da "AURORA" n° 22 (Gennaio 1995)

EDITORIALE

 

Crolla il ponte appena costruito dopo l'alluvione

 

Ivano Boselli

 

Usare l'attualità per farmi capire e proporre argomenti, mi trova un po' impaurito, vista la schiera di professionisti che ne parla.
Attualità, mastodontica cappa di nebbia che a differenza di quella meteorologica, oltre a trovarsi all'esterno ci entra anche in casa, in quello che beviamo, nell'automobile, sul posto di lavoro; entra nell'affollatissimo supermercato e nella deserta riunione politica.
Dall'uso che ne fa la stampa, il politico, la televisione si può ben capire quale fra i tre collabori nel costruire la società e quale invece persegua fondamentalmente i propri scopi.

Debito Pubblico

Periodicamente la notizia-informazione sul "debito pubblico" lascia la cantina per balzare agli onori dell'attualità, e allora è un bel daffare fingere di stare calmi con tutti quei creditori attorno. Improvvisamente il pagamento ai pensionati diventa problematico, il loro stesso numero è insopportabile e non importa il fatto che la stragrande maggioranza delle pensioni liquidate oggigiorno sono state ampiamente pagate dai titolari delle stesse. Anche se ho sentito dire qualche giorno fa alla TV, da un rappresentante degli imprenditori, tal Mortillaro, che le pensioni le hanno pagate le aziende, di sicuro sono state pagate. 
«Bisogna razionalizzare le uscite, incombe il debito pubblico. L'aumento delle entrate deve essere sostanzioso, si può fare in due rate per venire incontro ai cittadini, ma si deve assolutamente arrivare ai 70.000 miliardi di lire»; il debito pubblico è grande, ci guarda, ci vede e via al solito contrabbando di riforme.
A ben guardare è lo stesso debito pubblico che a volte avvicinava, sin dai suoi primi giorni, il Regno d'Italia alla bancarotta. Quando nel 1868 si ricorse a privatizzare il monopolio tabacchi, la ragione data dal Governo fu il debito pubblico e «per svincolare il monopolio dai molti legami e tradizioni degli uffici governativi, per sradicare gli abusi, nella via di riforme decisive, per trovare norme e sistemi più semplici e capaci di un prodotto maggiore» ... parola di Cambrai-Digny, Ministro delle Finanze. Lo Stato italiano aveva sette anni e già un suo ministro parlava in modo spregiativo di legami e tradizioni degli uffici governativi.
Nei primi giorni della Repubblica Italiana, nonostante il clima drammatico, non si poteva non considerare il debito pubblico nel giustificare la miseria generalizzata post-bellica. Tornando da Washington, De Gasperi scese dall'aereo agitando un assegno davanti agli operatori dei cinegiornali; era il 1946. Ora i soldi cominciavano ad arrivare, era il caso di mettere da parte l'ingombrante debito pubblico e pensare alla ricostruzione e, si sa, quando si lavora il denaro non è un problema. 
Potenza dell'attualità.

