da "AURORA" n° 24 (Marzo 1995)

PROFILI

Omaggio ad una antagonista

Giulio Varès Fabre

Ricorrono vent'anni esatti dalla morte in combattimento di Margherita Cagol Curcio, detta «Mara».
Riteniamo doveroso per chiunque si dichiari antagonista, in qualsivoglia schieramento militi, ricordarne la figura e la coerente (anche se non sempre condivisibile) scelta di guerra estrema e globale contro il sistema capitalistico, usuraio e partitocratico occidentale, fino al sacrificio supremo.
Margherita nasce nei pressi di Trento, da un'antica e nobile famiglia di solide tradizioni cattoliche, di un cattolicesimo particolare, mitteleuropeo, volontaristico e solidarista (più che bigotto o "piccolo-moralistico").
Educata all'altruismo e alla solidarietà prende ben presto coscienza che la beneficenza verso gli strati più deboli, seppure nobile di per sé stessa, non risolve i problemi di fondo. Iscrittasi alla Facoltà di Sociologia della sua città, conosce il giovane Renato (transfuga da un gruppo «nazional-europeo» di Albenga (SV) col quale intreccia un feeling d'amore e di lotta.
Sono gli anni della contestazione e i due si iscrivono (dopo una breve esperienza in un movimento studentesco spontaneista) al P.C.d'I. (m.l.), quel partito di ispirazione maoista, cioè, che nato nel '66, con il suo organo "Nuova Unità", lotta contro i «revisionisti» sovietici (allora pacificamente «coesistenti» con la Casa Bianca, magari sulla testa dei vietnamiti) e nostrani (che stanno già abbandonando la linea "nazionalpopolare" togliattiana, avviandosi verso la liberaldemocrazia) e che, sempre in Liguria, firmerà nel '68 almeno due volantini insieme al citato gruppo europeista.
La nascita de "Il Manifesto" lascia Renato e Mara completamente indifferenti. Rossanda & C. vengono giudicati «salottieri» (e non a torto, visto che la «Bonza» di via Tomacelli finirà col difendere Carlo De Benedetti, il «poveretto» inquisito, in modo «incredibile», come lo stesso docente marxista Claudio Moffa ha riconosciuto lo scorso anno in un dibattito su "Liberazione"). Ma il P.C.d'I. è in quegli anni attraversato da controversie interne ("Linea Rossa" e "Linea Nera" che darà il via all'O.C.d'I. (m.l.) che a Ferrara, attraverso l'associazione Italia-Cina si avarrà, dopo il '70, della collaborazione di un ex-importante militante dell'organizzazione europeista che abbiamo sopra ricordato).
Il resto è storia nota. Renato Curcio, coerentemente, continuerà nella sua lotta contro il capitalismo e gli USA, dando vita al partito armato, col progetto (forse utopistico) di demolire il sistema. E Margherita sarà sempre al suo fianco, fino a quando Curcio cadrà prigioniero ed essa stessa cadrà in conflitto a fuoco con i carabinieri di Carlo Alberto Dalla Chiesa (il quale, ad onor del vero, avrà per lei parole di profonda ammirazione e quasi di commozione).
Dal carcere Renato Curcio si dissocerà dall'inutile eccidio dei due missini di Padova. Un aristocratico della rivoluzione qual'è comprende bene che il nemico da combattere non sono certo due nostalgici, innocui sotto tutti gli aspetti.
Mara va ricordata per la coerenza rivoluzionaria, per l'essere stata non «il riposo del guerriero», ma la compagna dello stesso, vicina a lui, nel bene e nel male.
«La donna vera donna è quella che resta vicina...» canta Lucio Battisti. E Mara è stata quella vera donna. Non la donna subordinata (che a volte, seppur fedele e irreprensibile, è però al contempo quella che trattiene e «castra» l'uomo), ma la vera compagna, moglie o amante che sia, che si può considerare il polo Yin dell'uomo, secondo il Tao.
E d'altronde Mara non è l'unica, nella storia, di queste donne. Dall'omonima Margherita che bruciò sul rogo insieme a Fra Dolcino ad Anita Garibaldi, che incurante della reputazione scappa da Rio Grande do Sul per lottare a fianco di Giuseppe per l'unità d'Italia; dalle donne (sul versante opposto) dei «briganti» del Sud, che si oppongono alla prepotenza colonialista di sabaudi e subalpini fino -andando fuori d'Italia- ad Evita Duarte (la vera passionaria del peronismo argentino) e a Tania la guerrigliera, che, pur sopravvivendo alla morte del "Che", cadrà anni dopo per gli stessi ideali.
In Italia, centinaia sono state le donne cadute e imprigionate accanto al loro uomo. Su tutti i fronti. Nel PCI clandestino durante la lotta partigiana (esemplare la figura di Iris Versari che verrà impiccata insieme a Corbari a Faenza), a quelle del versante opposto: le Ausiliarie della RSI nelle retrovie della Fanteria di Marina a Nettuno. Le donne dei capi che muoiono insieme ad essi o che ne condividono le sofferenze e le lotte nel dopoguerra. Fino, ci sembra giusto ricordarlo, alla giovane moglie del generale Dalla Chiesa, mitragliata dalla mafia a Palermo, accanto al marito. Tutte coloro, insomma, che sono state presenti sino all'ultimo per qualsivoglia ideale o missione. Non è poco!
Mara Cagol Curcio «Presente!»

Giulio Varès Fabre

Per saperne di più:

Giorgio Bocca: "Il terrorismo italiano", Tascabili Economici Rizzoli.
"Da Jeune Europe alle Brigate Rosse. Antiamericanismo e logica dell'impegno rivoluzionario", Società Editrice Barbarossa, Milano 1992.

 

 

articolo precedente indice n° 24 articolo successivo