da "AURORA" n° 27 (Luglio 1995)

LETTERE

 

Torino, 10 luglio 95

 

Alexander Langer si è tolto la vita a meno di 50 anni. Ritengo sacrosanto, per qualsiasi uomo libero e non-conformista ricordarlo.
Alexander era nato nei pressi di Bolzano nel 1946, in una zona geografica mitteleuropea cioè, dove in politica (al di là di qualsiasi angolo la si osservi) si va coerentemente sino in fondo (soprattutto nei contenuti, più che nelle etichette).
E Langer, uomo di una frontiera artificiale europea, riuniva in se la coerenza germanica e il cuore italiano, schivo da ritardi, opportunismi o pigrizie, verniciate «ideologicamente», tipiche della Baronia subalpina e/o della Terrazza romana, vere proprie palle ai piedi, per una Sinistra degna di tale nome, autentica, rivoluzionaria e popolare.
Alexander Langer era stato tra i fondatori di Lotta Continua; di una LC ancora sana e soprattutto coerentemente anticapitalista, più che «anti ... altro», e che tale rimase sino al '70, quando cedette a certi ministri social-mafiosi.
Dopo l'esperienza di Nuova Sinistra Unita del '79, il Langer aveva scelto la Lista Verde (come d'altronde tanti transfughi da LC o da DP), ma a differenza di altri (che magari oggi vanno a fare i deficienti al Maurizio Costanzo Show o che dichiarano che «... solo i cretini non cambiano ...») egli continuava a lottare pure all'interno della sua Lista, dove era stato eletto deputato al Parlamento europeo soprattutto per l'Uomo, vocazione questa che gli proveniva dalla sua formazione cattolica di sinistra.
Alexander Langer fu sempre lontano da meschini interessi di potere, o da snobbistici ecologismi-chic, tipici di certi redattori romani di "Nuova Ecologia" (trasformata poi, non a caso in rivista da «Ecoisti» come tale è, ad esempio, un Pratesi, che continua a menarla con la «privacy» o a riabilitare da «sinistra» la pornografia), rivista che forse Alexander avrà anche sfogliato qualche volta, rimanendo senz'altro incerto se ridere o piangere delle fregnacce di Pratesi e di altri e certamente si sarà sentito a disagio al contatto con i colleghi «privacy men» o sofisticate pelliciste-pentite, che voteranno in Parlamento per la partecipazione dell'Italia alla guerra del Golfo o, ancora, con certi «animalisti» (o animali?) morfinomani, che magari si fanno portavoce dei diritti delle piattole, ma che rimangono indifferenti ai problemi autentici di tanti diseredati nostrani, di quest'Italia sempre più povera (non esistono solo gli extracomunitari!!!).
E sarà questa fede nell'Uomo che porterà il Langer, verde ma non chic, a superare i vecchi schemi senza naturalmente rinnegare nulla dei suoi ideali e a cercare il dialogo e il confronto anche con chi, da parte della sinistra conformista è sempre stato ritenuto il «diavolo». E anni or sono il Langer si era recato a Padova ed era intervenuto a un dibattito insieme a "Comunione e Liberazione" e alla "Nuova Destra" di Marco Tarchi, dove aveva affermato che «Destra, Centro e Sinistra, debbono convergere al servizio dell'Uomo». Tale intervento era stato pubblicato sulle colonne di "Diorama Letterario", la rivista fiorentina diretta dallo stesso Tarchi, sulla quale il Langer scriverà diversi articoli (tra i quali l'interessantissimo "Identità etnica e integrazione europea".
Alexander cercava ovunque compagni di strada, a patto che fossero coerenti e di buona volontà. Per il resto non guardava etichette e in questo assomigliava al sindaco PDS di Venezia Massimo Cacciari.
Con Alexander se ne va un vero non-conformista, un vero uomo libero. Libero da schemi e imposizioni burocratico-ideologiche che fanno solo il gioco dei nemici del Popolo, delle multinazionali e delle banche della City e di Wall Street.
Militanti coerenti di tutte le tendenze, seguite l'esempio di Alexander Langer e siatene, siamone degni!

