da "AURORA" n° 22 (Gennaio 1995)

OLTRECONFINE

Lamerica

Claudio Mutti

A cinque chilometri da Tirana, sulla sinistra della strada che da Durazzo conduce alla capitale albanese, sventola su un alto pennone la bandiera rossa. Vista da lontano, sembra proprio la bandiera albanese, che è rossa con l'aquila bicipite nera al centro. Un residuo del micro-nazionalismo comunista? Tutt'altro: si tratta della bandiera della Coca Cola, calligramma nero in campo rosso.
La produzione di Coca Cola nel nuovo stabilimento albanese è cominciata alcun mesi fa. Gli investimenti ammontano a nove milione e mezzo di dollari, la maggior parte dei quali appartengono alla Busi Group Acie Coca Cola Company, con sede ad Atlanta negli Stati Uniti. Gli impianti, nei quali lavora una settantina di operai, sono in grado di riempire 16.800 bottiglie all'ora e di effettuare tutte le operazioni accessorie, dal trattamento dell'acqua fino alla depurazione.
Il consumo del prestigioso intruglio ha raggiunto ben presto vertici tali che dalle cinquantamila casse prodotte nel primo mese di attività si è passati ben presto elle centocinquantamila casse mensili. Vale a dire che ogni mese gli albanesi spendono un milione e duecentomila dollari per la Coca Cola.
Adesso gli albanesi potranno anche fumare Marlboro prodotte in Albania. Dopo le numerose richieste presentate al Ministero dell'Agricoltura e dell'Alimentazione da parte di società produttrici di sigarette è arrivata anche la richiesta della Philip Morris, che intende costruire una fabbrica di Marlboro a Durazzo. La multinazionale americana ha dato una licenza esclusiva ad una società israeliana, la quale prevede di adattare alla propria attività la vecchia fabbrica statale di sigarette di Durazzo.

Ma il neo-colonialismo americano non trascura i bisogni spirituali degli albanesi. In un paese in cui la stragrande maggioranza della popolazione è musulmana, è in atto un aggressivo proselitismo missionario su vasta scala: Mormoni, Testimoni di Geova, Baha'i e sette protestanti di ogni genere contendono ai missionari della Caritas il bottino delle anime. Solo a Tirana, i gruppi più attivi sono: World of Life, Renaissance, Disciples of Jesus, Union of Evangelical Christian Brothers, Baptist Church, Church of Jesus Christ of Later Days Saints, Emanuel, World Protestant Assembly, Victory ecc, ecc. In questa città, nella quale le librerie si contano sulle dita di una mano, l'International Christian Association ha aperto una libreria in cui si distribuiscono Vangeli a fumetti e le opere del pastore Richard Wurmbrand (un ebreo originario della Romania che dirige una «opera interconfessionale» presente in oltre cinquanta nazioni). Tutti questi gruppi, che godono dell'appoggio economico dell'AEP (Albanian Encouragement Projet), organizzano manifestazioni negli stadi e in altri luoghi pubblici, dove si canta, si balla il rock and roll e ...si praticano guarigioni miracolose!
È stato con l'arrivo di Sali Berisha al potere, che gli Stati Uniti si sono inseriti nella vita albanese. Secondo il "Bollettino contro la repressione in Albania" che si pubblica in Francia, l'accettazione delle interferenze statunitensi sarebbe stato «il prezzo da pagare per un intervento, soprattutto finanziario, che ha consentito al Partito Democratico d'Albania (per l'appunto il partito di Berisha - N.d.R.) di vincere le elezioni». Ciò d'altronde sarebbe stato ammesso pubblicamente, nel corso del secondo Congresso del suo partito, dallo stesso Berisha, il quale avrebbe anche prospettato l'arrivo di ulteriori aiuti finanziari da parte statunitense. Da allora, per quanto continuino a proclamare la loro volontà di integrarsi in Europa e ricevano aiuti economici dai paesi europei, i dirigenti albanesi hanno accordato agli USA una posizione preponderante sul piano politico e su quello militare.
Per quanto riguarda l'uso militare del territorio albanese da parte americana, il "Bollettino contro la repressione in Albania" scrive: «È un fatto di dominio pubblico che l'ambasciatore degli USA a Tirana esercita personalmente una influenza diretta sul potere locale. L'installazione di una base di aerei spia della CIA (rifiutata dall'Italia!), l'uso dei porti adriatici da parte dell'US Navy, la presenza di soldati statunitensi: tutto ciò mostra come il territorio albanese sia ormai diventato una potenziale base di intervento americano nella regione».
Le pesanti interferenze americane non sono prive di relazione con la repressione giudiziaria attuata dalla magistratura albanese nei confronti della vedova di Hoxha e degli altri esponenti della vecchia classe politica. Non bisogna dimenticare, infatti, che già all'epoca del regime comunista le autorità albanesi avevano cercato di regolare i vecchi contenziosi coi paesi dell'Europa occidentale per poter sviluppare con loro normali relazioni diplomatiche ed economiche. Verso la fine degli anni Ottanta, sotto la direzione di Ramiz Alia e di Fatos Nano, aveva preso forma una politica favorevole ad associare l'Albania alle strutture della Comunità Europea.
Sembrerebbe dunque che la vecchia classe dirigente sia stata sacrificata sull'altare dei rapporti privilegiati che legano Tirana a Washington. Sul fronte albanese, la guerra silenziosa tra Europa e Stati Uniti vede per ora questi ultimi in posizione vincente.

Claudio Mutti

 

articolo precedente indice n° 22 articolo successivo