenienti da quella "sinistra" conformista, verso la quale Pasolini simpatizzava per i poliziotti, visto che i suoi membri erano, quasi tutti, figli della Torino-bene mascherati da "ultrasinistri") verso gli scrittori anticonformisti e "maledetti".
Docenti oggi appartenenti a quella strana "sinistra" che, purtroppo maggioritaria nel capoluogo subalpino, non ha nulla a che vedere né con il marxismo, né con il bolscevismo, né con la "via italiana al socialismo", né con la tradizione anarco-libertaria e, nemmeno, con il riformismo socialdemocratico europeo. Una "sinistra" liberistico-bancaria facente capo ai De Benedetti Brothers (il cui Franco è stato candidato alle ultime politiche per i progressisti. Ah! Ah! Ah!), una "sinistra" che se avesse vinto le elezioni avrebbe attuato esattamente gli stessi tagli e privatizzazioni dell'attuale Governo. E tali docenti non sono nuovi ad intolleranze del genere (anni fa doveva svolgersi, mi sembra, un dibattito Cacciari/Tarchi, e ...apriti cielo!).
E c'è un altro particolare di non poca importanza. Tutto si può dire di Moreno Marchi, tranne che sia fascista. Anni fa ricevette un mandato di perquisizione quale sospetto «brigantista rosso». Inoltre, lo studioso ligure è molto conosciuto a Sanremo, ove risiede, e tutti sanno che egli ha sempre frequentato intellettuali irriducibilmente libertari quali Gianni Sufia, Enrico Adler, Giorgio Sorrentino, Claudio Badano. Moreno Marchi è legato da fraterna amicizia con l'editore "neo-situazionista" di Piombino, Pino Bertelli, direttore di "Tracce", che ne ha pubblicato dei libri, mentre altre sue opere sono state edite da "Anarchismo" di Catania e da "La Fiaccola" di Ragusa. E il "Mea Culpa" di Céline è stato pubblicato anni fa dallo stesso Bertelli, un'opera che piace anche ai giovani dei Centri Sociali.
È proprio vero che in una metropoli quadrata, barocca, tenebrosa e "negativa" (per usare un termine in voga dello pseudo-spiritualismo attuale), la cui zona bancario-burocratica di Via XX Settembre ha delle affinità sinistro-architettoniche con la City di Londra, sarebbe stato impossibile allo stesso PDS invitare Montanelli e Marco Tarchi (1) al Festival dell'Unità (come, invece e con più tolleranza, è riuscito nella rossa Modena).
E vi immaginate un Cacciari o un Alexander Langer partecipare ai dibattiti di "Elementi" o collaborare a "Diorama" e "Trasgressioni" (2), abitare a Torino, anziché a Venezia o a Bolzano? Scomunica immediata da parte di queste accademiche mummie (non a caso Torino ospita uno dei più importanti musei egizi!) di una cultura sclerotizzata, ottocentesca, "azionista" (nel senso delle S.p.A.) e dall'animo mercantile (come lo stesso Marco Revelli riconosce), fatta di baroni neo-autoritari, eco-radical-chic, neo-Chicago Boys e privacy-ladies con la voce "afona" e dalle pareti coloniche inkrostate, ma con la puzza sotto il naso. Tutta gente che (per dirla con Céline stesso), un giorno il popolo spedirà direttamente al cesso, si spera in buona compagnia con gli attuali detentori del potere berlusconiano.
E, concludendo volgarmente, con un'altra frase del grande Louis:
«La guerra (sotterranea - N.d.R.) delle scorregge, ombreggia nei cessi!...»

Babeuf

Note:
(1) Intellettuale fiorentino della "Nuova Destra"
(2) Riviste culturali della stessa area.

 

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