 

Un compagno non conformista

 


 

Pavia, 29 giugno '95

Al Commissario federale Franco Cassarino
C/o Fed. Prov. MSI-Fiamma Tricolore, Pavia

e per conoscenza:
On. Tommaso Staiti Cuddia delle Chiuse, Milano
On. Pino Rauti, Segretario Nazionale, Roma

A fronte dell'incresciosa situazione venutasi a creare negli ultimi due mesi tra il sottoscritto e il commissario federale di Pavia, sig. Franco Cassarino, sono necessitato dagli eventi e, principalmente, dalle mie convinzioni politiche a rassegnare le dimissioni dal Partito.
Dimissioni sofferte, ma volute ardentemente da una persona che, come il sottoscritto, crede nelle idealità politico-culturali e nelle sue proposizioni concrete storiche e organizzative, atte a predisporre un determinato gruppo umano, oggi come non mai, a lottare realmente in chiave antagonistica contro il dominio dell'oro, cioè del capitalismo o meglio dell'anarco capitalismo.
Deluso, quindi, in un'ottica problematicistica e prospettica dalla strada che questo Partito, denominato MSI-Fiamma Tricolore, sta intraprendendo: strada di inconsistenza politica dovuta ad una visione reazionaria e autoritaria (vedere i fatti di Gavirate del 25 corrente mese), degli elementi umani che vi circolano.
Sicuro che la più grande lezione del fascismo, sia stata quella vissuta nelle risultanze storico-ideali del Manifesto di Verona, nel quale si riprendeva la tematica schiettamente socialista e movimentista, concretatasi nella cosiddetta "Socializzazione dei mezzi di produzione", penso, come il beneamato Mussolini ebbe più volte a ripetere in quegli anni cruenti, che oggi come allora sia giunto il momento di distinguere chiaramente quello che si vuole da ciò che non si vuole.
Invece, con grosso rammarico, ho notato che in questo Partito ci si barcamena tra posizioni ambigue e compromessi elettoralistici, senza peraltro svincolarsi da quella politica bifacciale di almirantiana memoria, che, con una mano porgeva la carota ai sinceri rivoluzionari gravitanti all'interno del movimento e con l'altra usava il bastone per reprimerli quando si presentavano occasioni di «menage» con i partiti dell'Arco costituzionale per esigenze di stabilità «a destra», atte a garantire la sopravvivenza del sistema (vedere come è stata effettuata la presentazione delle liste a Vicenza e le dichiarazioni del Federale di Pavia e di Varese circa possibili accordi a scopo elettoralistico con Alleanza Nazionale).
Ecco come, fatte presenti ai miei interlocutori e camerati queste cose, mi sono visto bruciare il terreno attorno; sono stato definito «una spia» e un infiltrato facente capo ai «marxisti-leninisti» di "Aurora", oltre a subire pesanti offese di carattere personale. Sottoposto, inoltre, all'umiliazione di uno pseudo-processo stile Ceka come sovversivo.
Essendo ormai chiaro che, sotto questo cielo, di queste miserie ne vengono praticate a centinaia da sistemi di potere sclerotizzati e sopravviventi nel pseudo-mito dell'autoritarismo da olio di ricino, sacrificando così innocenti idealisti, non mi resta che dare le dimissioni per non partecipare e tagliare i ponti con un ambiente che vive di un nostalgismo reducistico che si nutre di sentito dire senza, tra l'altro, aver vissuto, per ragioni anagrafiche, quelle pagine tragiche ed eroiche della nostra storia, ma avendone una immagine distorta, maniacale e narcisistica e, per giunta, trasformando in musei e sacrari i locali di un soggetto politico.
«Ambiente», inoltre, che non distingue forme storiche, condizionate nel tempo e nello spazio, dalle essenze politiche e metapolitiche, e che finiscono col rivelarsi impolitiche -quindi inadeguate e perdenti- rispetto alle sfide della attualità.
Nell'ambito del divenire storico sono solo le «essenze» a mantenersi eterne ed immutabili: l'essenza del Fascismo non è nella parodia macchiettistica da gerarchetti frustrati, ma nel riscatto del popolo italiano alla luce della grande lezione socialista e nazionale che va da Mazzini a Pisacane, da Bombacci a Sorel, da Berto Ricci a Beppe Niccolai e, perché no, fino al nostro caro Segretario nazionale Pino Rauti.
Camerateschi saluti

 

Domenico Naso

 

 

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