da "AURORA" n° 23 (Febbraio 1995)

LETTERE

Grazie Fini
Non scrivo molte lettere; lo faccio solo quando provo un profondo senso di comunione e complicità col destinatario delle mie.
Questa volta non è così.
Questa volta sono qui a scrivere a chi mai avrei sognato farlo; a chi mai avrei immaginato di poter dedicare anche un solo minuto del mio tempo.
Scrivo all'uomo del momento; all'uomo della «svolta»; ad uno dei pochi uomini che conosca che, ad onor del vero, è riuscito in un'impresa ardua portando a compimento un disegno decennale, giungendo ad appiattire sulla sua squallida figura un partito che tanto aveva significato per un gran numero di persone.
Scrivo a te, on. Fini, per -ti sembrerà strano- ringraziarti!
Si, ti ringrazio; perché al contrario di quanto vai affermando, creando Alleanza Nazionale, sei tu che te ne sei andato.
Sei tu che finalmente, dopo anni di ambiguità, ci hai reso chiara e cristallina la situazione e, quello che più conta, la nostra scelta.
La scelta è la conseguente sicurezza di stare dalla parte giusta; di seguire quella linea che, in fondo, ha sempre rappresentato la nostra stessa vita e che prima di tutti intuimmo.
Anche se da tempo avevo abbandonato il MSI, conservavo una sorta di legame inconscio con un ambiente nel quale, almeno a livello giovanile, e prima che si verificasse la barbara invasione degli yuppies con cellulare, si percepiva ancora qualcosa che avvicinava al senso di comunità.
Un legame che, nonostante la mia pur modesta evoluzione ideologico-politica ed intellettuale mi poneva in totale contrasto con il «partito», trovavo estremamente difficoltoso recidere nettamente, cancellandone la capacità che esso conservava di incidere sulle mie sensazioni.
Poi, come spesso succede nella vita, ti ritrovi da un giorno all'altro ad avere sotto gli occhi gli elementi risolutivi di un problema che ti assilla da anni e che reputavi irrisolvibile.
Riesci finalmente a capire che le difficoltà erano fittizie e che il problema si risolve da sé.
Compresi, infatti, che nulla in realtà mi legava a quell'ambiente che ormai si presentava come la facciata di una bella Cattedrale gotica senza il resto delle mura, senza copertura, senza i suoi dipinti e le sue decorazioni.
Compresi in sostanza, che dovevo calarmi nell'idea che il MSI, il FdG e tutto ciò che generalmente stava intorno, niente erano se non un brutto bozzolo dal quale dovevo uscire.
Così, caro Gianfranco -e ti concedo l'onore di darti del tu-, ho chiuso gli occhi e, per uno strano scherzo della mia mente, forse irrimediabilmente compromessa, ho percepito un'immagine.
Mi parlava di terre bellissime e folte di vegetazione che, infine, riuscivano a rivedere la luce allorché, dopo lunghissimi anni di buio, la notte si era dissolta.
Terre che rilucevano di infiniti colori e che ora non temono più l'oppressione delle tenebre perché sanno che possono essere distrutte solo da chi le abita.
Terre che hanno impiegato decenni a formarsi e che ora possono essere finalmente esplorate e fatte conoscere.
Scusa, caro Fini, mi sono lasciato andare!
Dimenticavo che a te e ai tuoi «colonnelli» parlare complicato equivale a rivolgersi in latino ad un ciuccio e che ti risulta tanto difficile capire coloro che non hanno studiato in Via Della Scrofa da evidenziare fortemente la necessità di un dizionario italiano-alleatino.
Mi spiego meglio, dunque.
Io, e in questo momento mi permetto di parlare a nome di tantissime persone, da anni ho capito che camicie nere, fasci littori e repubblicani, saluti romani spesi come cento lire, bomber neri e croci celtiche altro non sono che stupide esteriorazioni che banalizzano qualcosa di molto profondo, e provo un enorme senso di soddisfazione e liberazione nel vedere che, vivaddio, tu e tutti quelli che oggi fieramente (sic!) rappresenti avete rimosso la coltre oppressiva della vostra ignoranza da quell'immenso patrimonio culturale e ideologico che, da tempo, era stato rinnegato nella sua intima sostanza e riposto nella buia cantina chiamata Destra Nazionale.
Non riesco a scorgere limiti, di conseguenza spero non siano l'entusiasmo e il senso di liberazione ad accecarmi, all'evoluzione di un pensiero che sia capace di attingere senza sosta in un tale sconfinato tesoro di idee e di intuizioni.
Non riesco più a seguire con gli occhi o col pensiero le traiettorie di un falco rimesso in libertà. Non siamo dunque noi quelli che, caro Fini, ti abbiamo fatto un favore andando via; viceversa sei tu che, inconsciamente, hai fatto un favore a noi e all'Italia.
Perché, e sono sicuro, tu non l'hai capito, negli anni in cui ad Acca Larentia eri già qualche spanna più in là dell'auspicabile e in quelli che seguirono molti giovani la tessera del FdG e del MSI la usavano come segnalibro e non come biglietto da visita.
Oggi questi ragazzi sono pronti a presentarsi davanti alla gente con un bagaglio culturale e ideologico per te ed i tuoi emuli inimmaginabile, pronti a far pagare alla schiera di presuntuosi in giacca e cravatta, dei quali sei l'esponente di spicco, lo scotto di anni e anni di immeritate presenze pubbliche.
Grazie a te, caro Fini, perché hai liberato un aquila che ama cibarsi di piccoli animali fastidiosi e che essa, e solo essa, sa volare veramente in alto.

 

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