da "AURORA" n° 23 (Febbraio 1995)

L'OPINIONE

Il mio socialismo

Michele Del Dosso

Socialista, io sono un socialista.
So che oggi questa parola è diventata un insulto ed è fuori moda, ma io, quasi per sfida, non perdo l'occasione di presentarmi come tale alla "buona" gente italiana, che prima si spellava le mani per applaudire Craxi e oggi sventola altre bandiere.
«Buongiorno, io sono un socialista».... e quando vedo la faccia altrui contorcersi in segno di malcelato disprezzo, getto il guanto per la sfida a duello.
Che poi il mio Socialismo sia assai eretico, e fossi anche l'ultimo superstite di questa «genìa», io non rinnego.
Anzi dirò di più, nel mio cuore convivono i valori di Giustizia («a ciascuno il suo» ... per chi ce la fa, «a qualcuno secondo i bisogni»), di Eguaglianza (non appiattimento, non egualitarismo, ma riconoscimento delle diversità che è cosa ben diversa dal discriminare), di Libertà (che molti confondono stoltamente con anarchia, col fare ciò che si vuole), con l'amore per la Patria e per gli altri valori dello spirito (tengo qui a sottolineare che sono anticlericale).
Ci sarebbe molto da discutere su questi valori; non mi sottrarrò nelle prossime «puntate»...
Senza equivocare, si potrebbe dire che sono un socialista nazionale.
Ma al di la dei valori, la mia adesione al socialismo è stata emotiva. Ho sicuramente subìto l'influenza di mio padre, un socialista montanaro buono e giusto, che mi ha lasciato, con l'esempio della sua vita (purtroppo è morto nel 1987), senza dilungarsi in troppi discorsi; un insegnamento non scritto in alcun libro.
Ricordo la dolce frequentazione delle sgangherate sezioni del PSI della mia valle, con i vecchietti con le braghe alla zuava, il cappello alla "Nenni" e la camicia a quadrettoni, sempre pronti alla discussione e ancor più a bere un bicchiere di vino rosso.
Poi c'è Craxi...
Ho molto amato quest'uomo politico, a Sigonella, quando grazie a lui l'Italia servile, dopo decenni, rivendicava per la prima volta la propria dignità nazionale. Il Craxi che prendeva di petto il problema della droga, il Craxi anticomunista e decisionista.
Ho anche pubblicamente criticato alcune delle scelte politiche del Segretario, tra le critiche dei tanti lacchè e yes men. Poi il PSI, che non prendeva né Dollari né Rubli, ha iniziato ad intascare Lire italiane... (in buona compagnia, ricordiamocelo!).
Mi ostino a pensare, che più che Craxi, la rovina del PSI, siano stati i craxiani; fu geniale l'espressione di Rino Formica che definì, l'Assemblea Nazionale del Partito «un congresso di nani e ballerine». Penso alle Sandre Milo, alle Ripe Di Meana, a Contesse più o meno Vacche e Auguste...
Il resto è storia d'oggi.
Di socialisti non se ne vedono in giro che pochi esemplari, roba da WWF; io di certo mi considero fra questi.
In questi brutti tempi, dove tutti, da destra a sinistra, si definiscono liberaldemocratici sto riscoprendo il piacere di dire: 
«Io sono un socialista»!

Michele Del Dosso

 

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