da "AURORA" n° 21 (Ottobre - Dicembre 1994)

LETTERE

Veri Centri Sociali non occupati!

Amedeo Canale

La "vicenda" del Leoncavallo appare estremamente singolare nella sua ventennale "normalità". Essa infatti ci dimostra ancora una volta come l'illegalità si sia talmente tanto radicata nel quotidiano del nostro Paese, da apparire perfettamente in sintonia col comune, civile modo di vivere in comunità umane e financo con le istituzioni.
Questo accadimento, gli scontri cioè con le forze di polizia degli autonomi asserragliati, negli ultimi giorni di settembre in uno stabile abbandonato a Milano, mi muove a due considerazioni che vanno ben oltre il sentimento di disgusto che provo nel vedere strumentalizzato un grave disagio sociale, dovuto all'incancrenirsi, e nello stesso tempo -sembrerà un paradosso- al progredire della società dell'edonismo e dei falsi ideali, da parte di squallidi elementi che nulla hanno a che fare con tali realtà se non per sfoggiare la demagogia più distruttiva.
Queste due considerazioni hanno natura e consistenza diverse; una delle due si basa su congetture esclusivamente personali, l'altra invece nasce dalla valutazione di reali elementi di carattere sociale che saltano alla vista di chiunque, senza per forza essere politologi o, ancora meglio, sociologi.
Le andrò ad illustrare il più semplicemente possibile anche perché, si sa, per certi argomenti e per le contorte ramificazioni che presentano, non basterebbero interi tomi.
La prima, come dicevo poc'anzi, deriva da una visione abbastanza estesa dalla realtà politica italiana soprattutto da quella buona dose di tendenza alla dietrologia che persone come me, che hanno militato in una determinata area politica, hanno come elemento costante all'atto di qualsiasi valutazione.
Consiste nel vedere in questi scontri la legittimazione di una futura opera di repressione che argini il sicuro malcontento della popolazione italiana allorché si renderà conto che grossa parte dell'attuale governo garantisce ai cittadini nient'altro che palliativi ed ulteriori vessazioni fiscali.
Questo malcontento scatenerà la piazza, strumentalizzata come sempre dalle sinistre, ma ancora troppo miope per rendersene conto, e venendo a rappresentare un atto sicuramente collettivo, risulterà essere la Waterloo per Berlusconi & C., evidentemente incapaci di sostenere situazioni che non siano ovattate come la loro vita di piccoli lords.
Atto che comunque riproporrà, in termini sicuramente non apocalitici, scenari già visti qualche lustro fa e che farà scendere giù per la schiena brividi molto freddi a chi e in obbligo a dare risposte concrete alla gente.
Scenari, che come ho avuto occasione di dire prima, potranno, e ribadisco potranno, dare a chi si troverà in difficoltà a causa di un sicuro e drastico calo dei consensi, un mezzo efficace per comprimere l'opinione pubblica e la popolazione stessa in una sorta di riserva dalla quale si potrà uscire difficilmente e solo con pesanti conseguenze.
Una prova generale, insomma!
Sicuramente una tendenza a spegnere con «la violenza che si addice alle moderne democrazie» gli ultimi focolai di libero pensiero (certamente non identificabili nella fauna dei Centri Sociali e tantomeno nei leoncavallini) presenti qua e là fra le distese di terra bruciata dall'ignoranza e dall'alienazione di massa di un popolo che più di chiunque altro le rappresenta.
La seconda considerazione si basa, e mi ripeto, su elementi reali e lampanti.
Uno di questi è identificabile nella reale necessità di aree destinate all'aggregazione sociale, sia essa permanente o no, all'interno di grosse metropoli o anche di medio-grandi agglomerati urbani ed implica uno studio accurato del fenomeno e delle singole realtà cittadine affinché vengano create «valvole di sfogo» e non congegni ad orologeria sempre pronti ad esplodere.
Congegni attivati al momento giusto da chi ne detiene il controllo e cioè dai due partiti post-comunisti presenti in Italia (e l'uso del termine è accuratamente vagliato) che hanno fatto dei Centri Sociali serbatoi da cui attingere a piene mani allorquando c'è la necessità di mostrarsi ancora vivi e presenti.
Presenti con quella violenza che violentemente attribuiscono ad altri e che fa sì che ad entrare in questi luoghi sudici possano essere solo stranieri, drogati e comunisti.
Nient'altro, insomma, che circoli di partito che cercano misericordia dopo aver fatto la voce grossa e che niente hanno di Centro sociale se non il nome.
Nome come di consueto usurpato a dimostrazione che questi elementi, i rivoluzionari del nuovo corso, gli indiani metropolitani, coloro che insomma lasciano la macchina dietro l'angolo e proseguono a piedi perché sa più di proletario e che poi convivono con extracomunitari e sbandati, pur avendone orrore, in nome della vetusta moda ideologica, causandone il continuo aggravare della loro condizione sociale. Rivoluzionari che qual'ora gli venisse dato uno spazio adeguato non lo prenderebbero se non dopo aver bruciato qualche decina di auto, e infranto qualche centinaio di vetrate, imbrattato interi isolati vicini.
È necessaria, quindi, una reale concezione di "Centro Sociale"; una concezione che spazzi via l'insopportabile arroganza di quanti predicano democrazia e tolleranza calpestandole nello stesso istante in cui pretendono di rappresentarle; una concezione nuova, realista e responsabile, che faccia capire alla gente che i centri sociali sono figli dei nostri tempi e che soprattutto sono delle improrogabili necessità da soddisfare a patto che, è essenziale ripeterlo, essi siano tali e cioè luoghi regolarmente messi a disposizione dalle autorità competenti e da queste controllate solo, e sottolineo solo, per quanto riguarda il rispetto delle regole democratiche -quelle vere- e delle leggi.
Niente più, insomma, zone franche, all'interno delle quali (e nessuno lo può negare soprattutto se, come il sottoscritto, le ha «visitate») si ripetono azioni vergognose ed irrispettose per la dignità umana e delle quali si può solo avere timore e repulsione.
Niente più Leoncavalli! Ma decine di aree nelle quali, al contrario, vi sia il rispetto ed il piacere di stare a contatto con le altre persone e le altre culture.
Decine di Centri Sociali ma, questa volta, Centri Sociali veri!

Amedeo Canale

 

articolo precedente indice n° 21 articolo successivo