da "AURORA" n° 25 (Aprile 1995)

L'INTERVENTO

Il «Cavaliere» disarcionato

Gidi

«No... non ho mai chiesto elezioni a giugno».
«Prima di tutto, io sono convinto che il risultato vero sia quello degli exit poll, non quello uscito dalle urne».
Da queste due perle, estrapolate dal Berlusconi-pensiero, è desumibile tutta la forma mentis del leader, più che mai provvisorio, della Destra: da un lato nega che per quattro mesi la parola d'ordine, sua e dei suoi giannizzeri, sia stata «al voto, al voto», dall'altro cerca di convincere, prima se stesso, poi gli italiani che la vittoria gli sia stata scippata da migliaia di presidenti di seggio e scrutatori (tutti comunisti o utili idioti di D'Alema?) che avrebbero annullato tre milioni e mezzo di voti regolari attribuibili a Forza Italia e ai suoi satelliti. Il responso elettorale, questo è il suo convincimento, non sarebbe quello «reale» emerso dalle urne, ma quello «virtuale» degli exit poll e dei sondaggi di Gianni Pilo.
Le elezioni regionali segnano una, seppure timida, inversione di tendenza. 
Il Polo Conservatore appare battibile e le sicurezze dei vari alleati, Fini in testa, traballano. 
Lo scontro all'interno di Alleanza Nazionale si fa violentissimo: il maquillage di Fiuggi non ha dato i risultati sperati, la soglia del 20% che Fini sognava di oltrepassare alle amministrative appare un traguardo lontano e, a nostro parere, irraggiungibile.
Il Polo delle Libertà si trova di fronte a scelte tutt'altro che semplici: la leadership Berlusconiana si è dimostrata di corto respiro: gli avvisi di garanzia, la commistione di interessi, la sovraesposizione televisiva, le polemiche contro tutti e tutti hanno in parte offuscato l'immagine di Sua Emittenza che ora rappresenta un vero e proprio ostacolo da rimuovere per i suoi stessi alleati.
Operazione difficile e pericolosa per il Polo conservatore che non ci pare disponga di un leader di riserva: lo stesso Fini ha mostrato, in occasione della sconfitta alle amministrative, tutti i suoi limiti, evitando per oltre 48 ore ogni contatto con giornalisti e televisioni. Né la carenza di leadership può essere sanata dai contenuti programmatici che appaiono banali e scontati, avendo la Destra affidato grande parte delle sue chances di affermazione alla politica spettacolo e alle promesse miracolistiche. Casini, Mastella, e Buttiglione puntano su Di Pietro, il cui carisma e popolarità ci appaiono in netto ribasso.
Se la Sinistra avrà la capacità di recuperare i collegamenti con i ceti sociali produttivi, vista anche l'affermazione dei popolari di Bianco e la straordinaria tenuta della Lega di Bossi ne vedremo delle belle. 
Le elezioni politiche anticipate si allontanano; sarà la Destra a farle scivolare fino alla primavera del '96. 
Per adesso prepariamoci ai Referendum sulla Legge Mammì, non è detto che non ci si possa togliere qualche altra piccola soddisfazione.

Gidi

 

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