Crisi di Governo

Da quando l'Italia è governata unitariamente in Stato, le crisi di governo sono state strumento, obiettivo e tramite delle forze politiche. Dopo la fine delle ostilità, partendo dal primo governo Parri, nessuna compagine governativa, che io sappia, ha portato a termine il mandato, quello affidato all'esecutivo dalle Leggi dello Stato. 
Tra gli innumerevoli esempi di come una crisi può essere usata per replicare i suoi manovranti possiamo prendere quella del governo Berlusconi, l'ultima in ordine di tempo. Non è vero che il Polo del Buongoverno, o almeno la parte di Forza Italia, voleva arrivare alle elezioni governando. Avendo mani libere e tempo libero, saranno efficaci nella propaganda, sicuramente disinteressati a seguire le scelte del governo, avendo allo stesso tempo la possibilità di poterne programmare la durata ed il termine, attraverso il Parlamento.
Siamo in piena attualità e pertanto tutto questo andrebbe urlato all'orecchio del vicino.
Il boss del sistema televisivo italiano si permette di ipnotizzarci dicendo che più di metà dei mass media si accanisce contro lui, mentre sa benissimo che non ci si pensa due volte ad acquistare lo spazzolino consigliato da P. G. Mascel, famoso attore di una fortunata soap opera, anche se quest'ultimo interpreta il ruolo di una autentica carogna. 
Berlusconi ha incominciato a programmare il ricorso agli elettori nel momento in cui il suo governo si è presentato alle Camere ed ha constatato la difficoltà a manovrare liberamente con questi numeri. Come altre volte si sta usando la carta della crisi politica per avvantaggiarsi sull'avversario, a tutto danno delle cose da fare, che non sono urgenti come vuole l'attualità, ma sono da fare. 
A noi resteranno i rifiuti e le macerie lasciate dal Cavaliere una volta sistemati i propri affari, che saranno ulteriore impedimento al costituirsi di movimenti politici più agili e al consolidarsi delle regole. La campagna elettorale permanente è terreno di conquista per i già seduti e rende molto difficoltoso l'organizzarsi spontaneo di nuove forze o aggregazioni elettorali; l'attualità ci dice che ora il problema è risolvere la crisi, ... poi vedremo.

Calamità naturali

Succede a volte, sempre grazie all'attualità, che addirittura le misere condizioni di vita di certi popoli divengano interessanti, importanti, da seguire e spiegare. 
TV, stampa, politico non perdono mai l'opportunità di utilizzare l'accadente perché da loro già conosciuto. È metodo sicuro per rioccuparsene affrontare le questioni in maniera urgente. Ecco che il sottosegretario è informatissimo sulle manipolazioni dell'ambiente concausa della calamità naturale. Conosce i responsabili (il ministero del passato governo, anche se passato dalla mano destra a quella sinistra), promette aiuti immediati (infatti stanno già arrivando le cucine dell'esercito), ma quando precipitano 150 mm. di pioggia in due giorni è meglio trovare un po' di tempo per meditare, davanti al caminetto, sulla potenza del creato e sull'inadeguatezza dell'uomo di fronte tali avvenimenti. Immanente attualità!
Bisogna già correre 1.000 km. più a sud, sta nevicando! E via, via, senza mai guardarsi indietro, c'è da fare.
Due parole sulla verità dell'informazione. 
Il giornalista con l'elmetto non si inventa le sparatorie, c'è la TV che documenta per immagini l'accaduto, il politico è teso nella risoluzione. Il perverso meccanismo innescato dall'attualità permette un uso strumentale della verità. Quel vero corpo, non ancora freddo, sul terreno viene usato per distrarre l'attenzione, che invece deve essere puntata comunque e sempre sui personaggi che questo meccanismo hanno ereditato ed usano. È tutto vero, come è vero che senza portare avanti un programma in modo leale e compiuto non ci può essere la soluzione dei problemi. Sarebbe deleterio per chi si occupa di attualità il risolversi delle questioni; altri lavoratori andrebbero ad ingrossare le file dei disoccupati.
Noi non dobbiamo cascarci, non dobbiamo confrontarci prevalentemente sul terreno imposto dalla congiuntura. Puntare e lavorare sui programmi individuati precedentemente è segno di correttezza; è volontà politica partecipe della società. 
«Fuori dalla NATO, per una nuova cooperazione con il Terzo Mondo» è un tema che può puzzare di stantio in confronto al fresco e profumato egemonismo russo nel Caucaso; ciò non toglie l'assoluta necessità di procedere negli intenti, mettendoli in risalto nel dibattito, per attuarli senza la paura di restare indietro, attardati su questioni superate. 
Lasciamo le questioni urgenti ai bisogni fisiologici e ai venditori di fumo; loro hanno scopi più immediati e facilmente raggiungibili.

Ivano Boselli

 

 

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